C’è un aspetto che accomuna le prestazioni dell’Inter contro Pordenone e l’Udinese: l’incapacità di trovare alternative tattiche valide nel momento in cui gli avversari sono riusciti a prendere le misure all’esuberanza dei nerazzurri sulle due corsie esterne. Ieri pomeriggio, sono serviti 45 minuti a Massimo Oddo per studiare le giuste contromisure che gli permettessero di ingabbiare Candreva, migliore in campo per l’Inter nel primo tempo, e un Perisic comunque non ottima forma. Nella ripresa, l’Udinese ha mosso qualche pedina e modificato la veste tattica, andando a raddoppiare con maggiore precisione su entrambi i versanti. A quel punto a Luciano Spalletti, aggrappatosi all’estro di Brozovic, come in Tim Cup a gara in corso, serviva un contributo più efficace in mezzo al campo, per creare superiorità numerica ed imprevedibilità nella trequarti avversaria. Così, invece, non è stato e nel day after ci si ritrova a parlare dell’ennesima occasione sciupata da un talento che, nonostante le buone doti, continua a incepparsi nel momento del salto di qualità.

Sono due i limiti che attanagliano il croato e gli hanno impedito finora di trascinare l’Inter in momenti cruciali. Il primo è sicuramente caratteriale: difficile avere pazienza nel vederlo vagare per il campo con atteggiamento indolente quando invece risultato e contesto imporrebbero dosi massicce di grinta e cattiveria agonistica. Quando il cronometro sembra viaggiare più veloce del solito e l’obiettivo è più lontano di quanto dovrebbe essere, lottare su ogni pallone diventa la priorità, tirando fuori le unghie, indispensabili in campionato come il nostro, cosa che da Brozovic ormai sembra impossibile ottenere. Cambiano le situazioni di gioco, gli avversari, i risultati, ma il suo modo di affrontare la gara rimane inalterato. Il secondo limite, invece, riguarda la tattica. L’impressione è che difficilmente l’ex Dinamo Zagabria riuscirà ad evolversi anche sotto questo aspetto: solo a sprazzi riesce a dialogare con Icardi, difficilmente detta il passaggio ai compagni con movimenti senza palla e quasi mai tira fuori l’idea giusta per superare il suo diretto marcatore e creare scompiglio lì davanti. Probabilmente, l’ultimo disperato tentativo per provare a rivitalizzarlo e dargli continuità, sarebbe il passaggio al 4-3-3, schema forse più congeniale alle sue caratteristiche, ma soltanto Spalletti sa quanto possa valere correre il rischio di cambiare modulo a stagione in corso.

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