Se dovessi paragonarla ad un film, l’Inter vista domenica sera a S.Siro sarebbe Shutter Island. Una prima parte impeccabile seguita da una follia creata da noi stessi.

Pensavamo che la sindrome da secondo tempo fosse guarita, invece abbiamo assistito all’ennesima ricaduta. Primo tempo quasi perfetto giocato a ritmi e concentrazione alta, secondo tempo timoroso, confuso e con poca convinzione.

Si è visto un netto miglioramento rispetto alla pessima prestazione del Mapei, reso vano da un inspiegabile secondo tempo. L’assenza di Nainggolan pesa molto in termini di soluzioni offensive e come figura carismatica.

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L’agente Daniels…

Apparentemente Spalletti si presenta con un 4-3-3 con D’ambrosio a sx e Vrsaljko a dx, con Asamoah che affianca Brozovic e Vecino e il tridente formato da Perisic, Politano, Icardi. In realtà Luciano inganna tutti scalando D’Ambrosio sul cdx, formando con Skriniar e De Vrij una linea difensiva a tre. Asamoah e Vrsaljko rimangono sempre larghi e alti, in un 3-4-3 molto offensivo.

L’impostazione è affidata a Skriniar e D’Ambrosio

Nella prima fase di costruzione Vecino viene a ricevere palla, mentre Brozovic rimane più alto; superata la metà campo avviene il contrario. Durante i primi minuti di gioco vengono applicati molto accuratamente molti dei movimenti che verranno ripetuti per tutto il primo tempo.

Spalletti ha ribadito più volte che i difensori sono fondamentali per la costruzione offensiva. Quando la palla ce l’ha D’Ambrosio o Skriniar, le due ali fintano di andare in profondità per poi venire incontro per creare spazio per l’eventuale inserimento del terzino.

A sx Skriniar in possesso, con Perisic che viene incontro. A dx Politano fa lo stesso con D’Ambrosio.

Anche il pressing funziona bene nella prima parte: una volta persa palla l’ala va subito in pressing sul portatore di palla, l’interno copre la zona tra il centrocampista e l’esterno avversario e Icardi pressa Sirigu che a quel punto ha poche opzioni:

Politano non lascia ragionare Moretti, Icardi va in pressione su Sirigu che è costretto a lanciarla verso Vecino.

Grazie a questa partenza, il gol del vantaggio non si fa attendere: D’Ambrosio porta palla, Icardi chiama il lancio in profondità sull’esterno. Il controllo non è dei migliori, dalla linea laterale finta di crossare facendo perdere un tempo a Nkoulou, per poi mettere in area un cross molto preciso per Perisic che al volo insacca di potenza.

 

La gara prosegue in discesa, sospinta da un ubiquo Brozovic. Il centrocampista croato è letteralmente ovunque; annulla Soriano e Rincon, blocca le (poche)ripartenze granata, costruisce il gioco e aiuta Asamoah sulla sinistra.

Il secondo gol nasce da un buon recupero di D’Ambrosio, che scambia con Politano e viene atterrato sulla trequarti. Lo stesso Politano su punizione confeziona un assist al bacio per De Vrij, che di testa insacca alle spalle di Sirigu.

Si va negli spogliatoi sopra di due reti, con una prestazione eccellente e con il dominio totale del campo. Le statistiche (Sofascore) dicono 63% possesso palla, 3 tiri in porta, 351 passaggi (con l’88% di precisione) a 206 per noi. Da segnalare l’ottimo impatto di Politano, il lavoro di Icardi per la squadra e le incursioni offensive palla al piede di Skriniar.

…e Andrew Laeddis

Quando sei in vantaggio di due gol bisogna solo gestire bene la palla, in modo da sbollire la quasi certa partenza a mille degli avversari e magari chiuderla con un altro gol. Siamo l’Inter e ovviamente non va affatto così.

L’inizio della seconda metà è da manuale (del masochismo): imprecisi, scollegati. Non riusciamo a tenere il pallone e siamo lenti, quasi impacciati. Emblematiche sono le rimesse laterali: ne battiamo tre in altrettanti minuti verso Icardi perché gli altri sono fermi.

Col passare dei minuti il Torino ci sovrasta e saltano all’occhio tre problemi: Brozovic e Vecino in costante ritardo perdono palla malamente nella nostra metà campo; la squadra è schiacciata in difesa, Icardi rimane isolato perché gli esterni sono troppo bassi; produciamo solo imprecisi lanci lunghi.

Invece di scaricarla di prima per De Vrij o girarla per Brozovic, Vecino sceglie la soluzione più improbabile. Poca comunicazione?
Ripartenza su spazzata di Asamoah: l’unico uomo vicino alla linea di metà campo è Icardi.

Inevitabilmente il Torino accorcia le distanze: lancio lunghissimo di Iago Falque per Belotti che semina D’Ambrosio (in colpevole ritardo), supera un allucinato Handanovic e mette in rete. La domanda sorge spontanea: ma dove va Handanovic? Sicuramente sapevo bene dove sarebbe dovuto andare, ma meglio non specificare. Dalle immagini sembra che stia rincorrendo il pallone pensando che Belotti non ci sarebbe mai arrivato. Assurdo.

Il pareggio granata arriva al 67′ ed è ancora più rocambolesco del primo:

In questa confusione vedo una grossa responsabilità: Brozovic perde completamente Ljajic ad inizio azione e lascia che il serbo tagli tutta l’area tranquillamente per ricevere in ottima posizione. Su Iago Falque De Vrij copre il primo palo, in quel caso Vecino deve arretrare e anticipare lo spagnolo. Invece rimane immobile e lascia che l’avversario la metta in mezzo.

Il tiro di Meite è una scamorza mascherata da passaggio, che seppur con una deviazione decisiva di Vrsaljko va sempre parata. Il tuffo di Handanovic sembra uno di quegli spot sulla sciatalgia. Da mal di schiena. Negli ultimi minuti proponiamo le solite scorribande poco lucide che non portano a nulla.

L’unica “colpa” che mi sento di dare al mister è quella di non aver saputo mantenere alto il livello di attenzione e non aver sostituito uno tra Vecino e Brozovic con Gagliardini. Probabilmente anche il pressing costante ha influito sulle energie psicofisiche.

L’Inter esce da San Siro con molti rimpianti e con la consapevolezza che le cose devono cambiare, accantonando per sempre questa insana follia.