La sottile differenza tra il rischio da correre e l’errore da commettere non deve essere stata così tanto lampante quando il nostro direttore #PieroAusilio, si è lasciato andare in pindarici dichiarazioni aggrappandosi, a quanto pare, alla speranza che quelle parole non uscissero da quella sala.

Un po’ come quando la società tutta e lui in prima fila, furono pronti a criticare – comprensibilmente – la scelta di ragazzo argentino intento a scrivere una autobiografia non ancora 23enne.

Il rischio, appunto.
Il rischio che il Karma rispedisca al mittente voracità giornalistiche ed isterismi societari è altissimo, quando la nevrosi prende il sopravvento a causa di una posizione di comando non proprio salda ed in virtù di uno scossone societario e di gerarchie che difficilmente un Manager come Lui non aveva colto ancor prima di firmare il rinnovo contrattuale.

Ho sempre avuto l’impressione che Ausilio fosse quel compagno di classe che tutti abbiamo avuto: potenziale mostruoso ma che per il suo essere introverso non riusciva ad emergere perdendosi in una sufficienza mortificante.

Il #rischio che quel potenziale venga vanificato a fronte della rassegnazione c’è sempre, ed in questo caso non è certo un rischio che nessuno vuol correre, quanto un’eventualità da tenere sempre in considerazione.
Hanno esattamente questo sapore, le dichiarazioni del nostro – chissà per quanto – direttore sportivo. Non sono un #errore commesso, perché non sono una cantonata, non sono frutto di elucubrazioni mentali; trattasi di una cronaca neppure tanto minuziosa della situazione della nostra squadra e del nostro spogliatoio.

E’ forse un errore aver lasciato intendere che Thohir è stato un affarista?
E’ forse qualificabile come errore dire che manca un Leader nel nostro spogliatoio? Spogliatoio che ha avuto pochi anni fa, che però sembrano lustri,  gente come Cambiasso, Deki, Zanetti. Non possiamo depauperare la consapevolezza che Uomini del genere siano necessari al pari dei fenomeni; non possiamo permetterci che un Gabriel Barbosa – chiamarlo gabigol mi viene ancora troppo difficile – sia l’unico a scaldare la curva ed a muovere le emozioni a tinte neroazzurre.

E’ forse un errore dire che presentarsi con DeBoer ad inizio anno dopo una preparazione discutibile era una scelta sbagliata?
Io credo che ognuno di noi lo abbia pensato almeno 1.000.000 di volte quest’anno, Ma ho la certezza che nessuno di noi si sognerebbe mai di spifferarlo a chi si prende gioco della nostra squadra, dei nostri colori e della nostra dignità.

Eccolo il primo errore. Inerente strettamente alle dichiarazioni. Ognuno ha un ruolo da rispettare e Lui, espletando le funzioni del proprio ufficio si è permesso di legittimare le accuse che da più parti i nemici ci muovono. Ha fomentato quel celeberrimo “rumore dei nemici” che quando c’era un uomo forte al comando altro non era che un chiacchiericcio che neanche scalfiva le intenzioni.
Legittimare la critica in momenti delicati è errore che una società come la nostra non può permettersi. Non ci si può sempre aggrappare alla speranza, tutt’altro che condivisa e condivisibile, che certe dichiarazioni suonino come monito alla squadra.

Ed è in questo senso che va ricercato il secondo errore.
Ha corso un rischio che è diventato mortificante: nell’onnipotenza della sua funzione, minata dalla presenza di Sabatini, ha voluto rendere pubblica qualcosa che sarebbe dovuta risuonare ad altissima voce nelle segrete degli spogliatoi.

Una mossa azzardata che non può non far pensare – e stavolta sì – e dire ad ognuno di noi che non è stato all’altezza delle nostre aspettative. Esattamente come la squadra che era stato chiamato a costruire e proteggere. Esattamente come il suo lavoro che sotto gli occhi di tutti appare fallimentare. Più che un rischio corso, più che un errore commesso: una Delusione annunciata.
Salvatore Difrancesco

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