L’autunno nerazzurro è arrivato portando rinnovi di contratto importanti, da Bastoni a Barella passando per Lautaro, così facendo l’Inter blinda i suoi giovani gioielli ponendo basi solide per il futuro. Manca però un mattoncino, anzi un bel mattone: Marcelo Brozovic.
Il classe ’92 vedrà il suo contratto andare in scadenza a giugno 2022 e ad oggi ancora non è chiara la volontà del ragazzo (a differenza della società propensa al rinnovo) sul proseguire o meno la sua avventura, ormai lunga sette anni, a Milano.
I motivi per vedere il croato vestire ancora la maglia nerazzurra sono molteplici, andiamo ad analizzarne alcuni.

1. Tassello fondamentale nel centrocampo nerazzurro
Il centrocampo dell’Inter è denso di elementi: Barella, Calhanoglu, Vidal, Gagliardini, Vecino, Sensi, per l’appunto Brozovic e, anche se indisponibile lo citiamo perché fa ancora parte della nostra famiglia, Eriksen.
Sette uomini (otto con il danese) per soli tre posti ma l’unico che può ricoprire il ruolo di regista, ad oggi, è proprio Marcelo. Inzaghi non può permettersi di privarsi di Brozovic davanti la difesa, la dimostrazione viene dai vari “man of the match” che il croato si è aggiudicato da inizio stagione e dal fatto, evidentissimo, che la squadra gira, gioca bene e convince solo quando anche Brozovic spicca, tant’è che nelle partite in cui non ha brillato (poche) tutta l’Inter ne ha risentito.
Quindi è la sua unicità a renderlo una pedina insostituibile, al momento, per quella che è la rosa nerazzurra e per un discorso economico, visto che rimpiazzare un giocatore del suo calibro che renda allo stesso modo significherebbe investire cifre elevate, il che vista la nostra situazione non sembra fattibile.

2. La mancanza di un vice
Non solo “Epic Brozo” è il titolarissimo (insieme a Barella) del centrocampo nerazzurro, nel particolare davanti la difesa come dicevamo pocanzi, ma è allo stesso tempo anche riserva di sé stesso. Sì, perché tra tutti i calciatori a disposizione di mister Inzaghi forse l’unico a poter ricoprire il ruolo di regista al posto di Brozovic, comunque adattandosi e limitando le sue potenzialità, è proprio Eriksen.
Una buona alternativa potrebbe essere Sensi, al netto dei tanti, innumerevoli, troppi problemi fisici. Ma abbiamo potuto notare che Inzaghi non lo vede come vertice basso, tutt’altro: nelle prime uscite stagionali lo abbiamo visto schierarsi come trequartista dietro Dzeko (per necessità) e nelle altre rare apparizioni come interno di centrocampo destro o sinistro, il che rende bene quale sia l’idea dell’allenatore in merito allo schieramento dell’ex-Sassuolo.
Talune volte (forse due) nelle quali si è voluto dare del meritato riposto a Brozovic (sempre e solo a partita in corso) abbiamo visto gli apprezzatissimi tentativi di Barella ma il suo rendimento cala vistosamente ed insieme ad esso quello dell’Inter.
Gli altri purtroppo (o per fortuna) hanno altre capacità, sicuramente fisiche, ma non quella tecnica che possa permettere loro di prendere le redini del centrocampo; forse per personalità potrebbe adattarcisi Vidal ma dovrebbe essere proprio un momento di estrema emergenza.

3. La fratellanza con Barella

Elemento propedeutico per la vittoria in uno sport di squadra, il più delle volte, è la forza del gruppo (eccezione che conferma la regola lo scudetto vinto dalla Lazio nel ’74). E nell’Inter storicamente si è puntato a fare quadrato tra i giocatori: le varie colonie argentine, la base del Triplete con Mou e più recentemente la “questione Icardi”, dove ognuno la penserà a modo suo ma ha prevalso il gruppo sul singolo.
Nel nostro caso il rapporto d’amicizia, autentico, tra Brozovic e Barella è una fonte di serenità, di gioia che sgorga verso il resto della squadra coinvolgendola.
In campo li vediamo spesso “discutere” per palle perse, passaggi sbagliati o scelte errate segnale che in comune hanno competizione e carisma che trascina i compagni a far bene in campo e ad essere uniti fuori, proprio come loro due.
Questa è una motivazione non banale per voler arrivare al rinnovo di Marcelo, che sicuramente sarà influenzato dal fatto che anche Nicolò ha appena firmato fino al 2026 in nerazzurro, perché consoliderebbe anche il rapporto in campo non solo dei due ma dell’Inter in toto, visto che nel rettangolo verde esprimono un gran feeling e reggono il centrocampo nerazzurro.
Abbiamo vissuto sulla nostra pelle quanto contino i rapporti umani nel calcio (vedi Lukaku dopo l’addio di Conte, sarebbe andata allo stesso modo se Antonio fosse restato?) e in questo caso la fratellanza tra Brozovic e Barella è un’unione che non bisogna sciogliere.

4. Possibile plusvalenza: il croato ha mercato
Ed è dalla probabilissima mossa che farà, forse, il Tottenham o qualsiasi altro club di cercare di accaparrarsi Brozovic a zero che l’Inter dovrebbe spingere per arrivare ad un accordo per il rinnovo. Il regista nerazzurro ha molto mercato soprattutto all’estero e stando a bilancio a pochissimo qualsiasi cifra dovesse incassare l’Inter su un’eventuale cessione sarebbe tutta plusvalenza, il che per il momento storico che vive la società non sarebbe male.
Quindi, anche in ottica cessione sicuramente il rinnovo porterebbe Marotta ad avere un potere decisionale verso un acquirente più forte rispetto ad oggi, con la situazione contrattuale di Marcelo esposta e chiara a tutti.
Con la sua cessione il problema a quel punto sarebbe su chi reinvestire i milioni incassati. Un giocatore esperto magari pagandogli anche lo stesso stipendio? O un giovane da buttare nella mischia con il rischio che possa far fatica al primo anno (stile Tonali)?
In sintesi, cedere Brozovic porterebbe ad una scelta societaria difficile sul come e con chi rimpiazzarlo ma perderlo senza nemmeno un introito renderebbe ancora più complicato la “sostituzione”.

5. Squadra competitiva
Ultimo motivo ma non per importanza sul perché bisogna giungere al tanto agognato rinnovo contrattuale di “Brozo” è mantenere la squadra competitiva e questo lo si può fare soltanto non vendendo i propri pezzi pregiati, Brozovic è uno di questi.
Il prossimo anno l’Inter dovrà intervenire quasi certamente in porta, se non dovesse arrivare a parametro zero Onana, sugli esterni (dipenderà da Perisic e da quanto riuscirà a convincere da qui a fine stagione Dumfries), in attacco servirà un post-Sanchez, sempre che la difesa rimanga intatta. Fatta questa premessa, dover sostituire Brozovic significherebbe acquistare un calciatore di un certo calibro che avrebbe di diritto priorità su tutti gli altri reparti.
Se l’Inter vorrà essere una squadra che vuole lottare per lo scudetto e per iniziare a competere sul serio in Champions dovrà avere dei punti fermi su cui ripartire: Skriniar, Bastoni, Barella, Lautaro lasciar partire uno di loro vorrebbe dire far incrinare una spina dorsale che è dritta, forte.

Ne fa parte, di questo gruppo, anche Brozovic e perderlo porterebbe inevitabilmente ad uno sconvolgimento a centrocampo ma non solo perché è il raccordo tra questo e la difesa e fulcro del gioco di Inzaghi, ma anche perché quest’ultimo si vedrebbe così sfumare il lavoro che sta cercando di portare avanti da inizio anno.

Il contratto s’ha da fare!

Redazione
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