L’inizio di stagione dell’Inter è stato decisamente sottotono.
Più di una volta probabilmente i ragazzi di Conte hanno raccolto meno di quanto seminato durante i 90 minuti e senza dubbi gli strascichi della lunghissima stagione finita nemmeno 3 mesi fa hanno pesato sulla preparazione atletica e sulla prontezza mentale della squadra.
Tuttavia, i nuovi arrivi e chi avrebbe dovuto ribaltare le gerarchie prendendosi la maglia da titolare, non hanno fatto la differenza come ci si aspettava.

Quelli che si fanno attendere…

Achraf Hakimi è chiamato a raccogliere un’eredità pesante. Da diversi anni ormai a Milano si attendeva un esterno di fascia del suo potenziale, con Danilo D’Ambrosio a fare da “killer” di nuovi arrivati, e i comandamenti del sergente Conte non sono certo facili da assimilare in pochi mesi, anche per un ragazzo così talentuoso.
L’errore di Madrid ha lasciato una macchia rossa e inconfondibile, nonostante il gol e i 2 assist in campionato: giudizio rimandato.
La contusione – dopo il gol segnato – rimediata in nazionale è soltanto un brutto spavento, che lascia ai tifosi la speranza che nelle prossime partite il giovane ex Borussia possa finalmente ingranare definitivamente.

Arturo Vidal è arrivato finalmente, dopo un anno di rincorse, alla corte del suo amato Antonio. Gli anni passano per tutti però e Vidal non può essere il trequartista “alla Conte”, come lo era stato alla Juventus. Il Vidal che ritroviamo in Serie A dopo 5 anni è sicuramente un giocatore diverso per caratteristiche, ma molto simile per indole.
Gli anni trascorsi tra Monaco di baviera e Barcellona lo hanno incastonato in un ruolo più da palleggiatore che da incursore, ma il vizio del gol non se lo vuole proprio togliere, nonostante non abbia ancora trovato il primo gol in nerazzurro.
Qualche errore di troppo in fase di impostazione, ma la cattiveria agonistica e l’impegno sono quelli giusti, che tanto piacciono al mister. Giudizio tutto sommato sufficiente, anche se ci si aspetta quella qualità in più unita al lavoro duro che si è visto da subito.

Quelli che attendono e basta

Christian Eriksen è diventato ormai un tormentone a cui i tifosi dell’Inter rinuncerebbero più che volentieri, un po’ come si suol fare a fine estate. La stessa estate che – almeno nella testa di noi tifosi – avrebbe dovuto regalare un ruolo definitivo al danese nello scacchiere di Conte. I mesi e le occasioni – non troppe in realtà – si sono susseguite, ma il segnale d’intesa tra il focoso salentino e il freddo danese non si è ancora visto, anzi.
Eriksen sembra ormai rassegnato, dalla nazionale – suo unico sfogo – gioca e parla. A Milano fa molto poco entrambe le cose, purtroppo.
Il mister non lo vede come trequartista per la sua Inter, probabilmente a causa di un limite fisico, di gamba. Tecnicamente penso che nessuno al mondo possa mettere in discussione Eriksen, ma fare colpo su Conte se non ti ritiene adatto è un’impresa ben più ardua di effettuare passaggi illuminanti o punizioni sopraffine.
Christian attende, con tutta probabilità, il mercato di gennaio.

Discorso simile, ma forse ancor più complicato quello che riguarda Radja Nainggolan. Il belga, seppur reintegrato a Milano, non sembra effettivamente avere chance di una riabilitazione agli occhi di Conte.
Nei pochissimi minuti disputati finora comunque la condizione fisica del ninja non è sembrata la migliore. L’unico lato positivo rimane la buona volontà mostrata da Radja: si allena, non cerca facili polemiche e quando il mister lo chiama, lui risponde. Anche se solo per giocare un minuto.
Rimane da capire se Conte stia effettivamente pensando di utilizzare Nainggolan con costanza o cerca semplicemente di conservarlo in uno stato di forma sufficiente per poter monetizzare la sua cessione al più presto. Al momento la seconda ipotesi resta la più verosimile, non senza rimpianti per società e tifosi.

L’importanza delle alternative

Questo non vuole essere un processo, anzi. Chi scrive pensa sinceramente che la serie A – e le squadre di Conte particolarmente – richiedono uno sforzo non indifferente per ambientarvisi quando non le si conosce da dentro. Il mister richiede precisi e consistenti sforzi da parte di tutti e – come qualsiasi essere umano – ha le sue preferenze. Se un giocatore non piace a Conte, difficilmente troverà spazio, che si chiami Lazaro, Eriksen o Skriniar non ha importanza. Tutti vengono messi in discussione.
Seppur vero che nella stagione dei 5 cambi avere molte e valide alternative può risultare un fattore determinante, è anche vero che le stesse opzioni meno considerate dovrebbero saper cambiare le partite in corsa. Se andiamo a scavare nelle carriere dei protagonisti sembrerebbe scontato, eppure il campo ad oggi ha dato un verdetto diverso.
C’è chi non si sente al centro del progetto e chi probabilmente non ha la motivazione di rientrarci, il che causa parecchi grattacapi a mister e dirigenti.

Come al solito, toccherà al mister dover invertire questa tendenza e riabilitare le truppe sotto il suo comando.