Il destino sembrava segnato, la frattura insanabile, le strade destinate a separarsi. E invece no: Antonio Conte e l’Inter continuano insieme. La decisione è giunta al termine di quasi tre ore e mezza di meeting nella splendida location di Villa Bellini, teatro della riconciliazione fra il tecnico e la società nerazzurra. La giornata è sembrata a tratti interminabile, segnata dalle continue indiscrezioni sull’esito dell’incontro che avrebbe determinato il futuro dell’Inter e della sua guida in panchina.

Continuità

L’Inter ha scelto di proseguire con chi, nell’ultima stagione, l’aveva portata a salire notevolmente di livello, scegliendo di continuare questo percorso di crescita. Il secondo posto in campionato ad altezza Juventus e la finale di Europa League rappresentavano un notevole miglioramento in questa fase storica della storia nerazzurra. E si era detto che interrompere il connubio Conte-Inter sarebbe stato una sorta di follia, per i risultati raggiunti. Il club nerazzurro non è migliorato soltanto nei risultati finali, ma il tecnico ha saputo lavorare anche sui singoli: esplosione di Bastoni, Barella e Lautaro, le versioni migliori di De Vrij e Lukaku. E anche chi è risultato e risulta tutt’ora penalizzato, come Skriniar o Eriksen, ha la garanzia che – con abnegazione e voglia – potrà riconquistare un posto da protagonista, com’è successo a Godin, escluso a lungo dall’undici titolare e poi ritornato leader della difesa a suon di ottime prestazioni. Insomma, con Conte gioca chi merita, senza alcun pregiudizio. È sempre stato così. Adesso il tecnico avrà alle spalle un anno di conoscenza dei giocatori e dell’ambiente nerazzurro, che potranno aiutarlo ad orientarsi meglio nel mondo Inter. Così come i suoi ragazzi potranno contare sul fatto di essere già inseriti nei meccanismi contiani. Inoltre, cambiare guida tecnica in un anno così assurdo, nel quale il gruppo nerazzurro ha terminato la stagione solo quattro giorni fa e si ritroverà in ritiro fra circa dieci, sarebbe stato un azzardo vero e proprio. Era obiettivamente l’annata meno indicata per cambiare.

Tregua armata?

Ci sarà modo di ascoltare la versione del club, che per ora si è limitato all’annuncio sul sito ufficiale. Ma tutto lascia pensare che la società e Conte si siano impegnate a rispettare una sorta di patto. Da una parte, il club garantirà al tecnico un mercato in linea con le sue idee, ma è stato messo in chiaro che – vista anche la crisi dovuta al Covid – non ci saranno investimenti folli. A meno di clamorose sorprese (chi ha detto Messi?). Coerentemente, l’obiettivo dichiarato del club per la stagione 2020-21 non sarà lo scudetto a tutti i costi: anche da questo passa la protezione e il sentirsi tutelato di Conte da parte del club. D’altro canto, al tecnico è stato chiesto di non esporsi più pubblicamente contro i dirigenti: basta sfoghi davanti alla tv e alla stampa, ogni problematica dovrà essere discussa in separata sede. L’Inter dovrà diventare ermetica.

Tuttavia, c’è un timore che aleggia nei tifosi nerazzurri: si tratta dello spettro della convivenza forzata. Quella – per intenderci – che nasce semplicemente dalla volontà di non dissanguarsi economicamente, né da una parte né dall’altra. In soldoni: Conte non voleva dimettersi, l’Inter non voleva l’esonero. E si teme che si possa assistere ad un secondo anno del tecnico come quello vissuto al Chelsea, sostanzialmente da separato in casa. Le facce dei dirigenti – al termine del meeting – non erano esattamente distese e felici. Potrebbe essere una sensazione sbagliata, potrebbe essere più probabilmente semplice stanchezza. Di sicuro l’auspicio, anzi la condizione necessaria per vincere è che ci sia la convinzione da parte di tutti e l’unità d’intenti. Solo così si potrà tornare a sollevare trofei, obiettivo già quest’anno sfiorato per un soffio. Se Conte è motivato e se la società lo è altrettanto nell’investire e nel supportarlo, siamo certi che il mix sarà vincente.

La prima volta di Steven Zhang

È stata la prima, grande decisione da presidente e da leader di Steven Zhang e in generale per il gruppo Suning. Se appena arrivati si affidarono a Thohir per De Boer, ad Ausilio per Pioli, a Sabatini per Spalletti e a Marotta per Conte, la decisione di continuare con il tecnico pugliese è chiaramente firmata dai proprietari e in particolare dal presidente. La scelta è stata principalmente sua. Steven non si è però limitato a confermare Conte, bensì ha dovuto svolgere un lavoro diplomatico e da vero e proprio mediatore per compiere una sintesi fra le posizioni di tecnico e dirigenza, che sembravano inconciliabili. È la sua grande prima volta. Da ieri si può dire con certezza: non è più soltanto il presidente nell’organigramma, è effettivamente colui che decide, è un leader, è l’uomo a capo dell’Inter.

Conclusioni

L’obiettivo non sarà dichiarato esplicitamente, ma il desiderio di tutte le componenti dell’Inter – tecnico, dirigenza, proprietà, tifosi – è sempre quello: porre fine alla serie di scudetti della Juventus. E farlo con colui che ha sancito la partenza del ciclo bianconero avrebbe un sapore ancora più dolce. Conte non ci è riuscito al primo tentativo ma si è avvicinato sensibilmente ai rivali: ha preso le misure. Adesso è il momento di affondare. Tutti uniti, tutti insieme. Verso il sogno.

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.