Al termine del primo tempo di Inter-Torino la sensazione tra i più è stata quasi unanime: la sconfitta di Sassuolo ha fatto bene. La formazione nerazzurra pur non facendo cose straordinarie ha messo i granata nella propria metà campo non ha concesso nulla ed ha chiuso la prima frazione con il più classico dei risultati: 2-0.
Nella ripresa ecco il nuovo “psicodramma” nerazzurro. La squadra di Luciano Spalletti, non solo è rimasta in balia di un Toro che l’ha messa alle corde e, non solo ha smesso di giocare, ma ha visto vanificare il doppio vantaggio rischiando addirittura di perdere la gara.
La domada è sorta spontanea: cosa è successo nell’intervallo. Una squadra dalle potenzialità dell’Inter, non può, dico non può, sparire letteralmente dal campo, sia a livello di gioco ma soprattutto a livello di testa, con giocatori assolutamente in confusione e, a tratti, in crisi fisica. Ed ora? Certo siamo solo all’inizio ed è sbagliato guardare la classifica, ma serve uno svolta che, a mio modo di vedere, deve arrivare da Luciano Spalletti.
Il tecnico nerazzurro, sembra alla ricerca degli incastri giusti ma, come a Sassuolo, non è un dramma, ma va detto, sbaglia la gestione dell’undici titolare. Dopo il gol di Belotti, grosse responsabilità da parte di Handanovic, ma è inconcepibile che in vantaggio di due reti, in casa, si possa subire un gol del genere, con lancio di 40 metri a tagliare tutto il campo, il tecnico nerazzurro doveva aiutare la squadra.
Perché anziché Dalbert non inserire Miranda, tornare a 4 dietro ed allargare D’Ambrosio? Certo parlare da fuori è facile ma, a sensazione il mister deve riassettare le proprie idee e soprattutto gestire meglio i cambi. La fotografia della confusione interista è il cambio di Lautaro al 91’.
Spalletti è un ottimo mister, la società ha fatto sforzi importanti per dargli un rosa competitiva ed gli ha dimostrato fiducia totale con il rinnovo del contratto: Luciano: adesso tocca a te. Non è successo nulla, ma andare alla pausa senza i tre punti di Bologna, complicherebbe i piani, soprattutto a livello ambientale e di morale. L’Inter però non è l’anti-Juve, prima di tutto deve essere l’anti-Inter, perchè partite come quella di ieri si devono portare a casa. Coraggio, mancano 36 finali!