“Un mese e mezzo d’Italia e, in tutto, 168’ giocati, tra campionato e Coppa Italia, distribuiti su 6 apparizioni, per una media inferiore alla mezz’ora in campo. E’ vero che c’è pure l’Europa League, con le due gare giocate per intero contro il Ludogorets, ma non è sufficiente: ormai Eriksen è da considerare un caso”. Apre così l’articolo del Corriere dello Sport in merito alle difficoltà di inserimento del danese nell’idea di calcio di Antonio Conte. Eriksen, arrivato a gennaio per 20 milioni di euro, rappresenta un giocatore di assoluta qualità ma che sembra difficilmente sposarsi con il modulo del tecnico dell’Inter. “E’ stato il colpaccio del mercato di gennaio, probabilmente non solo in ambito italiano, ma anche europeo, alla riprova dei fatti, invece, è una riserva da schierare nella ripresa, magari anche solo nell’ultimo quarto d’ora, e quasi sempre per rimediare ad un risultato negativo. E’ accaduto con la Lazio, con la Juventus e in Coppa Italia, contro il Napoli. Qualcuno potrà obiettare che l’innesto del danese non ha cambiato nulla, nel senso che quelle partite l’Inter le stava perdendo prima e le ha perse anche dopo. Ma cosa sarebbe potuto accadere se l’ex-Tottenham quelle partite le avesse cominciate? Anche perché, mutando prospettiva, con Eriksen in campo, l’Inter ha incassato soltanto 2 gol: il raddoppio di Dybala, l’altra sera, e l’iniziale vantaggio del Ludogorets a San Siro, poi ribaltato“, spiega poi il Corriere dello Sport.

CONTE VOLEVA VIDAL

Chi invece si sarebbe potuto inserire in maniera istantanea è Arturo Vidal: secondo il quotidiano romano, era proprio l’ex Juve e Bayern il giocatore richiesto da Conte ma il Barcellona ha fatto muro, stoppando sul nascere la trattativa. Anche per questo, Marotta si è poi mosso per chiudere Eriksen e anticipare l’arrivo del danese già a gennaio. “Nonostante i 5 anni in meno rispetto a Vidal e una qualità pura superiore, il danese ha caratteristiche completamente diverse. Gli piace avere il pallone tra i piedi, costruire, o meglio rifinire, all’occorrenza tirare in porta, ma il dinamismo non è certo la sua migliore dote. Inoltre, viene da un calcio che, dal punto di vista tattico, è meno impegnativo rispetto al nostro, e quindi richiede un certo periodo di adattamento“, commenta il CorSport.

CONTE, AVANTI COSI’

La domanda che si pone ogni interista è: è Eriksen a doversi adattare all’Inter o l’Inter e Conte ad Eriksen? Il CorSport prova a rispondere: “La realtà racconta di un tecnico assolutamente deciso a non correggere la rotta: ha imboccato un percorso, che prevede un impianto di gioco di un certo tipo, e, dopo 6 mesi di lavoro, non ritiene di cambiare per inserire un tipo di centrocampista, che nemmeno aveva richiesto. Qualche tentativo lo ha fatto, con il Ludogorets e anche nel finale con la Juve, passando alla difesa a 4, per puntare ad un centrocampo dinamico con Eriksen largo a sinistra in fase di non possesso e trequartista centrale al momento di attaccare. Per la verità, nessuna scintilla si è accesa. Ma se il primo a non esserne convinto è proprio Conte, i giocatori finiscono per percepirlo. E anche l’ex-Tottenham ha ormai compreso di non essere il “preferito” del suo allenatore. E, in queste condizioni, poi diventa ancora più complicato entrare in campo e fare la differenza. Tanto più che Eriksen, non essendo particolarmente estroverso, quando le cose non girano, è più portato a chiudersi in sé stesso. Il rischio, insomma, è quello di aver sprecato il colpaccio d’inverno. Se poi l’unico nuovo innesto titolare è Young (anche Moses è un ricalzo), allora sorge il dubbio che l’Inter non si sia così rafforzata a gennaio…”.

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