Il tema focalizzante su cui si discute, a proposito dell’Inter, resta sempre il divario tra i punti conquistati sinora e il gioco espresso in campo: se il primo fattore è ampiamente soddisfacente, non può dirsi lo stesso per il secondo, ancora da migliorare col tempo. Il Corriere dello Sport, nella sua edizione odierna, analizza la prestazione dell’Inter, ieri in campo a Benevento, soffermandosi anche sui problemi dei nerazzurri, emersi anche al Vigorito: “E’ la migliore partenza della storia della sua società da 15 anni a questa parte: l’ultima volta, con Hector Cuper al comando, era successo nel 2002/03 quando l’Inter, sulla scia di 19 punti in 7 giornate, avrebbe chiuso il campionato al secondo posto. Sono numeri che contano, evidentemente, perché danno forza al morale e alla classifica. Poi però bisogna scomporli e studiarli, perché vengano compresi fino in fondo. Come a Roma, come a Crotone, come a Bologna, per citare soltanto le trasferte produttive quanto sofferte, non è stata una grande Inter. Per ragioni diverse dalle altre. In questo caso, sulla qualità della performance, ha probabilmente inciso l’aspetto psicologico: quando ti trovi in vantaggio 2-0 dopo 22 minuti contro un avversario che nelle ultime due settimane ha preso 6 gol dal Napoli e 4 dalla Roma, può capitare di abbassare un po’ la tensione. Ed è stato questo l’errore più grave della domenica. Senza la superficialità dell’atteggiamento successivo alla doppietta di Brozovic, il Benevento non sarebbe mai rientrato in partita”.
“Ma non possono essere ignorati i problemi di qualità del gioco, che nonostante il 65 per cento abbondante di possesso palla ha prodotto solo quattro occasioni nitide, e la distanza tra i reparti che nel secondo tempo ha concesso almeno tre contropiede al Benevento, in due casi addirittura in superiorità numerica. E’ andata bene all’Inter che i centrocampisti avversari abbiano sbagliato l’ultimo passaggio spegnendo l’entusiasmo di uno stadio pieno di passione e calore”, conclude il Corriere dello Sport.