Palloni pesanti, riflessi non perfetti: Spezia subito avanti

La sconfitta del Milan prima di scendere in campo al Picco di La Spezia forse ha tranquillizzato un po’ troppo la squadra, che non inizia bene la partita.
Lo Spezia ci mostra fin dai primi minuti perché è ancora fuori dalle posizioni valevoli per la retrocessione. Quella di Italiano è una squadra molto attenta, ben disposta in campo e assolutamente in grado di costruire l’azione coinvolgendo tutti gli effettivi.
Con un’azione manovrata e avvolgente infatti, dopo 12 minuti di gioco, Agudelo libera Farìas al tiro, che con la complicità di Handanovic finisce in rete per il vantaggio dei liguri.
Un po’ come 3 giorni fa in quel del “Maradona” di Napoli, l’Inter va sotto alla prima occasione concessa agli avversari e con l’aggravante di un errore individuale piuttosto grossolano.

Handanovic, può capitare un periodo no

Come per l’attaccante da 25 gol a stagione può capitare un trend negativo senza trovare la via del gol, anche ai portieri possono capitare delle giornate storte.
Il nostro capitano non deve aver vissuto due nottate semplici negli ultimi giorni, tra l’autogol di Napoli – imputabile in concorso di colpa anche a Stefan De Vrij – e il brutto errore di ieri.
L’Inter ha subito gol con l’unico tiro effettuato nei 90 minuti dallo Spezia, quindi oltre alla sfortuna dell’errore c’è anche il sentore di una grande beffa.
Personalmente però sono stanco di sentir parlare di vice Handanovic. Samir è il nostro capitano, è arrivato a Milano ormai 9 anni fa e vede l’opportunità – a 36 anni suonati – di vincere il primo trofeo della sua carriera ormai quasi ventennale. Samir è una persona molto introspettiva, per cui sarà sicuramente il primo ad essere a conoscenza del periodo negativo che sta vivendo e vorrà lavorare duramente per uscirne al più presto.
Mi sembra poco rispettoso nei suoi confronti parlare in continuazione di sostituti – cosa che accade da anni – e di “problema Handanovic”. Sono sicuro che 18/19 squadre di Serie A pagherebbero per avere dalla loro parte il “problema” ex Udinese.

Carattere di squadra, sfortuna negli episodi

Dopo il gol subito la reazione della squadra è buona, così come accaduto a Napoli non subiamo il colpo e riusciamo a restare compatti e ad avanzare il baricentro.
Il ritmo però non è elevato, anche per merito dei padroni di casa oltre che per il visibile affaticamento dei nostri, e il pareggio tarda ad arrivare. Al 39° Hakimi trova però una buona traccia per l’accorrente Perisic che con un po’ di fortuna deposita in rete l’1-1.
Il secondo tempo è tutto a tinte nerazzurre, ma nella seconda frazione ancor più che nella prima l’Inter pecca di imprecisione e patisce la stanchezza.
Lukaku è poco lucido e non riesce a sfruttare una colossale occasione da rete, dopo essere stato lanciato letteralmente da un difensore spezzino.
Ci vengono annullati due gol in un minuto dal VAR, che a inizio ripresa non aveva richiamato l’arbitro dopo un netto contatto in area di rigore tra Vignali e Lautaro Martinez.
Nel complesso possiamo dire sicuramente che gli episodi non hanno girato a favore dei ragazzi di Conte ieri sera, complice anche una buona dose di sfortuna.

La prossima partita sarà contro l’Hellas di Juric, squadra in crisi di risultati ma che vive di grandi prestazioni quando meno la si aspetta, anche se a 6 giornate dal termine vive una posizione di classifica senza più obiettivi stagionali.

Conte: “Superlega? Non tocchiamo la storia del calcio”

Non poteva passare in secondo piano la questione Superlega, sulla quale si sono spesi in questi giorni fiumi di parole che – allo stato attuale dei fatti – non poteranno a nulla. Il progetto è fallito ancora prima di cominciare, con i club che si sono resi conto che in questo momento storico pensare esclusivamente ai propri interessi risulterebbe quantomeno irresponsabile, anche dal punto di vista umano.
Ha parlato di tradizione sportiva invece Antonio Conte, che giustamente fa leva su uno degli aspetti più discussi dell’invenzione di Florentino Perez: la chiusura della competizione. Conte parla di meritocrazia e tradizione nella storia del calcio, due valori fondamentali che hanno sempre contraddistinto la composizione e lo svolgimento di qualunque competizione.

Il secondo tasto toccato dal mister nerazzurro è – se possibile – ancora più condivisibile.
“Non ci dobbiamo dimenticare che il calcio è passione, non è solo business”.
Dopo tutti i discorsi sentiti profetizzare come il calcio sia solamente un comparto industriale, un prodotto da vendere ai più giovani e una vetrina per i negozi di merchandising, non c’erano parole migliori di quelle del mister per riassumere il pensiero di chi di questa Superlega non ne sente e continuerà a non sentirne il bisogno.

Infine, Conte non ha mancato una critica a chi da tutto questo polverone uscirà vincitore: la Uefa. Il mister sembra voler difendere il desiderio dei “superclub” di voler far valere i propri diritti per usufruire di maggiori introiti economici che la Uefa non ridistribuisce totalmente, ma incassa in gran parte.
Sicuramente la federazione europea non è un gruppo di santi e incorruttibili funzionari del calcio e Conte è assolutamente in una posizione ragionevole quando parla di una distribuzione iniqua dei fondi in possesso dall’Uefa nei confronti dei club.
Ciò nonostante, la Superlega non è un modello sostenibile dal punto di vista sportivo, storico e meritocratico ed è quindi giusto combattere perché non accada, come ha fatto l’Uefa.