Vincere a Genova contro la Sampdoria avrebbe significato, per l’Inter di Conte, non solo il primato temporaneo, ma anche la certezza matematica di guadagnare dei punti su Milan, Juventus o entrambe. L’opportunità era ghiotta, non solo per i tre punti, ma anche per dimostrare di essere finamente in grado – anche in una giornata campale come quella di ieri in Serie A – di sfruttare le occasioni decisive, quelle che possono determinare in maniera netta l’esito di un campionato. Era quel famoso passo in più che all’Inter è mancato nella scorsa stagione per vincere e che è propedeutico alla vittoria di qualsivoglia titolo. Missione fallita, anche stavolta. E così l’Inter resta a -1 dal Milan, perde l’occasione di conquistare la vetta della classifica e vede Juventus e Roma avvicinarsi pericolosamente.

Rigore crocevia

L’Inter ha la colpa di essersi vistosamente disunita, incupita, abbattuta dopo il rigore sbagliato. L’approccio, infatti, era stato estremamente convincente ed il penalty concesso sembrava il preludio ad una giornata positiva, posizionatasi subito sui giusti binari: quelli della vittoria. Ma i nerazzurri, privi di Romelu Lukaku dall’inizio, hanno avvertito per la prima volta in giornata l’assenza del numero 9 e dei suoi 10 rigori realizzati su 10 tentativi. Alexis Sanchez, che ha ben altro score tutt’altro che rasscurante dal dischetto (4 realizzazioni su 12 tentativi), ha sprecato dagli undici metri. Ci sta che, dopo un calcio di rigore fallito, la squadra avverta un minimo di contraccolpo psicologico e che gli avversari ne escano galvanizzati, ma il problema è la durata di questo ribaltamento inerziale. La Sampdoria, infatti, da lì in poi ha preso coraggio e ha giocato meglio dell’Inter, godendo di un calcio di rigore e del fatto che Audero pari e Handanovic no, su Candreva. Ma non sarebbe giusto attribuire delle responsabilità al portiere quando non para un calcio di rigore, ovvio. Vale per tutti i portieri. L’errore, semmai, è vistoso sul secondo gol della Samp.

Handanovic, declino inesorabile

Il portiere e capitano dell’Inter subisce l’ennesimo gol (dall’altro ex, Keita) in cui dà prova di mancanza di riflessi e di forza nelle gambe che testimonia un declino ormai evidente e incontrovertibile. Questa stagione, purtroppo, ha sancito una volta per tutte che l’Inter ha un serio problema in porta e, considerando l’enorme peso specifico che gli estremi difensori hanno all’interno di un campionato e all’interno di una volata scudetto, la cosa preoccupa e tanto. Nel 2020-21 Handanovic ha dato troppe volte prova di non essere più all’altezza: in alcuni casi – come a Verona – è stato protagonista di papere a cui la squadra è riuscita a sopperire, in altri casi – come ieri o sul tiro di Miranchuk a Bergamo – ha dimostrato di essere ormai ampiamente avviato sul viale del tramonto, anzi di essere già in prolungata fase di attraversamento. Se dall’altra parte del Naviglio, il principale competitor può disporre di Donnarumma, portiere agli antipodi di Handanovic per momento della carriera e per caratteristiche, oltre che per capacità di far guadagnare punti alla propria squadra, il problema diventa ancor più preoccupante. Difficile che a gennaio – vista l’inesistente capacità di investire – l’Inter possa acquistare un portiere, ma per il mercato estivo deve assolutamente diventare priorità.

La dea bendata non sceglie l’Inter

L’Inter chiude con 23 tiri verso la porta avversaria che però fruttano un solo gol, quello di De Vrij. Si susseguono le occasioni, ma i nerazzurri manifestano un’atavica mancanza di cinismo unita ad una enorme dose di sfortuna, come testimonia il palo colpito da Young, le occasioni sprecate da Lautaro, la palla ciccata da Bastoni sul finale. La Sampdoria, del resto, gioca la partita che più le si addice, visto che è nelle condizioni di poter sfruttare la situazione di vantaggio, piazzandosi in undici dietro la linea della palla e perdendo tempo in ogni singola occasione possibile. Non bastano i cambi: c’è chi entra male come Perisic, chi va a fasi alterne come Eriksen Vidal, chi è palesemente non in condizione ma costretto a giocare per mancanza di punte come Lukaku (Sanchez, ormai, è un trequartista più che un attaccante), chi entra, si fa male forse gravemente e lascia la squadra in dieci come D’Ambrosio. E poi chi non entra, come Sensi, con tutta probabilità a causa di un terreno di gioco impresentabile e inaccettabile per il campionato di Serie A che mette a serio rischio l’incolumità dei giocatori, aspetto di cui si è lamentato anche l’allenatore della squadra di casa, Claudio Ranieri, invocando la presenza di teloni vista la tendenza metereologica di Genova, da sempre inclinata verso giornate piovose. Niente da fare, il muro tiene e l’Inter incassa una sconfitta pesantissima perché immeritata.

Roma e Juventus: il verdetto

Il mese di gennaio ha avuto modo di confermare, anche ieri, il suo carattere funesto quando accostato al nerazzurro interista. Ma c’è ancora modo per rimediare, sfatare questo tabù e delineare una svolta nella stagione. I prossimi due avversari – 10 e 17 gennaio – si chiamano Roma Juventus. Due fra i match più difficili del campionato attendono l’Inter, chiamata a rialzarsi e a confermare che la prova del nove mancata, dopo otto vittorie consecutive, sia derubricabile alla voce “incidente di percorso”.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.