Nella serata decisiva valida per la qualificazione ai quarti di Champions l’Inter batte per 1 a 0 il Liverpool, ad Anfield dove gli inglesi non perdevano da più di un anno (in Europa addirittura da novembre 2020), ma nonostante la vittoria ed un’ottima prestazione i nerazzurri non riescono a passare il turno.
Sicuramente l’Inter ha onorato la trasferta intrapresa da più di 2.500 tifosi ricambiandoli con una partita giocata alla pari contro un Liverpool sprecone ma non superiore. Nonostante i tre legni colpiti dagli uomini guidati da Klopp, i Reds non hanno dominato la gara, anzi, più volte sono risultati in difficoltà dalla riuscita dell’evasione del loro altissimo pressing e dalla capacità della squadra nerazzurra di non subire ripartenze devastanti da parte della coppia Salah-Manè; non a caso è stato eletto del Man of the match un difensore interista: Skriniar.
Se esiste un buon modo di essere eliminati da una competizione sportiva, beh, questo è sicuramente uno di quelli. L’urna a dicembre non era di certo stata benevola con l’accoppiamento ma nessuno avrebbe mai pensato di poter imporre il proprio stile di gioco sul Liverpool per almeno 150’ su 180’. Perché in entrambe le gare sono stati gli ultimi due quarti d’ora ad indirizzare verso quello che poi ha portato a non passare il turno.
L’Inter esce dalla massima competizione europea consapevole dei propri limiti (perché ce ne sono) ma anche dei propri meriti e forse un passo così in avanti, dal ritorno a giocarsi un ottavo dopo dieci anni ad essere pienamente padroni del campo in una doppia sfida del genere, in così poco tempo, non era auspicabile ad inizio anno.

Oggi festeggiamo 114 anni da interisti, potevamo farlo regalandoci una vittoria ma possiamo dire di essere felici per aver mangiato una buonissima torta.

Il rammarico

Le distrazioni degli ultimi 15’ minuti dell’andata a San Siro durante i quali l’Inter ha subìto i due gol fatali e la fresca espulsione di Sanchez nel miglior momento dell’Inter ieri sera (solo due minuti prima il vantaggio con Lautaro) portano un grande rammarico e tanta positività.
Rammarico perché si è evinto nel corso delle due partite che, effettivamente, eliminare il Liverpool non era un’eresia e che, nonostante il livello della squadra sia innegabilmente inferiore a quella inglese, essa può competere a certi livelli. Perché avere a disposizione Barella per almeno la partita di ritorno avrebbe di certo cambiato la prospettiva e l’andamento della gara, sarebbe stata la sua partita sotto il punto di vista agonistico e, proprio ieri sera, l’italiano sarebbe potuto essere un’arma in più in fase offensiva e la dichiarazione di Klopp sul fatto che fosse contento della squalifica di Barella non è una ruffianata ma pura verità.
Positività, invece, perché se l’Inter ritrova le stesse motivazione, la stessa grinta, voglia di giocare, e giocare bene, espresse a Liverpool in campionato può di nuovo strappare sulle altre.
Perché questo doppio incontro fa percepire che l’Inter è tornata nella maggior competizione europea e ne può essere protagonista; l’eliminazione ricorda molto quella con il Manchester United nel 2009 dove Mourinho disse in conferenza che chi avesse passato il turno sarebbe arrivato in finale e così fu, l’anno dopo sappiamo tutti come andò a finire. Ora, non che l’Inter sia pronta a giocarsi la possibile vittoria della coppa dalle grandi orecchie già dal prossimo anno ma sicuramente nessuno sarà contento di affrontarci, a maggior ragione in un ottavo.
Naturalmente poi il rammarico più grande, e che ha oggettivamente cambiato la partita, rimane lì, su quel fallo di Sanchez che lo ha portato a ricevere il secondo giallo e quindi l’espulsione. Evitabilissimo il fallo inevitabile la decisione. Aveva rischiato il rosso diretto già al primo giallo “regalatogli” dall’arbitro spagnolo Lahoz nell’intervento al limite nel primo tempo su Alcantara.
Dopo appena due minuti dallo splendido gol di Lautaro l’espulsione del Nino Maravilla è stato un montante praticamente impossibile da incassare, le immagini che ritraggono lo sguardo perso ed incredulo di Inzaghi mentre il suo secondo Farris viene espulso per proteste lasciano intendere lo stato d’animo in panchina.
Sotto questo profilo bisogna crescere, anche la stupidaggine di Barella contro il Real Madrid ha inficiato gli ottavi con il Liverpool e, seppur in quella occasione fu provocato, non ci si può permettere di buttare passaggi del turno per reazioni o eccessiva foga, soprattutto da parte dei campioni.


Il Toro vede rosso

Crisi alle spalle, tempesta passata, è tornato il sereno.
Dopo tutti quei minuti passati senza gol e le critiche, legittime, Lautaro è tornato a segnare con regolarità. La Salernitana non poteva essere un banco di prova ma è servita sicuramente per sbloccarlo e la tripletta lo ha rinvigorito.
La rete siglata ad Anfield ieri sera è stupenda, un lampo (di genio e di movimento), far scorrere quella palla e pensar di metterla proprio lì è stato un tutt’uno ed è uscita quella meraviglia che, anche se per soli 2 minuti, ha fatto veramente credere in quell’impresa di cui tutti parlavano fin dal fischio d’inizio.
Il Toro è tornato nel momento clou della stagione e i suoi gol serviranno ora più che mai per cercare di andare avanti in Coppa Italia ma soprattutto per tentare di aggiungere una stella sul petto il prossimo anno. Ma non solo lui.
A parte l’episodio dell’espulsione è stata una grande partita per Sanchez, a livello d’intensità e qualità ha giocato una delle miglior partite stagionali ripagando la fiducia di Inzaghi nello schierarlo titolare per questo quel neo dell’espulsione fa ancora più male. Anche l’altro cileno, Vidal, ha disputato una grand partita. Quando i due sudamericani vedono l’Europa si accendono speriamo lo stesso effetto inizi a farglielo anche il campionato.
In verità non c’è un giocatore che non abbia preso la sufficienza, dalla difesa in su, forse l’unico che è risultato spento e dal quale sicuramente ci si aspettava di più è stato Calhanoglu, il turco non è mai entrato veramente in partita e quando ha avuto qualche occasione per esprimere la sua classe ed osare un po’ si è limitato al compitino.
Agli altri nulla da dire, l’esultanza alla fine del match dei giocatori del Liverpool parla per noi.

Maledetti 5 cambi

Nella conferenza pre-partita Klopp ha criticato la Premier League per non aver ancora adottato regola dei cinque cambi, che non solo è valida in Champions ma anche in diversi campionati europei, il nostro compreso. Ora, se l’allenatore dei Reds lamenta questa non possibilità di poter usufruire di più calciatori (o come ha detto lui di poterli far riposare), beh, noi interisti forse la pensiamo al contrario. Non perché qualcuno creda che non sia giusto cambiare la regola ed adattarsi a quello che è un cambiamento naturale e più che giusto dei regolamenti in base alle situazioni storiche, ma semplicemente per il fatto che Inzaghi con a disposizione così tanti cambi stravolge spesso e volentieri la squadra che essa stia giocando bene o meno.
L’aver schierato Sanchez titolare può essere una scelta più che condivisibile, per alcuni forse meno, ma non aver fatto giocare nemmeno un minuto, uno, a Dzeko, il tuo capocannoniere stagionale, in una partita dove bisogna far gol per tentare di passare il turno non è accettabile.
Dzeko, che lo si ami o lo si odi (sempre calcisticamente parlando) non può non giocare una partita del genere, perché la domanda sorge spontanea: ma quale altra partita dovrebbe giocare?
La “giustificazione” di Inzaghi nel post-partita non basta: “Dzeko sarà importantissimo a Torino, ho dovuto fare altri calcoli”, in partite del genere non si può pensare di far riposare un giocatore simile perché la prossima è una partita delicata (anche se è sempre contro il Torino con tutti il rispetto per i granata) o perché, ancora peggio, si pensa che tanto oramai non si può più passare il turno.
La scelta di lasciare Dzeko in panchina per tutti i 90 minuti è francamente inspiegabile.
Ma così come lo sono i cambi fatti dopo l’espulsione di Sanchez.
D’accordo che la situazione era al limite ma giocare l’ultimo quarto d’ora facendo, nell’ordine, queste scelte: levare Lautaro per far entrare Correa lasciato lì, da solo, in balìa di Van Dijk e Matip, l’aver inserito Gagliardini e Vecino, e non aver messo in campo Gosens sono sinceramente decisioni rivedibili.
Non si può pensare di poter difendere l’uno a zero in una partita dove la vittoria non conta nulla e devi cercare, seppur impossibile seppur difficile in dieci, di far gol e non si può pensare di segnare al Liverpool con in campo D’ambrosio, Vidal, Vecino, Darmian e Gagliardini, non si può.
Bisognava provarci in maniera diversa e bisognava osare.
I cambi sono il grande difetto di Inzaghi, del quale stiamo apprezzando tantissimo il lavoro ed il gioco ma questo del non saper gestire le sostituzioni sta diventando un problema reale.
I zero minuti di Dzeko non hanno giustificazione.

Il tutto non offusca la grande prestazione dell’Inter che vince in un campo praticamente inespugnabile da un anno, Inter che esce sì dalla Champions ma a testa altissima. Chapeau.