Il Real Madrid è il club grazie al quale la “vecchia” Coppa dei Campioni fu creata e istituita, che negli anni come nessun altro club europeo ha plasmato la propria storia in simbiosi con quella del massimo torneo continentale. Dite che si è visto?

Questione di esperienza

Nonostante la nuova maglia scudettata, partiamo da una considerazione semplice quanto dolorosa: a livello europeo le squadre italiane (tutte) pagano un gap importante con le assolute protagoniste di questa Champions. Certo, il Real Madrid non è più la squadra capace di inanellare 4 vittorie finali in 5 anni, ma lo zoccolo duro della squadra, il tecnico Ancelotti e il blasone dei blancos contano sempre in campo europeo.
Noi d’altro canto, lo sappiamo ormai, siamo ancora in fase di assestamento dopo il terremoto estivo caratterizzato dalle cessioni eccellenti e dall’addio di Conte. A farci male è stato (ancora, come l’anno scorso) uno dei ragazzini terribili del Real, il solito Rodrygo imbeccato dall’altrettanto giovane e terribile Camavinga, per cui parlare di esperienza potrebbe suonare errato. La tranquillità e l’ambiente che però questi giovani trovano è creato dai soliti Benzema, Modric, Casemiro eccetera.

Manca cattiveria sotto porta

Se un incremento di qualità nel palleggio e nell’abilità tecnica del nostro parco attaccanti è senza dubbio, è altrettanto vero che la partenza dell’ex numero 9 ci ha lasciato un vuoto nella fase puramente realizzativa. Soprattutto nel primo tempo, le combinazioni per portare al tiro gli attaccanti e le occasioni su palla inattiva non sono mancate. Ciò che è mancato è stato però il mordente, la capacità di sfruttare e capitalizzare quelle occasioni che a tratti nella gara siamo riusciti a creare con continuità. Dzeko ha avuto un paio di occasioni, una specialmente ha costretto Courtois a una grandissima parata e Lautaro poteva forse fare di più.

 

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Primo tempo da serata di gala

L’Inter vista nel primo tempo è stata di spessore europeo, scesa in campo come vorrebbe un ipotetico “manuale” per giocare in Champions League. Abbiamo fatto apparire il Real una squadra qualunque, compassata e spesso alla mercé del suo avversario e di questo vanno fatti grandi meriti ai nostri ragazzi. Forse però, proprio per la rarità di trovare un avversario come il Real in queste condizioni, avremmo dovuto sfruttare meglio l’occasione. In un attimo la casa blanca sa trasformarsi da agnellino indifeso a leone ruggente e ieri sera, se ce ne fosse stato bisogno, ne abbiamo avuta l’ennesima conferma nel secondo tempo.

Calo fisico o mancanza di lucidità?

Nel secondo tempo, tra sostituzioni e ritmo più compassato da parte nostra, il Real viene fuori e cambia le percezione di come sarebbe potuto maturare il risultato rispetto ai primi 45 minuti. Qui le considerazioni che sorgono spontanee sono soprattutto due, entrambe riguardo le sostituzioni: Correa entra al posto di Lautaro e Vecino per Barella.
Partendo dall’uruguagio, per cui Simone Inzaghi ha già speso parole positive, il suo ingresso è stato decisamente confusionario e impacciato. Prendere il posto di un “tuttocampista” come Barella non è mai facile, ma Vecino è sembrato un po’ troppo impacciato per la sua età anagrafica e per il ricordo che indissolubilmente porta vederlo in campo in Champions League.
Capitolo punte, come giustamente era accaduto a Marassi la staffetta è stata ancora tra argentini con Dzeko lasciato in campo 90 minuti. Probabilmente l’alternanza è stata dovuta ancora agli strascichi della pausa nazionali, che per i sudamericani è troppo probante. Con tutta probabilità però la coppia di argentini negli ultimi 30 minuti avrebbe saputo impensierire maggiormente la retroguardia madridista, apparsa decisamente più in controllo con uno sfiancato Dzeko e un Correa poco incisivo.

La prestazione resta, i risultati arriveranno

Come detto da mister Inzaghi a fine gara, questo è il calcio. Serve a poco buttarsi in analisi iper approfondite o guardare tutto da una prospettiva positiva o negativa che sia, guardando quello che abbiamo lasciato sul campo è invece semplice dire che l’Inter meritava di più. Come l’anno scorso, il Real esce con 3 punti da San Siro senza sapere bene perché e come.
A differenza dell’anno scorso però, quando il successo degli ospiti era arrivato dopo una partita giocata da noi in inferiorità numerica e persa per un rigore, stavolta abbiamo da custodire nella memoria questa prestazione e farne tesoro per le prossime partite.

Ovviamente cominciando da quella di sabato, tornare a vincere in questo momento è fondamentale e l’appuntamento casalingo contro il Bologna è di quelli da non fallire.

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