L’Inter saluta l’Europa League, sconfitta in casa 0 a 1 dall’Eintracht di Francoforte.

Parliamoci chiaro: serviva un miracolo (o tanta fortuna), e i miracoli accadono molto raramente.

Di fortuna non ne parliamo nemmeno, perché la fortuna aiuta gli audaci e l’Inter ieri sera di audace ha avuto solo la faccia per scendere in campo in quel modo.

Il fatto di essere stati in 11 contati c’entra fino ad un certo punto, quelli che erano in campo dovevano mangiare l’erba e invece si sono fatti mangiare loro da una squadra, l’Eintracht, che è forte ma non fortissima, una squadra che l’Inter avrebbe dovuto affrontare con piglio deciso, mettendo in campo l’orgoglio di indossare la gloriosa maglia nerazzurra.

Niente di tutto questo. Ieri sera abbiamo assistito alla mesta resa di una squadra che è apparsa svuotata nella testa prima ancora che nei muscoli. I giocatori dell’Inter sembravano capitati lì per caso, senza una parvenza di gioco, senza alcun movimento senza palla, senza alcuna carica agonistica. Un coacervo di persone assurte al ruolo di vittima sacrificale di una stagione a forte rischio di fallimento.

Il risultato della partita alla fine è stato anche edulcorato dalle parate di un Handanovic assolutamente incolpevole sul gol subito e sempre concentrato. Uno dei pochi che si merita di essere confermato, al pari di Skriniar, che è apparso ancora una volta come un leone in gabbia e del quale ammiriamo ancora di più l’attaccamento alla maglia che dimostra ogni volta che scende in campo o quando viene intervistato. Uno come lui si merita un contesto ben diverso da quello visto ieri sera.

Non possiamo gettare la croce addosso neppure a DeVrij. Il suo intervento maldestro ha spianato la strada ai tedeschi, ma non è da questo errore che si può giudicare il rendimento di un giocatore come lui.

PAGELLE INTER-EINTRACHT 

C’era da pretendere poco anche da Keita, al rientro dopo oltre due mesi. In altri casi avrebbe dovuto giocare 10 minuti per riprendere confidenza col campo, ieri invece era la nostra unica punta ed è dovuto rimanere in campo per 90 minuti.

Politano c’ha provato, l’unico tiro in porta dell’Inter ieri sera è stato suo. Ha saltato l’uomo 2/3 volte ma non è riuscito ad incidere sulla partita. Non possiamo dire che una squadra vincente abbia Politano come titolare inamovibile, ma nelle rotazioni ci potrebbe stare.

Il resto è apparso di una pochezza disarmante. Vecino è un CC che ieri sera non è riuscito a fare un passaggio decente a 2 metri. Borja Valero può giocare decentemente al massimo un quarto d’ora. Su Candreva stendiamo un velo pietoso, l’ennesimo.

Un capitolo a parte lo merita Perisic. Ieri sera doveva essere l’uomo in più, quello che aveva le potenzialità, la tecnica e la forza per scardinare la difesa tedesca: niente di tutto questo. L’esterno croato per l’ennesima volta ha sfoderato una prestazione a dir poco sconcertante. In primis per l’atteggiamento, e poi anche per errori marchiani che hanno certificato la sua inadeguatezza a vestire la maglia nerazzurra.

La critica comunque non può e non deve riguardare solo i giocatori.

Il mea culpa deve essere recitato primariamente da chi ha voluto, assemblato e messo in campo una squadra come questa. Parliamo del Direttore Sportivo dell’allenatore.

Spalletti ha grosse responsabilità. Aver avuto i giocatori contati non è una scusa che può reggere quando quelli che hai entrano in campo in quel modo. Un allenatore non è solo uno che decide il modulo e quando fare i cambi. Un allenatore deve essere in grado di dare un senso di gioco alla squadra indipendentemente da chi scende in campo, e deve motivare i suoi giocatori a dare il 200%, soprattutto in partite come quella di ieri sera.

Probabilmente abbiamo assistito all’apposizione della pietra tombale sulle residue possibilità di permanenza di Spalletti all’Inter. Per ciò che abbiamo visto, o lui non è stato in grado di motivare la squadra, o la squadra non segue più ciò che lui gli dice di fare. Non vediamo alternative a questi scenari.

Detto questo c’è una stagione da finire e c’è un obiettivo da centrare. L’eventuale mancata qualificazione alla prossima Champions League sarebbe una catastrofe anche in vista della ricostruzione dalle macerie di questa squadra.

Domenica sera c’è il derby con un Milan che sta viaggiando a mille.

È l’ultima prova d’appello per questa Inter.

Dobbiamo fare risultato in tutti i modi, costi quello che costi.

Viceversa la proprietà dovrà intervenire immediatamente per evitare una disfatta che potrebbe avere dimensioni incalcolabili.

In tutto questo bellissimo quadretto, ci permettiamo di inviare un “caro saluto” ad un tizio che fino a poco tempo fa sbandierava ai quattro venti il suo “amore” per l’Inter e che ieri sera probabilmente si sarà sollazzato davanti alla tv. Non meriti neanche di essere nominato.

Gli unici degni di portare sempre a testa alta i nostri amati colori siamo noi tifosi. Noi che, davvero, sola non la lasciamo mai, noi che l’amiamo sempre e sempre l’ameremo.

Amarti m’affatica
Mi svuota dentro
Qualcosa che assomiglia
A ridere nel pianto
Amarti m’affatica
Mi dà malinconia
Che vuoi farci è la vita
È la vita, la mia

 

Facciamo nostre le parole di questa canzone dei CCCP che sintetizzano poeticamente il nostro amore per l’Inter in giornate come questa.

Passeranno questi anni tristi, passeranno questi e altri giocatori, passeranno gli allenatori, i proprietari, i dirigenti… per noi resterà sempre e solo l’Inter.

PARLIAMONE SUL FORUM

Impiegato tecnico di professione, cantante e chitarrista rock per passione. Amo stare con i miei figli, leggere, scrivere, fotografare e fare qualsiasi cosa possa dare sfogo alla creatività. Nel cuore porto da sempre i colori nerazzurri: per me c'è solo l'Inter!