Si era parlato di set-point ieri, nella conferenza stampa di Spalletti. E l’Inter, ancora una volta, ha fallito l’occasione di ipotecare il discorso qualificazione in Champions: i nerazzurri fanno 0-0 contro l’Atalanta in un San Siro dal clima particolare, per usare un eufemismo. Colpiscono più che altro gli eccessi e la spaccatura evidente creatasi nell’ambiente: se da una parte ci sono gli insulti a Icardi con la palla ancora sul dischetto del calcio d’inizio (ed anche quando il numero 9 fallisce colpevolmente un gol semplice per i suoi standard), dall’altra c’è l’estremo opposto. Leggasi gli incitamenti al grido di “vai Maurito!” durante il minuto di silenzio. Evitabili entrambi. Zero vie di mezzo, un po’ come DNA nerazzurro insegna.

Questione Icardi a parte, ci sono due modi per analizzare partita e risultato. Se badiamo ad una visione pragmatica e puramente razionale, il risultato non è da considerarsi negativo considerando che, fra le concorrenti per un posto Champions, solo la Roma è uscita con i tre punti dalla giornata 31. E l’Inter si mantiene salda al terzo posto con 5 punti di vantaggio sulle inseguitrici. D’altro canto, però, l’occasione era ancora più ghiotta per chiudere ogni discorso e distanziarsi probabilmente in maniera definitiva dal gruppone composto da Milan, Lazio, Atalanta, Roma ed anche Torino. Colpisce, per l’ennesima volta, la cronica mancanza di qualità nella manovra e in particolare a centrocampo. Già, perchè al tasso tecnico non eccelso del reparto si è aggiunta la perdita più dolorosa al minuto 21: Marcelo Brozovic. L’Inter scopre (o forse no, era già evidente) di avere nel croato l’uomo più insostituibile dell’intera rosa. Si è parlato spesso dell’assenza di Icardi, poi di Lautaro, o anche di Skriniar come elemento cardine della rosa, ma è lapalissiano che senza Brozovic questa squadra sia totalmente priva di idee e di qualcuno che sappia fare in maniera eccelsa la doppia fase. Non ci riescono Vecino e Gagliardini (poca qualità nei loro piedi), mentre Nainggolan appare per l’ennesima volta poco pronto fisicamente ed appesantito nella condizione, nonostante un fisico più asciutto. Borja Valero è allora la mossa scelta da Spalletti per dare un po’ di ordine alla manovra nerazzurra, che dalla dipartita di Brozovic è peggiorata notevolmente e non è più riuscita a ritrovare il bandolo della matassa. Troppi errori tecnici, con il cross di Asamoah che appare l’unica fonte di vero pericolo. Ma a ciò dobbiamo doverosamente aggiungere un annoso (nel senso più letterale del termine) problema che limita fortemente l’intera fase offensiva.

Perisic: inesistente e irritante

Se l’Inter ieri più che mai si è resa conto dell’importanza enorme di Brozovic, il suo connazionale Ivan Perisic dimostra invece tutta la sua futilità. Sbatte in continuazione su Mancini, sbaglia sempre tecnicamente nei passaggi e nei cross, si supera nel finale con un calcio di punizione totalmente sballato. A proposito, perchè si è scelto di affidargli ogni calcio piazzato con Politano, Borja Valero e lo stesso Brozovic fin quando è stato protagonista della partita? Mistero. Le motivazioni di questa ennesima prova deludente, fastidiosa, irritante di Perisic non si possono conoscere: d’altronde, la discontinuità è sempre stata un suo pezzo forte. Da sempre capace di essere devastante nell’arare la fascia per 90 minuti oppure di rivelarsi persino dannoso per lo sviluppo della manovra. La sensazione è però un’altra, ovvero che il numero 44 sia totalmente demotivato. Non è un mistero, d’altronde, che a giugno lascerà Milano per trasferirsi probabilmente in Premier League. E allora, viene da pensare che a lui non interessi più di tanto una qualificazione in Champions della sua (presto) ex squadra, visto che non è con questi colori che l’anno prossimo la giocherà.

Luciano Spalletti, ancora una volta, ieri non lo ha sostituito in nome dei sacri equilibri. Non è la prima volta, si contano sulle dita di una mano le volte in cui Perisic è stato sostituito. Viene da chiedersi però se non sarebbe più saggio affidare la fascia sinistra per questo finale di stagione a qualcun altro, magari quel Keita tanto voglioso di essere riscattato e rimanere a Milano. Il senegalese non è mai riuscito a giocare per 2 partite consecutive nel suo ruolo e per questo il popolo nerazzurro non è mai riuscito a farsi una vera idea sul reale valore del giocatore, un po’ come successo con Lautaro Martinez prima dell’Icardi-Gate. E la “colpa” è proprio della totale e continua predilezione dell’allenatore per Perisic. Dall’altro lato, Politano ha sicuramente offerto prestazioni migliori e più continue, meritandosi la titolarità più del numero 44. Anche se ieri, comunque, anche l’ala italiana dopo un buon primo tempo è stato evanescente in fase offensiva. Di sicuro, però, era risultato più pericoloso rispetto al collega della fascia opposta. Ma, ancora una volta, ad uscire è stato lui.

La corsa continua: Frosinone prossima tappa

Adesso una settimana per riposare, poi l’impegno contro i ciociari nel posticipo di domenica sera. La squadra di Baroni viene da due vittorie consecutive e sta pian piano coltivando sempre di più il sogno salvezza, cercando di emulare l’impresa del Crotone di due anni fa. Momento peggiore per affrontarli, ma ovviamente l’Inter non può mai temere il Frosinone ed è obbligata a portare a casa i 3 punti prima della doppia sfida casalinga contro Roma e Juventus. Desta curiosità il modo in cui Spalletti deciderà di sostituire Brozovic: fra Nainggolan, Vecino, Gagliardini e Borja Valero potrebbe ritagliarsi nuovamente un ruolo Joao Mario, in nome della qualità che ricerchiamo disperatamente. Da non dimenticare, però, che in questa settimana con tutta probabilità ritornerà a disposizione Lautaro Martinez. Che sia la volta buona per provare il 4-4-2 con lui e Icardi in coppia, provato a memoria solo a Reggio Emilia contro il Sassuolo nella prima di campionato? Troppo presto per giudicare, ed ingeneroso per un Lautaro appena arrivato. Chissà, magari potrebbe rivelarsi il modulo della qualificazione in Champions e con il quale andare a terminare la stagione. Staremo a vedere.

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24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.