Ore 23.05 del 20 Maggio 2018. Stadio Olimpico di Roma. LazioInter 2-3 è terminata da poco. In uno stadio ormai semivuoto, in attesa di uscire in quanto tifosi della squadra ospite, sono rimasti solo i 15.000 tifosi nerazzurri accorsi nella capitale per sostenere la benamata nella partita più importante della stagione.Improvvisamente, sotto il settore loro riservato si materializza Luciano Spalletti. Cori e ringraziamenti per il tecnico di Certaldo, tornato in campo per ringraziare il pubblico interista del sostegno dato alla squadra nell’ultimo match dell’anno e nel corso di tutta la stagione. L’entusiasmo per la vittoria in rimonta e la conseguente qualificazione alla prossima Champions League è alle stelle. Il tifo nerazzurro osanna mister Spalletti e lo “abbraccia” per ringraziarlo di aver riportato l’Inter nell’elite del calcio europeo a 7 anni di distanza dall’ultima volta. Ed è un ringraziamento speciale. Perché è vero che in campo vanno i calciatori, ma senza una buona guida qualsiasi squadra non sarebbe in grado di gestirsi da sola. E nel caso dell’Inter la figura di Spalletti ha rappresentato un’ottima guida. Il vero artefice di questo ritorno in Champions League e l’uomo copertina della stagione nerazzurra è indubbiamente lui.

Sempre in prima linea

“Devono ridarmi quello che ho lasciato : per allenare l’Inter ho lasciato la Champions e loro me la devono ridare.” Parole pronunciate il 7 luglio 2017 nella prima conferenza stampa del ritiro estivo in quel di Brunico. Parole profetiche si direbbe ora. Parole che sin dal primo momento hanno fatto capire quale voleva essere l’impatto del tecnico toscano sul gruppo e sull’ambiente nerazzurro. Spalletti ha indossato i panni del capopopolo, schierandosi in prima linea sempre a difesa del gruppo e delle proprie idee. Nel momento di maggiore difficoltà della stagione , durante in mesi invernali, è stato un abile gestore del gruppo.

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Nelle stagioni precedenti, in situazioni di difficoltà simili, la squadra si scioglieva sempre, incespicando di fronte la prima difficoltà e non riuscendo a rialzarsi più, precipitando in un vortice di negatività, paura e debolezza inspiegabili. Luciano da Certaldo ha il merito di aver mantenuto saldo il gruppo, rendendolo sempre consapevole delle proprie potenzialità e nonostante il periodo di difficoltà della squadra lo ha sempre convinto che l’obiettivo di raggiungere la qualificazione Champions fosse possibile. Si è fatto parafulmini del gruppo, difendendolo dalle critiche dei media e degli addetti ai lavori, invocando costantemente il sostegno dei tifosi, sapendo che un San Siro sempre pieno avrebbe potuto rappresentare una spinta in più per uscire dal tunnel di pareggi e sconfitte invernali.

 

La varietà di scelte tattiche

La sua bravura nello gestire tatticamente la squadra e gli uomini a disposizione, oltre che nella prima positiva parte di stagione (fino al 9 Dicembre l’Inter era in testa alla classifica), la si è vista anche dopo, durante il periodo primaverile in cui i nerazzurri hanno ripreso il loro cammino verso l’obiettivo. Piazzare Brozovic in cabina di regia, affiancato dal metronomo Gagliardini è stata la mossa tattica più azzardata, importante e positiva dell’intera stagione. Nel momento di appannamento di Borja Valero e Vecino, Spalletti non si è perso d’animo ed ha affidato al croato le chiavi del gioco nerazzurro, garantendo qualità ed ampiezza all’intera manovra.  Lavorare sui movimenti offensivi di PerisicCandreva ed Icardi al fine di invogliare il capitano a partecipare maggiormente alla manovra ha dato i suoi frutti, dimostrando come rientri nelle caratteristiche del bomber argentino partecipare in maniera attiva al gioco oltre che fare goal. Perso Nagatomo nel mercato di gennaio, è stata data totale fiducia a Joao Cancelo, fino a qual momento utilizzato con il contagocce anche per via di un infortunio. Ma l’ingresso del portoghese in pianta stabile nella formazione titolare ha garantito spinta, qualità e superiorità numerica sulle corsie esterne, permettendo all’Inter di sviluppare un gioco ancora più veloce e qualitativo. Ma la mossa da vero fuoriclasse del tecnico toscano si è vista nella gestione prima e nel lancio definitivo poi di Rafinha. L’ex Barcellona, arrivato nel mercato di gennaio, è stato utilizzato a piccole dosi nei primi tempi, complice una condizione fisica da riacquistare visto il grave infortunio che aveva subito lo scorso anno. Ma nel momento in cui è stato ritenuto pronto fisicamente e dopo avere preso confidenza con il calcio italiano, Spalletti ne ha fatto una pedina inamovibile del suo scacchiere. Una pedina in grado di garantire quella qualità sulla trequarti che non si vedeva da tempo in casa Inter.

Grinta, determinazione e tenacia

Ovviamente anche per il mister ci sono stati dei momenti di difficoltà e di appannamento che non lo hanno risparmiato dalla critiche. Per lui il momento più duro è stato dopo il match casalingo perso contro la Juventus per 3-2, quando è stato messo sul banco degli imputati per la scellerata sostituzione di Icardi con Santon, divenuto protagonista in negativo della partita. In quel momento, a poche giornate dal termine, con il concreto rischio di vedere sfumare l’obiettivo stagionale, Spalletti non si è perso d’animo ed ancora una volta, cementando il gruppo e facendosene suo protettore, ha mandato in campo una squadra ricca di carattere e compattezza come ha dimostrato la vittoria al cardiopalma nel match-spareggio contro la Lazio.

Sotto 2-1 a 45’ dal termine, l’Inter è rientrata in campo nel secondo tempo con gli occhi della tigre, con la consapevolezza di avere i mezzi e la determinazione necessaria per andare a prendersi la qualificazione alla prossima Champions League. Una compattezza ed una carica trasmessa da mister Spalletti sintesi perfetta della stagione interista; una stagione in cui, nonostante i momenti difficili, la squadra, la società, lo staff tecnico, il tifo e l’ambiente nerazzurro tutto non si sono mai persi d’animo,  perché c’era un allenatore con lo sguardo sempre rivolto al futuro e all’obiettivo da raggiungere, senza perdersi in isterismi e cali di concentrazioni inutili. La sua grinta e il suo attaccamento ai colori nerazzurri non sono mai venuti meno, anche nel momento in cui il fedelissimo  amico Walter Sabatini ha interrotto il suo rapporto con Suning Sports, abbandonando la carica di consulente tecnico per il mercato nerazzurro. Spalletti non si è perso d’animo ed ha continuato ad avere piena fiducia nella società che gli ha sempre garantito il proprio appoggio. Il futuro è ancora tutto da scrivere. Alle porte c’è una stagione che vedrà la società di Corso Vittorio Emanuele impegnata su tre fronti. Ma con la consapevolezza di avere un’ossatura di squadra forte da cui ripartire e che andrà migliorata solo in alcune zone del campo, garantendo a mister Spalletti varietà di scelta e rotazione, in una stagione che si preannuncia difficile ma allo stesso tempo affascinante. Il tifo nerazzurro sa di essere in buone mani e di avere al timone dell’armata nerazzurra un comandante con la giusta grinta e personalità per andare a levarsi grandi soddisfazioni in giro per l’Italia e per l’Europa.

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