(fonte Inter.it)

Lugano-Inter ha segnato l’inizio della nuova stagione in casa nerazzurra, in mezzo ad una buona prova generale della squadra spiccano le prestazioni di Karamoh, Lautaro e del Ninja

Prima amichevole e primi sorrisi per la truppa di mister Spalletti. Dopo una settimana fatta più di lavoro atletico che di calcio giocato, la partita contro la squadra svizzera ha permesso ai ragazzi di riprendere confidenza con il campo. Sicuramente l’incontro è da considerarsi poco più di un allenamento ma, in questi primi 90 minuti, le note positive sono molteplici e provengono soprattutto da due nuovi acquisti (Nainggolan e Lautaro) e da un giovane “vecchio”, Karamoh.

Il ninja è il ninja

Francamente credo che il titolo di questo paragrafo sia già sufficiente a spiegare l’impatto del belga sulla nostra rosa. Dopo una settimana di allenamento, in cui ha bucato la porta un po’ in tutti i modi, con la partita di ieri sera abbiamo potuto ammirare le sue qualità in mezzo al campo, e questa volta con addosso la nostra maglia. Strappi, ripiegamenti, tiro, visione di gioco, il tutto condito dalla grinta animalesca che lo contraddistingue (emblematico il suo “ma che stai a scherzà?” rivolto all’arbitro, reo di avergli fischiato un fallo contro). Il ninja è tutto questo, un leone con i piedi sempre carichi, pronti a colpire appena inquadrano la preda (o la porta, che dir si voglia). Spalletti l’ha voluto fortemente, anzi lo reputava indispensabile per costruire una squadra vincente. Radja in mezzo al campo c’è e si sente, in questi anni abbiamo visto centrocampisti con buone doti qualitative ma tutti caratterizzati dall’incomprensibile capacità di “sparire” durante la partita. Ecco Nainggolan è l’esatto opposto, anche nelle partite più grigie la sua presenza e il suo impegno sono costanti. Il mister necessitava di un guerriero pronto a lasciare tutto in battaglia, il ninja è il suo guerriero.

Il Toro non è Gabigol

Inutile nasconderci, l’abbaglio preso dagli interisti con il funambolo brasiliano brucia ancora. Il flop di Barbosa ci ha reso più scettici e prudenti nel giudicare chiunque provenga da quella terra esotica che è il Sud-America. Dopo questa doverosa premessa chiariamoci, Lautaro non è Gabigol. Se c’è una cosa che il nuovo numero 10 ci ha fatto capire subito è che lui non gioca per se stesso, lui gioca per la squadra. Non è un giocatore che aspetta la palla, lui va a prendersela, i suoi primi 45 minuti in nerazzurro hanno evidenziato la figura di un attaccante moderno, in perenne movimento e disponibile al dialogo con i compagni. Altra sua caratteristica è la caparbietà, il Toro non accetta di scivolare e perdere il pallone, è testardo e in un modo o nell’altro deve concludere l’azione; chiaro esempio di questo è il gol da lui messo a segno nel primo tempo. Dunque grinta, caparbietà e senso del gol, ma anche giochi di prestigio, quest’ultimi chiare reminescenze del calcio argentino, che lo portano a dare spettacolo ma anche all’esagerazione con qualche tacco di troppo. Avrà tutto il tempo di crescere, e quindi di capire cosa sia giusto o meno fare in campo, l’unica certezza che possiamo avere oggi è che Lautaro ha in comune con Gabigol la sola provenienza dall’America meridionale.

Karamoh, il ragazzo si farà

Il ragazzo si farà…questo altr’anno giocherà con la maglia numero 7“. Così cantava De Gregori nella celeberrima Leva Calcistica del ’68. Affascinante come questi versi sembrino calzare a pennello con la crescita del ragazzino di origini francesi. Il giovane Yann è arrivato all’Inter con un bagaglio condito da tanto talento ma naturalmente privo di esperienza. Nel suo primo anno in nerazzurro l’abbiamo ammirato poco soprattutto per quest’ultima carenza, ma quando ha messo i piedi sul prato verde è sempre riuscito a dare sfoggio delle sue qualità e, nella partita congelata contro il Bologna, è riuscito ad estrarre un meraviglioso sinistro a giro che l’ha fatto diventare, in un nanosecondo, la stellina nel cuore di tutti gli Inter Fans. Ieri ha messo a segno una doppietta ma ciò che più colpisce è la sua capacità di accelerazione, imprescindibile per un esterno nel calcio di oggi. “E allora mise il cuore dentro le scarpe e corse più veloce del vento“, incredibile come anche questa strofa di De Gregori sembri essere dipinta sulle qualità di Karamoh. Il ragazzo si farà, ha i mezzi tecnici per farcela. Ciò che gli manca è giocare con continuità, forse (e sottolineo forse) sarebbe più saggio per la società nerazzurra investire in questo ragazzo piuttosto che spendere tanto denaro per altri giocatori provenienti come lui dalla Francia, privi però dell’anno di rodaggio fatto dal nostro nuovo numero 7.

Siamo solo all’inizio ma questa squadra sembra piena di qualità, diamole il tempo di crescere, di maturare; sono certo che saprà ricompensarci con tante soddisfazioni. Inter is Here.

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