Intervenuto ai microfoni di Inter TV, Adriano, ex centravanti dell’Inter, ha parlato prima della riproposizione del derby con il Milan della stagione 2008/2009 terminato 2-1 per i nerazzurri.

Ti ricordi il tuo gol?
L’ho fatto di testa. L’ho colpita di mano, ma non ho fatto apposta: ho piegato troppo la testa e la palla ha colpito la mia mano, non ho fatto apposta.

Cosa voleva dire per te il derby di Milano?
Per noi calciatori giocare un derby è importante: è la partita più importante per la città. E’ emozionante: io ci arrivavo sempre nervoso, sapevo di dover giocare contro giocatori spettacolari. Segnare è impressionante, un’emozione in più.

Maicon?
Mi ha fatto tanti assist, anche in nazionale: ci conosciamo benissimo. Era facile, lui sapeva dove trovarmi e io sapevo dove avrebbe messo la palla.

Il tuo gol preferito con l’Inter?
Quello contro il Real Madrid: quella partita è stata importante perché era la mia prima. Nessuno mi conosceva, quel gol è stato il più importante per la mia carriera con l’Inter. Ci allenavamo sulle punizioni io, Seedorf e Materazzi: loro sapevano io calciassi forte. Materazzi voleva battere, però Seedorf mi ha chiamato e ha detto a Marco di lasciar battere me. Non ci credevo. E’ stata una sorpresa: è stata una cosa meravigliosa. Ho fatto vedere chi fossi io veramente.

Il gol contro il Venezia?
Meno male che ci ho creduto: era difficile, ma sapevo di poterlo segnare restando lì e credendoci. Grazie a Dio sono riuscito a fare quel gol alla fine, l’Inter aveva bisogno di quella vittoria. E’ andata bene.

Gli altri mancini?
Ho imparato tanto con Mihajlovic e Recoba: dopo gli allenamenti ci fermavamo ad allenarci sulle punizioni. Grazie a loro, mi hanno insegnato tantissimo.

La partita con l’Udinese?
Meno male che ho giocato, altrimenti avrei preso la multa perché ero in ritardo!

I tifosi dell’Inter ti vogliono ancora tanto bene.
Io li ringrazio, mi hanno fatto diventare l’Imperatore. Ringrazio loro per tutti i momenti con loro: l’Inter è stata la mia seconda casa e lo è ancora. Io ho sbagliato un po’, non ero a posto con la testa: mio padre morì, non ero io. Ho cercato di andare via per quello, non perché non volevo giocare più all’Inter: era una cosa personale, non ero a posto con la testa. Chiedo scusa e dico grazie perché i tifosi mi hanno sempre accolto bene: spero che un giorno io possa tornare a salutare tutti.

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