Non l’ha presa benissimo Antonio Conte la prestazione del secondo tempo dell’Inter contro il Sassuolo. Deluso dall’atteggiamento dei suoi, il tecnico nerazzurro si è fatto sentire sia dopo la partita che il giorno seguente.

“Il giorno era ieri. Non si poteva aspettare. Spegnere il primo focolaio, seppur circoscritto, prima di trovarsi di fronte a un possibile contagio. E a un problema più grosso. Quei 20 minuti di «pazza Inter», che hanno rischiato di compromettere una gara a lungo dominata, non potevano essere presi con leggerezza da Antonio Conte, che ha costruito il suo lavoro sulla squadra partendo proprio da una rinnovata solidità mentale. È stata la prima ricaduta stagionale in vecchie e pessime abitudini, la prima occasione in cui la sua squadra è finita in “errore di sistema”, in balia degli eventi. Non poteva bastare lo “shampoo” degli spogliatoi del Mapei Stadium. Dopo il momento delle urla e dello scarico della tensione, deve seguire quello dell’analisi, per trasformare l’allarme nella possibilità di crescere, e non nella ricerca di un colpevole”, spiega La Gazzetta dello Sport.

“Ecco allora che la consueta sessione video del giorno successivo alla partita ieri è durata un po’ di più, è stata più approfondita, più mirata a capire cosa ha permesso al Sassuolo di passare da formazione in balìa dei nerazzurri a dominatrice. Conte il suo staff, in primis il fratello Gianluca, hanno vivisezionato quel quarto d’ora, cercando di capire il cumulo di errori che hanno portato a perdere il controllo del match.

Da un parte una difesa che si è abbassata troppo (dalla panchina nel caos finale persino Lukaku indicava con ampi gesti ai compagni di “alzare la linea”), dall’altra centrocampisti e attaccanti che non davano mai soluzioni facili o almeno praticabili ai primi uomini alle prese con l’impostazione. Conte poi ha probabilmente analizzato anche i problemi creati da Boga: non tanto per sottolineare le colpe di Lazaro, ma come esempio di una situazione ricorrente, quella del trequartista che piazzandosi fra le linee scardina gli equilibri”, aggiunge Gazzetta.

“La tattica aiuta, perché affidarsi a movimenti consolidati, in momenti difficili, è sempre la prima soluzione, ma Conte ha probabilmente insistito anche sul tasto della fiducia, della consapevolezza, della solidità. La personalità e l’atteggiamento da grande squadra non si acquista sul mercato e si insegna a fatica, ma avere punti di riferimento in campo aiuta. In questo senso il rientro di Godin e Asamoah, domani contro il Borussia Dortmund, può essere un potente antibiotico di fronte ai primi segni di infezione: insieme hanno 89 presenze in Champions, sono il primo e il terzo più esperti (in mezzo c’è l’infortunato Sanchez).

Lo Sceriffo ha guidato resistenze ad assalti ben peggiori e ha carisma e conoscenze per portarsi dietro, se non una squadra, almeno un reparto. Il ghanese è più silenzioso e meno guida, ma il suo ordine può contribuire alla causa. In Champions tornano loro due (per Bastoni e Biraghi) e al massimo ci sarà un terzo cambio (Vecino per Gagliardini)”.

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