Mancano sei minuti. Sul risultato di 0-1 Lucas Moura semina i nostri difensori e rischia di chiudere la partita. Mi metto le mani nei capelli. Fino a quel momento avevamo disputato una buona gara, ottima dal punto di vista difensivo (concedere due/tre occasioni agli Spurs era preventivabile), meno da quello offensivo. Il Tottenham costruiva tramite le fiammate di Eriksen/Lucas o il grande lavoro di ripiegamento di Kane.
Mancava una cosa essenziale: la concretezza, il fondamentale ultimo passaggio. Poi quando meno te lo aspetti ecco che inizia la rimonta della squadra più incredibile che il calcio abbia mai partorito. In meno di sette minuti Icardi tira fuori dal cilindro un gol di una difficoltà siderale, Vecino, proclamato eroe nerazzurro dopo il 20 maggio la ri-prende (cit.)di testa e ci ri-porta in paradiso, tra le stelle (e a livello personale quasi in ospedale).
LucianPressing
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— Inter (@Inter) September 18, 2018
Chi pensava che Spalletti si affidasse ad una difesa a tre rimane deluso. Skriniar, a causa dell’infortunio di D’Ambrosio, si affaccia al suo debutto in Champions da terzino destro. Propone una variante del 4231 con Nainggolan che a seconda delle situazioni sale e affianca Icardi(come nel finale contro il Parma) a formare un 442 mobile.
Il primo tempo è caratterizzato da un pressing asfissiante dei nostri, che individuano nei terzini e nei mediani i prescelti da aggredire in fase di manovra. In questo caso quando Dier imposta verso Vertonghen, Politano arriva con un attimo di ritardo e non riesce ad anticipare il difensore. Successivamente Perisic si mette sulla linea di passaggio verso Eriksen (fulcro del gioco inglese) e intercetta.
A sprazzi sembra di vedere un gegenpressing alla Heynckes, in cui ogni giocatore copre i movimenti avversari lasciando libero l’avversario meno agile a cui rubare palla. Un’azione in particolare ha attirato la mia attenzione: dopo che Davies riceve palla, i difensori coprono il movimento dettato da Son che quindi finisce in fuorigioco. Nel frattempo Politano copre la visuale del terzino e Asamoah segue da vicino Lamela che però è lontano. Rimane libero solo Kane, ma il passaggio è leggermente impreciso e non essendo agile viene anticipato da Brozovic, che compie un grande anticipo.
Se l’Inter riesce a contenere bene il Tottenham, che infatti nella prima metà vede raramente la porta, in fase offensiva si notano delle difficoltà importanti. Il recupero palla nasce sempre da un passagio errato degli inglesi, per merito di una costante e ben costruita pressione o direttamente dalla stessa.
La costruzione viene affidata ai piedi di Brozovic, che scarica sugli esterni (prevalentemente a sinistra, per la naturale defezione offensiva di Skriniar); Asamoah riceve, ma a quel punto si ritrova solo: tutti i giocatori offensivi corrono ad aggredire la linea difensiva avversaria chiamando l’inserimento. Non sempre è possibile, per cui l’azione si blocca e bisogna ripartire dalla difesa.
Se va in porto e Perisic riceve palla, in mezzo all’area ci sono pochissime maglie amiche. Questo perché nel p.t. Nainggolan segue male il movimento della squadra; a volte si abbassa troppo e arriva in ritardo in fase offensiva. Altre volte non si preoccupa di ricevere palla tra le linee e rimane troppo vicino ad Icardi, il quale sembra essere in una di quelle serate in cui gioca una partita a sé.
Milano sull’orlo di una crisi di nervi
Il secondo tempo segue la falsariga del precedente con un’unica differenza: Nainggolan è entrato nel vivo dell’azione adesso, va incontro ai centrocampisti, rifinisce l’azione che ora diventa più veloce.
Dopo soli sette minuti però gli Spurs gelano il Meazza: una buona circolazione della palla sembra terminare quando Eriksen ha un controllo difettoso. Perisic si avventa come un falco, aiutato anche da Brozovic; Eriksen riesce a liberarsi e fa partire un tiro potente, su cui però Handanovic respinge. La palla ritorna al danese che tira debolmente ma sbatte sulla gamba di Miranda e supera il portiere.
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A parte la scalogna nera che sembra perseguitarci, gli errori in questa azione potrebbero essere due. Il più evidente è la leggerezza e i tempi errati di Perisic e Brozovic nel contrasto su Eriksen. Il secondo è la lettura del colpo di testa di De Vrij, comunque molto difficile per la traiettoria del pallone.
La cosa positiva è che subito il gol reggiamo mentalmente molto bene. Il cambio contemporaneo Nainggolan/Candreva e Lamela/Lucas è impietoso: la rosa del Tottenham ha una profondità notevole. Proprio il brasiliano diviene l’uomo più pericoloso, data anche la stanchezza dei nostri. Gli Spurs hanno costantemente attaccato sul lato di Skriniar, considerando l’adattamento e la differenza di passo rispetto alle ali londinesi.
Si torna così all’84’ e all’azione pericolosa di Lucas Moura andata a vuoto. È proprio da questa che inizia la remuntada nerazzurra: Vecino vede Asamoah avanzato solo sulla fascia e lo serve, il ghanese fa partire un cross all’apparenza errato verso il limite dell’area dove si è appostato Icardi. Maurito fa partire un siluro ad effetto al volo che aggira Vertonghen e buca la rete alle spalle di Vorm. Un gol pazzesco, il preludio della follia finale.
’92. Corner per noi. La palla arriva a De Vrij, che scarica di testa all’uomo delle stelle. Vecino la spizzica di testa e la insacca nel modo più dolce possibile in rete e nei cuori dei tifosi. Non c’è molto da raccontare, le immagini parlano da sole.
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De Vrij indovina la possibile traiettoria del corner, dato che effettua un movimento a staccarsi dall’avversario per indietreggiare. Vecino ha la rapidità mentale per anticipare i suoi due marcatori e andare incontro alla palla. La torsione non è nemmeno così semplice, dato che era di spalle.
La partita di martedì richiama dannatamente la partita contro la Lazio e se quella sera siamo tornati nell’Europa che conta, con questa ci siamo riaffermati come una squadra che se la gioca con tutte.
Noi siamo l’Inter.
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