L’ Inter si butta via all’ennesima prova del 9. La partita con la Sampdoria poteva certificare la “supremazia” momentanea nella corsa alla prossima Champions. Poteva appunto, perché lo scialbo 0-0 scaturito da Marassi alimenta ulteriori dubbi intorno a società, tecnico e squadra. C’è un futuro da costruire, ma soprattutto c’è un’Inter da ricostruire. Fondamentali saranno 3 aspetti da non sbagliare per tornare a vincere

Coppa Italia e Champions per crescere

La sfida con la Sampdoria non avrebbe influenzato più di tanto la corsa scudetto. Anche in caso di vittoria sarebbero stati comunque, realisticamente, tanti i punti di ritardo rispetto alla corazzata partenopea, ma, sicuramente, la non vittoria ha chiuso ogni verosimile possibilità di scudetto. Per dirla, (anche in maniera scaramantica), come Pioli l’anno scorso, “bisogna che accada qualcosa che non è ancora successo fino ad adesso”. Non stiamo parlando di arbitri, ma di risultati

E’ più realistico pensare che Coppa Italia e Porto, rappresentino salvagenti ultimi per non gettare alle ortiche tutta una stagione che senza alcuni step di crescita sarebbe fallimentare.

L’Inter è detentrice della coppa nazionale. L’anno scorso, in finale, ebbe la meglio rispetto alla Juventus e quest’anno, ironia della sorte, se la ritrova di fronte nel doppio confronto valevole per le semifinali. Il 4 aprile si giocherà a Torino, mentre il 25 aprile ci sarà il ritorno a San Siro. E’ inutile girarci intorno, sono due sfide da non fallire per garantirsi un posto nella finale di Roma.

Ma sono, anche, altre due le date segnate in rosso sul calendario nerazzurro. Ben più vicine nel tempo. 22 febbraio e 14 marzo. Il doppio confronto di Champions con il Porto, (dell’ex Sergio Conceicao), potrebbe dare ai nerazzurri la possibilità di tornare a giocare i quarti di finale dopo un po’ di tempo e, soprattutto, garantirebbe liquidità maggiore per la società. Senza contare che un sorteggio “favorevole”, potrebbe aprire scenari ancora più interessanti anche se, ad ora, abbastanza utopistici.

Coppa Italia e Champions. Appuntamenti da non mancare per il futuro prossimo della Beneamata.

 

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C’è un futuro da costruire, basta autofinanziarsi

Negli ultimi anni il mercato dell’Inter si è basato sull’autofinanziamento. E’ stato comprato in base a ciò che è stato venduto. Soldi ce n’erano, (e ce ne sono), pochi. Tutto ciò ha portato, anche, a delle perdite importanti: Hakimi, Lukaku, (poi tornato ma in prestito), Perisic e ultimo, ad ora, della lista Skriniar. L’incapacità di competere con le big europee è problema italiano in generale, la politica di austerity messa in atto da Zhang, (anche per colpa del blocco dello stato cinese), è una mannaia che pende ulteriormente sulla testa di Marotta e Ausilio chiamati a compiere dei capolavori in sede di trattativa

Se da un lato la politica di autofinanziamento ha portato enormi benefici al bilancio nerazzurro, dall’altro ha, sicuramente, ridimensionato le ambizioni della squadra sul campo. Al netto di uno scudetto perso “da polli”, l’aver perso Conte, Lukaku ed Hakimi ha indebolito la squadra e con essa le sue ambizioni. Quest’anno la storia potrebbe ripetersi perché dopo l’ufficialità del non rinnovo di Skriniar, si stanno alimentando voci negative intorno al futuro di giocatori importanti come, ad esempio, Marcelo Brozovic.

Va bene tutto ciò? Da un punto di vista estremamente finanziario si. Contribuirebbe ad alleggerire il peso del bilancio e a migliorare il saldo che, in questo momento, è in rosso. Da un punto di vista tecnico tutto ciò non sarebbe positivo.

L’Inter, nel corso degli ultimi anni, si sta stabilizzando su un livello più alto rispetto a quello degli anni del post-Triplete. Continuare a vendere giocatori sarebbe deleterio per il progetto di crescita che, negli anni, sta vedendo i nerazzurri protagonisti con 3 titoli conquistati dal gennaio del 2022. Il mantenimento della rosa, aggiunto magari ad un inserimento di qualche giovane di prospettiva, potrebbe aiutare a rimanere sugli stessi standard di risultati

Come si guida la rivoluzione?

Il concetto di rivoluzione è probabilmente forte e potrebbe fuoriviare rispetto a quanto detto fino ad ora, ma, a conti fatti, di rivoluzione si tratterebbe.

Il primo tassello è un cambiamento di vedute, o un cambiamento vero e proprio, della società o, almeno delle sue idee. Se Zhang riuscisse a cambiare il modo di vedere e ad andare oltre i fattori che lo stanno, in questo momento, vincolando, potrebbe accrescere i benefici della squadra e, di riflesso, anche i suoi poichè aumenterebbero i risultati di campo e, di conseguenza, anche l’appeal intorno al brand.

Il secondo tassello è tecnico. Inzaghi è un bravo allenatore ma che collega, in maniera diretta, i suoi risultati, perlopiù, alle gare secche. Nella competizione lunga, come può essere considerato il campionato italiano, fa fatica. Una fatica che diventa lampante nelle sfide contro le piccole, basti pensare che tra Monza, Empoli e Sampdoria sono arrivati solo due punti mentre tra il 4 gennaio e il 5 febbraio, i nerazzurri hanno battuto due volte il Milan ed una volta Napoli ed Atalanta, tra campionato e coppe nazionali. Serve un allenatore che alimenti la garra del gruppo anche nelle sfide minori

Il terzo tassello è legato alla rosa. Forte e da non toccare, ma costruita male. S’avverte nella rosa dell’Inter, un giocatore in grado di saltare l’uomo che possa creare scompiglio nelle partite contro squadre chiuse. Nello specifico, senza rimurginare troppo sul passato, Dybala avrebbe fatto comodo alla causa.

C’è un futuro da costruire, cominciando dall’oggi che parla di Coppa Italia e Champions

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