Il contesto turco

Tra tutti i post-festeggiamenti possibili forse quelli del diciannovesimo scudetto nerazzurro vanno annoverati tra i peggiori di sempre.
D’altronde, non ce ne vogliate, siam fatti così.
Qualche giorno dopo la vittoria matematica dello scudetto è arrivata l’ufficialità di Mourinho come nuovo allenatore della Roma ed appena una settimana dopo il termine del campionato Conte si separa “consensualmente” dalla Beneamata.
Condizione propedeutica per la fine del rapporto di cui sopra sono state le scelte (forzate) del club, ergo di Zhang jr., nel dichiarare apertamente di voler vendere un pezzo forte: indiziato numero uno Hakimi.

Coerentemente con tutto ciò, quote dell’Inter sono state date in pegno ad Oaktree per il prestito che quest’ultimi andranno a garantire, sotto forma di finanziamento, con la somma di 275 milioni di euro.
Senza addentrarci oltre nei dettagli questo è, ahinoi, il contesto reale in cui, volenti o nolenti, ci troviamo ora.
Al netto delle premesse da considerare tragiche (per usare un eufemismo) possiamo fare una prima considerazione e cioè: il cambio allenatore è stato, viste le circostanze (Allegri promesso alla Juventus e Sarri considerato non idoneo per la struttura dei calciatori in rosa), uno dei migliori possibili.
Inzaghi in quel momento era, speriamo lo sia anche in tutta la sua avventura interista, il candidato a cui calza perfettamente il vestito Inter, per ambizione, età, modulo e stile di gioco.
Seconda: per il momento non è stato ancora venduto nessun pezzo pregiato della rosa, Hakimi ad oggi è ancora un giocatore tesserato con l’Inter anche se sappiamo che a brevissimo partirà (direzione Psg) per una cifra intorno ai 70 milioni di euro.
Terza: l’ingaggio, lampo (proprio come l’arrivo di Inzaghi), di Hakan Calhanoglu a parametro zero.
Visto tutto quel che si è detto e letto sull’Inter in questo mese, mi sento di affermare che poteva andare peggio.

Il passaggio

Calhanoglu lascia il Milan dopo quattro stagioni e come cita la campagna social ufficiale dell’Inter, il nuovo, probabile, numero 11 interista attraversa il Naviglio passando dall’inferno rossonero alla sponda nerazzurra accompagnato dal traghettatore Caronte, in questo caso Marotta.
Tralasciamo per un momento il fattore sfottò, anche se sottrarre un calciatore ai cugini è per forza di cose una soddisfazione per tutti i tifosi interisti tanto più se il giocatore in questione è di talento.
Cercando di rimanere lucidi dobbiamo riflettere sul fatto che nei vari passaggi dall’Inter al Milan e viceversa possiamo senz’altro dire che è l’Inter ad avere un credito, gli ultimi vent’anni ci hanno fatto soltanto del male sotto questo punto di vista.
Questa volta ci sono le carte in tavola per ribaltare questa spiacevole tendenza: c’è la tecnica, c’è voglia di vincere, c’è un allenatore che può valorizzare il nuovo acquisto al massimo.

Il futuro tattico

Delle quattro stagioni a tinte rossonere non tutte sono state floride specialmente le prime ma nell’ultimo anno e mezzo il turco si è imposto chiudendo l’ultima stagione con delle statistiche importanti: primo giocatore in serie A per assist da fermo (6) e 9 i totali, terzo per passaggi in area di rigore e il migliore per occasioni importanti create. Pochi i gol, solamente 4 in campionato con un’aspettativa in cifre sicuramente più alta in fase realizzativa.
Viste le condizioni di Eriksen, incredibilmente incerto un suo ritorno in campo, e delle finanze nerazzurre l’acquisto a parametro zero e le cifre dell’ingaggio rendono Calhanoglu un grandissimo rinforzo in casa Inter.
Hakan arriva nel fiore della sua maturità calcistica, a ventisette anni è all’apice della carriera ma c’è la sensazione che il turco possa dare ancora qualcosa in più, con Pioli è cresciuto moltissimo ed Inzaghi sembrerebbe, perlomeno sulla carta, l’allenatore giusto per farlo esprimere al meglio.
Le probabili posizioni in cui verrà impiegato sono: da mezz’ala in un classico 3-5-2 oppure, e presumo più probabile, da “trequartista” in un 3-4-1-2 esattamente come, fino alla stagione scorsa, giocava Luis Alberto nella Lazio di Inzaghi.
Penso che, oltre all’ingaggio più alto (parliamo di un milione), l’ambizione ad avere una maggior possibilità di vittoria e proprio la disposizione tattica riservatagli abbiano dato la spinta giusta per farlo approdare all’Inter; paradossalmente non so se con Conte si fosse deciso a vestire la maglia nerazzurra, proprio per il diverso approccio tattico del tecnico pugliese.

Asse Middelfart-Manneheim

Le due città natali di Eriksen e Calhanoglu distano 838km l’una dall’altra, quasi 9 ore in auto ma le idee di gioco dei due sono molto più vicine rispetto ai luoghi d’infanzia.
Se il danese dovesse tornare a disposizione (lo speriamo tutti fortemente) la sua presenza non andrebbe ad intaccare la posizione del turco.
Non solo i due possono giocare insieme in un 3-4-2-1 magari in situazioni dove si ha a disposizione solo uno tra Lukaku e Lautaro, ma semplicemente sono giocatori che possono convivere avendo caratteristiche differenti anche se apparentemente potrebbero sembrare uno la copia dell’altro.
Logico che l’Inter abbia virato su Calhanoglu in virtù del problema riscontrato da Eriksen sennò probabilmente la trattativa, almeno nelle tempistiche e nelle intenzioni, sarebbe maturata in maniera diversa (sempre che ce ne fosse stata una).
Entrambi, oltre alla loro disponibilità nel giocar da mezz’ali danno alla formazione di Inzaghi svariate alternative in altre zone del campo con Eriksen che potrebbe ritrovarsi a fare da vertice basso, cosa che Calhanoglu non ha nelle proprie caratteristiche, o il trequartista compassato a differenza del turco che può giocare qualche metro più avanti avendo però nelle corde maggior rapidità ed inserimenti più determinanti rispetto al danese.
Il tocco e la tecnica di entrambi non si discute, la scelta, lì, è soggettiva.
In una situazione da calcio da fermo con entrambi in campo si tornerebbe a far la conta per chi debba battere come ai tempi di Mihajlovic e Adriano, quindi meglio averne due di specialisti su calcio piazzato che non averne affatto (o banalmente che averne soltanto uno).
In sostanza l’arrivo di uno non implica logicamente la partenza dell’altro, sempre con il presupposto che Eriksen possa tornare a solcare i campi italiani, ma dà una scelta in più ad Inzaghi qualora dovesse averli entrambi a disposizione.

Calhanoglu avrà l’occasione per dimostrare che tipo di calciatore è, qual è la sua caratura ed avrà l’opportunità di essere decisivo in una squadra che si spera voglia continuare a lottare per restare al vertice.
Ma questo dipende soltanto da lui, sarà il tempo e soprattutto il campo a dirci se l’Inter con questa scelta verrà ripagata di quel famoso credito stracittadino.

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