90 minuti, 2000 km. Sono quelli che separano la Milano nerazzurra da Istanbul, meta finale della Champions League 2022/23. Sono quelli che intercorrono tra la più utopica delle immaginazioni e la più concreta delle realtà. In poche parole, prendendo in prestito e modificando il titolo di una splendida poesia dello scrittore turco Nazim Hikmet“stiamo vivendo alla velocità del sogno”. Non ce ne rendiamo conto, ma lui sta viaggiando e viaggerà sempre con noi: sicuramente nei 90 minuti di San Siro del prossimo 16 maggio, eventualmente nei 2000 km che ci separano dal tanto agognato Atatürk Olympic Stadium.

Non è il caso di dire gatto se non ce l’hai nel sacco. Sia chiaro: il vantaggio è consistente, il risultato lo stesso di Benfica. Ma porta con sé una responsabilità ancora più onerosa, e cioè l’indiscutibile dovere di passare il turno. Con un parziale del genere, dal punto di vista del risultato e del gioco, non raggiungere la finale sarebbe un fallimento sportivo oltre che uno smacco clamoroso a favore degli eterni rivali rossoneri.

Quei “se” pieni di rimpianto

Per quanto riguarda la partita di ieri sera, nulla da dire. Preparata benissimo da mister Simone Inzaghi, interpretata ancora meglio dai suoi ragazzi. Gare del genere sono quelle dei “se” pieni di rimpianto: “se avessimo giocato sempre così”, “se avessimo avuto questa mentalità e cattiveria agonistica anche l’anno scorso”, “se non ci fosse stato il Mondiale di mezzo”…

La storia si fa e basta

Tuttavia, la storia non si fa né con i “se” né con i “ma”; la storia si fa e basta. Si fa e non ce ne accorgiamo neanche, passando in un batter d’occhio dalla delusione per le 11 sconfitte in campionato all’euforia per una semifinale d’andata di Champions vinta dominando contro il Milan di Pioli.

Si è girato Dzeko

Un primo tempo giocato da squadra europea che annichilisce una provinciale. Aggressività, concretezza e cattiveria sono stati il mix perfetto per lo stordimento del Milan orfano di Rafael Leao, sotto di 2-0 dopo poco più di una decina di minuti. Ad aprire le marcature proprio il Cigno di Sarajevo Edin Dzeko, che sull’ottimo corner dell’attesissimo ex Hakan Calhanoglu si gira sovrastando il capitano rossonero Davide Calabria e buca Mike Maignan. La rete del raddoppio arriva poco dopo con l’acuto di Henrix Mkhitaryan, che con un controllo sopraffino disorienta la difesa milanista e mette a referto il goal del definitivo 0-2.

Giusto togliere il rigore su Lautaro Martinez, vergognoso non assegnare il penalty e la conseguente espulsione per il pugno volontario sferrato in aria di rigore da Rade Krunic ai danni di Alessandro Bastoni. Per il resto, l’Inter domina e sfiora il 3-0 col clamoroso palo colpito dal turco col numero 20 sulla schiena, mentre si limita a gestire gli squilli (rari, ma talvolta pericolosi) del Milan nel secondo tempo. Il palo di Sandro Tonali e l’errore di Junior Messias inchiodano il risultato su un più che giusto 0-2.

Direzione Istanbul

La direzione non può che essere quella: la patria di Hakan Calhanoglu e di Nazim Hikmet, due personaggi che – con le dovute differenze biografiche e storiche – di sogni se ne intendono.

Istanbul, nello spazio e nel tempo non sei mai stata così lontana. Istanbul, nei miei sogni ed in quelli di milioni di persone non sei mai stata così vicina.