Achraf Hakimi è atterrato a Milano ed è ormai davvero questione di ore per la firma dei contratti che sanciranno il passaggio del giocatore dal Real Madrid all’Inter e il legame con quest’ultima per ben cinque anni. Il giovane esterno ha disputato una stagione eccellente in prestito a Dortmund, confermandosi con uno dei migliori prospetti nel suo ruolo a livello mondiale. Si tratta, infatti, di un colpo dalla potente e giustificata eco mediatica, le cui significative implicazioni a livello sia tecnico che di progetto societario hanno suscitato comprensibile entusiasmo all’interno della tifoseria.

Necessità e collocazione tattica

Quella di ottenere un upgrade sugli esterni è senza dubbio una priorità di questo calciomercato interista, forse la priorità assoluta. Gli schemi messi in campo da Antonio Conte in questa stagione, così come la maggior parte di quelli utilizzati in carriera, si sono sempre appoggiati su esterni di centrocampo incaricati di coprire l’intera lunghezza del campo, da una linea di fondo all’altra. In base alla situazione di gioco, infatti, i giocatori di fascia possono essere molto avanzati, pronti a ricevere un lancio, così come in linea con i tre difensori. L’apparente ubiquità degli esterni è la prova della loro cruciale importanza nel determinare l’efficacia del gioco dell’Inter. E, nonostante la piccola rinascita di Candreva, le prestazioni di questi giocatori sono state perlopiù mediocri, confermando limiti quali la prevedibilità e l’imprecisione tecnica.

La dirigenza, consapevole di questa lacuna, non si è limitata a tamponarla: con l’acquisto di Hakimi ha dato a disposizione a Conte uno dei giocatori più esplosivi ed adatti al ruolo specializzato di esterno nello schema dell’allenatore. In molti hanno evidenziato come l’ormai ex Borussia sia, sulla carta, il giocatore perfetto per interpretare questo ruolo. Hakimi, infatti, ha le capacità per far si che dall’enorme mole di gioco che passa tra i piedi degli esterni scaturisca molto di più, in termini di gol e assist, di quanto abbiano prodotto i suoi colleghi già presenti nella rosa dell’Inter. La sua caratteristica forse più appariscente è la velocità (con punte di più di 36 km/h), che applicata a questo ruolo può permettergli sia di sovrapporsi all’azione offensiva anche partendo da lontano, sia di rimontare l’avversario in transizione negativa.

Caratteristiche e applicazioni tecniche

La rapidità eccezionale di Hakimi potrà essere un vero valore aggiunto per la rosa nerazzurra, ma le sue caratteristiche e qualità non si fermano a ciò. Dando un’occhiata ai numeri nudi e crudi della stagione 2019-20 di Hakimi è impossibile negare il notevolissimo contributo offensivo: nel secondo anno a Dortmund il marocchino ha accumulato 9 gol e 10 assist in tutte le competizioni. Quattro delle reti sono arrivate in Champions League, inclusa la doppietta nella rimonta contro l’Inter, una partita indimenticata da allenatore e dirigenti nerazzurri. Oltre alla già citata velocità (esaltata dal confronto impietoso con Candreva, attuale occupante della fascia destra dell’Inter), in quell’occasione Hakimi ha messo in mostri altri aspetti del suo gioco.

Achraf, come lo chiamano in Spagna, rende al meglio quando dialoga con i compagni nello stretto, effettuando scambi rapidi e movimenti smarcanti, facendo affidamento su velocità, tecnica e spudoratezza. Vanta una buonissima precisione nei passaggi brevi e ha la tecnica per ricevere e smistare anche nelle aree congestionate. Caratteristiche molto utili a creare un’alternativa per la risalita del pallone in fase di costruzione, elemento sempre più fondamentale per le squadre che tendono a controllare il possesso. Più avanti nel campo, invece, questi scambi possono portare a occasioni importanti: completando degli uno-due con i compagni e lanciandosi nello spazio dietro alla linea difensiva Hakimi è capace di raggiungere il fondo per crossare pericolosamente, nel caso di inserimento esterno, o di penetrare in area per andare egli stesso alla conclusione, in caso di inserimento interno.

Immaginare queste giocate all’Inter fa pensare a scambi efficaci con le punte, pronte a difendere il pallone spalle alla porta e a restituirlo sulla corsa (mossa cercata insistentemente da Lukaku nella partita di Parma). Anche le nuove rotazioni tra esterno, difensore laterale e mediano, viste in fase di costruzione dalla ripresa del campionato, beneficerebbero dell’azione di Hakimi, guadagnando in precisione e rapidità d’esecuzione. Inoltre, se anche l’anno prossimo Conte dovesse affidarsi di più alla ripartenza veloce nelle partite di Champions League, il giocatore sarebbe un’arma non indifferente in contropiede. I cross e i dribbling uno contro uno da posizioni statiche, invece, non sono i maggiori punti di forza di Hakimi, probabilmente perché non gli permettono di sfruttare appieno la sua velocità ed intelligenza nei movimenti. Dunque posizionarlo molto alto ad attendere un cambio di gioco potrebbe non essere il modo più efficace per utilizzarlo. Ciò detto, ci sono pochi dubbi rispetto alla pericolosità superiore di Hakimi anche in queste situazioni se paragonato a buona parte del parco esterni nerazzurro attuale.

La crescita della società

L’acquisto di Hakimi, però, non rappresenta soltanto una crescita tecnica della squadra. Il suo arrivo conferma con forza la traiettoria tracciata dai colpi Lukaku ed Eriksen, una traiettoria spinta dalla notevole crescita societaria dell’ultimo periodo. Si tratta, infatti, di giocatori con esperienza in Champions League e nel pieno della loro carriera (nel caso di Hakimi ad un inizio estremamente promettente). L’Inter oggi è capace di attrarre questo tipo di giocatori sia dal punto di vista economico, garantendo ingaggi inimmaginabili qualche anno fa e soddisfando le richieste dei club di provenienza, che dal punto di vista sportivo. Tra le migliori garanzie della fondatezza del progetto interista c’è proprio il riconoscimento da parte di profili di alto livello, convinti di poter ottenere molto in nerazzurro. Hakimi in particolare è un prospetto molto apprezzato in tutta Europa, la cui giovane età lo rende una soluzione potenzialmente a lunghissimo termine; in questo senso il colpo può somigliare all’acquisto di Lautaro, ma con un profilo più alto, per cifre ed impatto mediatico.

Un finale di giugno del genere, inoltre, rompe decisamente con un passato recente fatto di una ricerca spasmodica di plusvalenze per sistemare il bilancio prima del 30. Quest’anno l’attività ingrata è stata lasciata ad altri club, sostituita da un grande colpo in entrata. Per questo bisogna ringraziare in buona parte la vendita di Icardi: la crisi scatenata dalla pandemia ha comportato uno sconto sul prezzo, ma l’importanza di una cessione del genere in questo contesto andrebbe valutata con attenzione. Infatti, ha concesso all’Inter possibilità di manovra sul mercato eccezionali rispetto a molti altri club, concretizzatasi nell’acquisto di Hakimi.

Conclusione

Con l’arrivo di Hakimi, dunque, prosegue spedito il processo di crescita tecnica e societaria dell’Inter. Il club è andato a migliorare un ruolo fondamentale dello scacchiere tattico di Conte i cui interpreti attuali hanno lasciato almeno in parte a desiderare. Molti tifosi erano giustamente preoccupati di come questa lacuna sarebbe stata colmata sul mercato, e di certo non sono rimasti delusi. La speranza è che i prossimi passi di tale crescita portino al ritorno alla vittoria sul campo e magari a un aggiunta anche sulla fascia sinistra.