I dieci giorni in Asia dell’Inter sono sembrati un’eternità. Questa percezione è dovuta agli eventi, alle dichiarazioni scomode, alle voci che si sono susseguite durante questo periodo. Al centro sempre lui, Antonio Conte. Breve riepilogo: si parte, appena sbarcati a Singapore, con le famose parole che tanto rumore hanno provocato, quelle in cui il tecnico dell’Inter ammette candidamente che “siamo in ritardo, ci aspettavamo di essere più avanti, sia in entrata che in uscita”. Apriti cielo, le voci impazzano e si arriva addirittura a chi apre e pronostica scenari apocalittici, come le dimissioni dello stesso Conte, come nell’estate 2014 alla Juventus. Il lunedì successivo è quello della riunione di Nanchino fra lo stesso Conte, la dirigenza nerazzurra, Steven e Jindong Zhang. Il vertice serve a distendere gli animi e a rasserenare un allenatore tanto ossessionato dalla vittoria quanto preoccupato dal non avere i mezzi per perseguirla con convinzione. E le dichiarazioni di Marotta, quelle in cui dice che “c’è piena sintonia con Conte, la riunione è stata proficua”, servono a rasserenare – perchè no – anche gli animi dei tifosi. Il giorno successivo il tecnico è visibilmente più sereno, ritrova il sorriso e ieri, dopo un’altra bella prestazione, chiude in qualche modo l’escalation positiva vissuta nell’Inter Summer Tour, facendo pubblicamente i complimenti ai suoi ragazzi per l’atteggiamento, aggiungendo: “Devo ammettere che mi sto divertendo a lavorare con loro”. Non poteva esserci segnale migliore.

Il campo

L’Inter Summer Tour, ovviamente, è stato però anche (e soprattutto) campo, schemi, prove tattiche e di tenuta mentale. Nella prima partita, contro il Manchester United, la squadra di Conte ha obiettivamente subito la manovra dei Red Devils, mostrandosi praticamente nulla in fase offensiva, ma reggendo bene l’urto come testimonia l’1-0 finale. Il pallino è sempre stato nelle mani dello United, e la nota positiva è stata sicuramente la tenuta difensiva con la linea a tre che ha cominciato a carburare e a trovare i giusti automatismi. Ma è stato nelle successive due partite, contro la Juventus e contro il PSG, che i nerazzurri hanno dato segnali fortemente positivi. Contro i bianconeri l’approccio è stato ottimo, e l’Inter è passata meritatamente in vantaggio dominando il primo tempo (10 tiri a 2 dopo 45 minuti), soffrendo nel secondo tempo. Tuttavia, il gol avversario è arrivato soltanto da calcio piazzato, una punizione di Ronaldo peraltro deviata dalla barriera e che con le regole appena attuate sarebbe stata da annullare. Poco male, perchè l’intensità, l’organizzazione e la voglia sono state tre caratteristiche ben visibili. Sabato, contro i francesi, l’approccio è stato ancora una volta positivo, con ottime trame di gioco, ma questa volta sono stati gli avversari a passare in vantaggio, ancora su calcio piazzato. Segno, questo, che c’è da lavorare su questo aspetto ma anche che su azione è già difficile fare male a questa Inter. Il gol del pareggio siglato in extremis da Longo è stato meritatissimo, così come la vittoria ai rigori che ha premiato giustamente i nerazzurri.

Da apprezzare, in particolare, in questi primi venti giorni di lavoro, le prove di Stefano Sensi, che deve sicuramente maturare e raffinare il suo talento ma che, nello stesso tempo, ha rappresentato costantemente un pericolo per le retroguardie avversarie con i suoi pericolosi inserimenti. Brillante De Vrij, mentre Skriniar è cresciuto gradualmente di condizione. Davanti difficile giudicare, poiché per le prime partite si è vista l’inedita coppia Longo-Esposito (ottimo prospetto, il classe 2002) e successivamente, dopo la bocciatura di Perisic da esterno (anche questa una dichiarazione che ha fatto discutere…), il croato è stato impiegato proprio da seconda punta al fianco di Esposito. Difficile giudicare, ripetiamo, perchè il comun denominatore delle partite di questa pre-season è stato proprio l’assenza, clamorosa al 29 luglio, di un attaccante.

Il compito della società

Sabato in conferenza, interrogato ancora una volta sul mercato, Conte ha scelto la via della diplomazia: “Il mio compito è lavorare con il materiale che ho a disposizione, il club farà il possibile per rinforzare la rosa”. Siamo sicuri che le preoccupazioni del tecnico non siano sopite, ma vogliamo anche sperare che abbia ricevuto rassicurazioni. Le certezze sono due: a questa squadra mancano i due attaccanti che arriveranno (continua l’estenuante caccia al tandem Lukaku-Dzeko), e per giunta Conte non ha avuto a disposizione neanche Lautaro Politano, rispettivamente in vacanza e fuori per infortunio. Difficile, molto difficile, lavorare senza attaccanti, specialmente in un 3-5-2, modulo che fa dei movimenti delle punte un elemento imprescindibile, fondamentale, cardine per le fortune future del club. Di sicuro, Conte ha dimostrato di saper lavorare con i mezzi a sua disposizione, e andando a nostro parere anche oltre le aspettative (parliamo pur sempre di una sconfitta di misura contro lo United e di due pareggi contro Juventus e PSG) se rapportiamo le stesse alla situazione attuale dell’organico nerazzurro.

Tuttavia, per onestà intellettuale, bisogna anche guardare la situazione dal punto di vista dirigenziale. Se da una parte c’è Conte che spinge per un completamento dell’organico, ci sono anche esigenze da parte di Marotta e Ausilio di non volere e potere recitare il ruolo di sconfitti nel gioco delle parti. Assurda, per esempio, la richiesta della Roma di 20 milioni per un giocatore sì valido come Dzeko, ma anche 33enne e in scadenza fra un solo anno. Piegarsi ad una richiesta del genere vorrebbe dire lanciare un segnale di debolezza, anche per il futuro, da parte dell’Inter in quanto club, e soprattutto andare in controtendenza rispetto alla politica societaria che sta pian piano formandosi. Se poi a questo aggiungiamo che, probabilmente, questa ferma richiesta di 20 milioni serve a finanziare Higuain alla Roma, e quindi Icardi alla Juventus, appare legittimo non permettere che questa temporanea alleanza fra bianconeri e giallorossi possa danneggiare il futuro dell’Inter. E, sempre a proposito di manovre di disturbo, la Juventus si è inserita anche sul fronte Lukaku (non sappiamo con quanta concretezza), con una mossa tanto fastidiosa quanto probatoria di un certo timore che aleggia dalle parti di Torino.

Se da una parte, quindi, è giusto che Conte chieda, come merita, una rosa al completo, ci sono anche esigenze societarie: nessuno può mettere l’Inter alle strette, ed un club come l’Inter non può mostrarsi debole. Sarà sicuramente un mese di fuoco, ed un grosso aiuto per le entrate potrebbe essere fornito dalle uscite (Icardi, Nainggolan, Joao Mario, Dalbert, Borja Valero, Perisic (?)) su tutti. Serviranno pazienza e buon senso da parte del tecnico, con la speranza che tutti i pezzi del puzzle si incastrino correttamente. Ma anche con la consapevolezza che non accontentare un allenatore come Conte e non metterlo nelle condizioni migliori per lavorare sarebbe un delitto, qualcosa di imperdonabile. Dategli una squadra completa e quest’uomo ci farà divertire.

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.