Sulla Gazzetta dello Sport di ieri abbiamo potuto leggere una notizia che farà certamente piacere a tutti noi tifosi interisti: Brand Finance, società di consulenza e di valutazione del brand, ha inserito l’Inter al 13° posto nella classifica dei primi 50 club di calcio dotati di un marchio aziendale di valore. Un notevole passo avanti per la Beneamata che, grazie all’operato di Suning (e non solo), è riuscita a balzare dal 28° posto del 2017 al 13°, a sole tre posizioni da quel decimo posto che era il primo obiettivo dichiarato da Erick Thohir, quando acquistò la società nel 2013. Cinque anni dopo gli obiettivi sono per fortuna cambiati e l’Inter non si accontenta di quest’ultimo piazzamento e sicuramente cercherà di scavalcare ulteriori posizioni e diventare il primo club italiano nella top 10 dei brand di valore.

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I parametri utilizzati

Quali sono i parametri utilizzati per classificare il valore del brand? Sarebbe riduttivo citare i ricavi. No, in realtà vengono presi in considerazione diversi fattori: investimenti nel marchio, capitale degli stakeholder e risultati del marchio. Per ognuno di essi vi sono ulteriori categorie che ne determinano il valore. Vediamo meglio quali.

Investimenti nel marchio–> numero di tifosi, valore della squadra, operato della dirigenza e capienza dello stadio

In quanto a questo, l’Inter può contare su una solida base in Italia e su un bacino estero enorme, soprattutto in Oriente, che garantisce circa 311 milioni di tifosi (dati riportati da calcioefinanza.it). Operato della dirigenza e valore della squadra vanno di pari passo: dalla stagione 2013/2014 a quella attuale, l’Inter ha migliorato sensibilmente il proprio valore, portando a Milano giocatori di caratura europea come Miranda, Perisic, De Vrij o Rafinha (per 6 mesi) e facendo sedere sulla propria panchina allenatori esperti come Mancini e Spalletti. Gli unici giocatori presenti anche negli anni più bui del recente passato nerazzurro sono Handanovic, Ranocchia ed Icardi, ovvero due colonne assolutamente incolpevoli per i fallimenti degli anni scorsi ed un panchinaro.

Capitale degli stakeholder–> giocatori convocati in nazionale, patrimonio del club, risultati sul campo, ricerca sul mercato globale dei tifosi

L’arrivo di nuovi giocatori è stato decisivo per tutti i fattori sopra citati: nel 2013 i nazionali erano Handanovic, Rolando, Nagatomo, Alvaro Pereira, Mariga, Guarin, Kovacic, Taider, Belfodil e Palacio, quasi tutti giocatori non particolarmente amati dai tifosi. Oggi ad essere convocati sono Icardi, Miranda, De Vrij, Skriniar, Brozovic, Perisic, Lautaro Martinez, Keita, tanto per fare alcuni nomi; un drastico cambio di rotta, i cui effetti poi li vediamo in campo.

Risultati del marchio–> presenza spettatori per gara, accordi di sponsorizzazione, ricavi

La scorsa stagione ha segnato un punto di svolta sotto questo punto di vista. Con una media di circa 57 mila spettatori a San Siro, l’Inter può contare sulla nona tifoseria più presente in Europa. Meglio delle Beneamata solo Borussia Dortmund, Bayern Monaco, Manchester United, Barcellona, Tottenham e Real Madrid. Capitolo sponsor: ad oggi, l’Inter ha firmato con FullShare, Lvmama, Donkey Mother, iMedia ed a breve verranno siglati nuovi accordi di sponsorizzazione con Kweichow Moutai Group e Lenovo. L’aumento dei ricavi, dunque, non poteva che essere la naturale conseguenza. Tutti fatti che confutano le critiche sullo scarso interesse di Zhang Jindong verso i colori nerazzurri…

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Salto di qualità

Questo ultimo risultato lo si può sicuramente definire un ottimo passo per tornare nell’élite del calcio mondiale. E’ giusto utilizzare il termine “tornare” poiché l’Inter manca da troppi anni dal calcio che conta e questo ha pesato molto sulle finanze nerazzurre, sugli acquisti e sulla quarta fascia nella quale l”Inter è stata inserita nel sorteggio di Nyon; inoltre è giusto ricordare il periodo maggio-dicembre 2010, nel quale i nerazzurri si ritrovarono effettivamente sul tetto del mondo. Tuttavia occorre ricordare quali siano i club di fronte all’Inter ed il loro fatturato: Manchester United (1551 milioni) in prima posizione, con Real Madrid (1288 milioni) e Barcellona (1237 milioni) che completano il podio. A seguire, vediamo Bayern Monaco (1094 milioni), Manchester City (1090 milioni), Liverpool, Chelsea, Arsenal, Paris Saint Germain e Tottenham. Un risultato impressionante quello dei club inglesi, i cui proventi derivano non solo da un’abile strategia di marketing ma anche dalla cessione dei diritti tv a cifre astronomiche, impensabili qua in Italia. Da questo punto di vista, l’Inter è distante anni luce dal competere con queste squadra. Sappiamo però che maggiori ricavi non implicano necessariamente una vittoria: dei club appartenenti alla top ten, infatti, solo Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco e Paris Saint Germain riescono a vincere stabilmente qualcosa e le ultime due devono ringraziare il fatto di non avere rivali in campionato. All’Inter non resta che crescere passo dopo passo e tornare ad ottenere vittorie importanti in Champions League, oltre ad attrarre nuovamente campioni.

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