La questione allenatore continua ad essere protagonista per quanto riguarda l’Inter, ma continua anche a non dare risposte definitive. Con sole cinque giornate rimaste alla fine del campionato, è inevitabile che il momento della verità si stia avvicinando. Nel frattempo dobbiamo limitarci a fare ipotesi, condizione del resto non nuova: anche due stagioni fa, prima dell’arrivo di Spalletti, ci furono numerose voci su un possibile arrivo proprio di Conte. L’incertezza, però, potrebbe non dipendere solamente dal fatto che la stagione deve ancore emettere gli ultimi verdetti. Si parla infatti di visioni opposte all’interno della società, in particolare tra l’AD Marotta, principale sponsor dell’arrivo di Conte, e la proprietà, rappresentata dal presidente Steven Zhang, ancora incerta sul da farsi poco convinta dalla spesa ingente richiesta per il cambio in panchina.

Il giudizio dei risultati

Quella dell’Inter e, per estensione, di Spalletti, è una stagione difficile da giudicare. In generale, l’impressione è quella di un anno che non si può considerare fallimentare, anzi potrebbe dirsi soddisfacente, ma certamente non eccitante. La classifica attuale in campionato, se dovesse confermarsi tra cinque giornate, decreterebbe la fondamentale conferma della qualificazione in Champions League, oltre a un miglioramento rispetto all’anno scorso per quanto riguardo la posizione in graduatoria. Senza dubbio l’obiettivo principale sarebbe raggiunto, nel contesto di un progetto di crescita organica che procede regolarmente e con la sicura soddisfazione della proprietà. Il distacco preso da un Napoli non esaltante rimane un piccolo rimpianto, anche se i punti sottratti da errori arbitrali contro Fiorentina e Parma, per esempio, sarebbero bastati ad andare a -1 dai partenopei.

In Europa, Spalletti ha purtroppo confermato il suo passato povero di successi, ma è difficile giudicare le sue colpe anche in questo caso. L’eliminazione dal girone di champions è particolarmente complessa da analizzare. Vista la sfortuna dell’urna (nel girone due future semifinaliste e una squadra che contende l’Eredivisie ad una terza semifinalista), l’arrivo a pari punti con il Tottenham rappresenta un risultato assolutamente rispettabile, se non superiore alle aspettative. Eppure, nel contesto della classifica del girone dopo la quarta giornata, le responsabilità del tecnico nell’atteggiamento tenuto dalla squadra nelle ultime due sfide non può essere ignorata.

L’eliminazione per mano dell’Eintracht in Europa League, invece, è stata talmente falsata dalle molteplici assenze da diventare poco rappresentative delle capacità dell’allenatore. La delusione più grande, forse, è la Coppa Italia: persa dopo che la Juve (campione delle precedenti quattro edizioni) era già stata eliminata. Si trattava dell’unico trofeo veramente alla portata di questa Inter, un peccato uscire così presto.

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La gestione del gruppo

Visti i risultati non particolarmente eccitanti o imprevisti, questa stagione rischia di essere ricordata più che altro per i vari casi disciplinari e per le presunte divisioni interne allo spogliatoio. Conseguentemente, anche l’allenatore potrebbe essere giudicato più sulla sua capacità di gestione di queste situazione che sui risultati sportivi. Nuovamente, però, la situazione è aperta a interpretazioni molto diverse: i problemi extra-campo dell’Inter 2018-19 possono essere visti sia come un alibi per l’allenatore, il quale è riuscito comunque ad evitare la totale perdita di controllo, oppure come una sua ulteriore e grave colpa, in quanto egli stesso causa di questi disordini.

Partiamo dalla questione Nainggolan: la sua scarsa professionalità è stata punita dalla società e pare che la situazione sia stata risolta in fretta, ma è probabile che la mancanza di applicazione abbia contribuito alla stagione generalmente sottotono del Ninja, complicando il rientro dai vari infortuni. Sorgono quindi i dubbi sulla scelta di Spalletti di spingere per il suo acquisto: la convinzione dell’allenatore di saper gestire il belga era chiaramente infondata. Eppure, l’assenza del principale colpo di mercato per lunghi tratti di stagione aggiunge un certo lustri ai risultati conseguiti da Spalletti, il quale ha appunto dovuto fare a meno di un giocatore fondamentale.

Passiamo dunque al caso Icardi, molto più eclatante. Anche in questo caso Spalletti si è dimostrato capace di sventare un crollo di prestazioni e risultati nonostante l’assenza di un perno della squadra, come anche di non perdere completamente il controllo della squadra in un contesto che, dall’esterno, sembrava davvero sull’orlo del caos. Disquisire nuovamente sulle esatte dinamiche del caso Icardi sarebbe inutile, anche perchè non ci è dato conoscerne i dettagli. Probabilmente nessuno può essere considerato completamente innocente, incluso Spalletti, e in ogni caso la società saprà giudicare al meglio essendo al corrente di tutto ciò che è accaduto. Da questo punto di vista, la dirigenza ha sempre sostenuto pubblicamente l’allenatore e l’indipendenza delle sue scelte, ma sembra averne smussato la foga esagerata dopo le dichiarazioni di Inter-Lazio.

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Le scelte della dirigenza

Il vero inghippo della “questione allenatore”, come viene suggerito dalle più recenti indiscrezioni mediatiche, potrebbe essere rappresentato dalle visioni diverse che dividono la società a riguardo. é probabile che il futuro della panchina dell’Inter si decide proprio in base a chi si dimostrerà più convincente in questa discussione interna. La versione che viene riportata più spesso vede nell’AD Beppe Marotta il principale sponsor di Conte: il dirigente di Varese è convinto che sia il profilo giusto per riportare l’Inter al successo e i due sono ancora legati dai tempi della Juventus. Anche la proprietà cinese, rappresentata dal Presidente Steven Zhang, sarebbe quantomeno aperta all’idea. Dopotutto, abbiamo già menzionato come gli stessi Zhang avevano considerato il profilo di Conte due estati fa. Eppure, il presidente tentenna, permettendo a Marotta di portare avanti i discorsi con Conte ma mantenendo viva la possibilità di confermare Spalletti.

Un’indecisione volta ad attendere gli ultimi verdetti del campionato, certamente, ma anche motivata dalla spesa necessaria per arrivare a Conte. Il cambio in panchina, infatti, porterebbe alla retribuzione di due allenatori contemporaneamente per due anni (tale è il tempo residuo del contratto di Spalletti), se il tecnico toscano non dovesse trovare posto in un altro club. Altra variabile meno conosciuta ma comunque interessante è rappresentata da Giovanni Martusciello, ex-allenatore dell’Empoli e ora assistente di Spalletti con delega alla difesa. I risultati del suo lavoro sono stati estremamente positivi negli ultimi due anni e la società potrebbe cercare di trattenerlo anche in caso di addio a Spalletti, ma non è detto che sia possibile.

Paolo Bargiggia, in un servizio per Sportmediaset, parla di una “prima crepa” tra Marotta e la proprietà. Gli Zhang vorrebbero riconfermare Spalletti per motivi puramente economici, mentre l’AD vorrebbe cambiare “a tutti i costi”. Nella vicenda si inserisce anche l’elemento Icardi: visto il rapporto ormai compromesso tra l’attaccante e Spalletti, la società dovrà scegliere se confermare uno o l’altro quest’estate, oppure di separarsi da entrambi. Secondo Bargiggia, la proprietà sarebbe più orientata a vendere Icardi e confermare il tecnico. Nell’editoriale di Fabrizio Biasin per tuttomercatoweb.com, invece, Francesco Perugini contribuisce delineando una posizione meno netta degli Zhang: la proprietà sarebbe soddisfatta per l’obiettivo Champions conseguito nuovamente, e sta quindi ragionando sulla possibilità di un cambiamento atto ad accelerare il processo di crescita con la consapevolezza dell’affidabilità di Spalletti qualora dovesse essere riconfermato.

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