Il calcio vive spesso di situazioni paradossali e di storie, belle o brutte (dipende dalla propria posizione), che si ripetono. E ancora una volta, il Sassuolo si conferma nemesi per eccellenza dell’Inter. Anzi, verrebbe da dire, ed è assurdo solo pensarlo, che lo 0-0 di ieri spezzi la serie di sconfitte contro gli emiliani. I neroverdi appaiono ancora una volta indemoniati, letteralmente assatanati quando si trovano davanti le maglie nerazzurre, mostrando uno spirito, una tenacia e una voglia che nel loro campionato risaltano soltanto in 2 partite su 38 disponibili. E viene da pensare che ormai anche all’Inter si sia sviluppata una sorta di psicosi, visto che sin dal primo minuto di ieri la squadra è apparsa contratta, con pochi spunti, incapace di trovare la via del gol e delle occasioni. L’Inter ci prova senza esserne neanche troppo convinta, abbozza un assedio ma lo fa male, e addirittura è il Sassuolo ad andare più vicino a vincerla, prima con due occasioni firmate Boateng e poi con il destro a botta sicura di Boga. Handanovic blinda almeno il pareggio, che lascia una sensazione di vuoto per una squadra che, alla vigilia, si era auto-candidata a lottare con il Napoli per il secondo posto. Vuoto che, almeno sugli spalti, viene colmato dall’atmosfera gioiosa e spensierata creata dai bambini, che sicuramente avrebbero meritato uno spettacolo migliore. Oltre che per il risultato, la partita è oggettivamente brutta, confusa, spezzettata, piena di errori tecnici.

Steccano in troppi. E perchè Lautaro così tardi?

E a proposito di errori tecnici, non possiamo non sottolineare quelli di Joao Mario. Conosciamo bene il portoghese, sappiamo come non faccia della garra la sua dote migliore, ma almeno riesce sempre a garantire una buona tecnica di base e lucidità. Non ieri, perchè anche lui sbaglia tanto, così come il Brozovic visto negli ultimi 10 minuti, che non ne combina una giusta. Il croato spesso arriva con poca lucidità nel finale di partita, probabilmente perchè stremato dal ruolo che ricopre. Tutti i palloni passano da lui, ci si aspetta sempre che inventi qualcosa in mezzo al piattume di centrocampo. Non è una critica a Brozovic, sia chiaro, anche perchè il numero 77 disegna anche 2-3 passaggi da campione, come quelli per Vecino o per Perisic. Semmai è una presa di coscienza (l’ennesima) che al centrocampo dell’Inter manchi più di qualcosa: non è normale essere così dipendenti da un solo giocatore. La sensazione è che, se a questa squadra manca Brozovic, il centrocampo sia semi-inesistente. Ed è normale che, a lungo andare, la lucidità in partita venga meno. Vecino fa quel che può, inutile chiedergli qualità, ed è per questo che non ci stupiamo a differenza dei due sopracitati. Davanti Perisic si accende a sprazzi ma è in alcuni casi addirittura distratto, come in occasione dello schema su punizione con Brozovic nell’ultimo minuto. In generale, comunque, l’ala croata non riesce mai a saltare l’uomo ed è lo specchio dell’Inter vista ieri: statica, lenta, estremamente prevedibile. L’assenza di Keita, in questo senso, pesa come un macigno. E lo stesso Icardi, che nell’ultimo mese aveva cambiato il suo stile di gioco garantendo un grande contributo alla manovra, ritorna old style aspettando passivamente un pallone ma non riuscendo neanche a fare ciò che gli riesce meglio, il gol. Sul cross che gli arriva da D’Ambrosio al centro dell’area, colpisce malissimo di testa. L’argentino perde tutti i contrasti e viene incastrato nella morsa dei difensori del Sassuolo. Fortuna che la difesa si salvi in blocco, specialmente con le parate di Handanovic e il salvataggio provvidenziale di Skriniar all’ultimo secondo.

Capitolo cambi: si fa davvero tanta fatica a comprendere il motivo per cui Spalletti opti per delle sostituzioni così tardive dopo l’ingresso di Nainggolan. Che, va ribadito con estremo rammarico, offre una prova spenta e si conferma lontanissimo parente del giocatore che avevamo conosciuto in questi anni di Serie A fra Cagliari e Roma. Un’involuzione davvero preoccupante, che diventa ancora più atroce e amplificata nel giorno in cui Zaniolo segna un altro gol. Dal 60′ fino all’81’, in ogni caso, in partita non succede praticamente niente, e in questi casi ci si attende la mossa dell’allenatore, la decisione, il messaggio che scuota la squadra. E invece no, piattume totaleLautaro Martinez, nonostante le ottime recenti prestazioni, non si merita altro che 10 minuti nella confusione che caratterizza i finali di partita quando si cerca il gol. Stavolta il Toro non riesce a replicare quanto fatto contro il Napoli. Discutibile anche il fatto che ad essere sostituito sia stato ancora una volta Politano e non Perisic, di gran lunga più in ombra rispetto al collega della fascia opposta. L’altro cambio, invece, è quello di Borja Valero per Vecino. Già, proprio quando ci si aspetta l’ingresso di un uomo offensivo per un centrocampista, Spalletti decide di inserire un pari-ruolo. Il Candreva visto contro il Benevento, forse, proprio ora che sta riconquistando fiducia nei propri mezzi, avrebbe fatto al caso nostro. Specialmente perchè, se negli ultimi 10 minuti ti serve un gol, è potenzialmente più pericoloso un giocatore come Candreva che ha un buon tiro da fuori rispetto a Borja Valero, che non ha mai fatto del gol una sua caratteristica. E neanche dell’ultimo passaggio. E se non si azzarda una mossa prettamente offensiva in casa contro il Sassuolo, che sarà anche nemesi ma è pur sempre una squadra da metà classifica, viene da porsi delle domande anche in ottica futura. Nella serata in cui steccano in molti, stecca in maniera preoccupante anche Spalletti.

Occasione sprecata. Ora il Torino

Già, questo scialbo 0-0 è una brutta chance persa di guadagnare punti sulle inseguitrici o su chi sta davanti. Oggi, infatti, è in programma Napoli-Lazio e l’occasione è stata brutalmente sciupata, mandata alle ortiche. E ancora contro il Sassuolo. Assurdo, come si diceva in apertura, che una squadra che fino al 2013 non era mai stata in Serie A e che nelle prime due stagioni aveva subito due sonori 7-0 dai nerazzurri, sia diventata quasi un incubo per la grande e blasonata Inter. Storie paradossali, storie di calcio. Adesso il Torino in trasferta, altro impegno storicamente complicato e che l’anno scorso ha visto uscire i nerazzurri immeritatamente sconfitti contro la squadra di Mazzarri. Già, un altro personaggio del calcio nostrano che con l’Inter ha il dente avvelenato e che non mollerà di un centimetro contro la sua ex squadra. Servirà una prova diversa, servirà uno spirito differente per portare via i 3 punti dal Grande Torino.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.