Foto da inter.it
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C’è tanto dello spirito, della determinazione e della caparbietà di Milan Skriniar nel viaggio nerazzurro che ha portato la truppa guidata dal condottiero Antonio Conte al primo posto in Serie A quando ci accingiamo a scavalcare marzo e la temuta, quanto mal digerita, sosta nazionali per tuffarci nell’ultima parte di stagione. E partiamo proprio da qui, dalla nazionale, in questo caso slovacca. Skriniar, in patria, si è confermato stakanovista ed ha ribadito di essere sempre più leader – in ogni contesto nel quale si trova ad operare – con i fatti. 180 minuti finora giocati contro Cipro e Malta, conditi da assist e gol – nel secondo match – che hanno consentito alla Slovacchia di non incassare una clamorosa sconfitta interna. Ma c’è di più: il difensore classe 1997 è stato insignito di un doppio premio. Uno è il riconoscimento di miglior giocatore slovacco del 2020, l’altro è la fascia di capitano che gli è stata assegnata dal ct Tarkovic. E qui il richiamo all’Inter è fin troppo semplice: da tempo, infatti, si parla del successore di Handanovic come capitano nerazzurro, e Milan Skriniar è uno dei profili più accreditati in questo senso, insieme a Nicolò Barella. Le storie dei due sono simili e differenti nello stesso tempo: entrambi si sono imposti subito, al primo anno, nella galassia nerazzurra. Ma Skriniar, oggi giunto alla quarta stagione con la maglia dell’Inter, ha attraversato un periodo di difficoltà nella terza annata che lo ha proiettato, la scorsa estate, verso un’ipotetica cessione al Tottenham. Tuttavia, è proprio da quel momento che il numero 37 ha rialzato la testa con orgoglio,  riprendendosi la sua maglia da titolare e con lei tutta l’Inter.

Il percorso

Riavvolgiamo il nastro e fermiamolo all’inizio della stagione 2019-20. Sfatando subito un mito: nell’immaginario collettivo Skriniar, nell’annata scorsa, è stato relegato in panchina e ha perso il posto da titolare. Non è così, o almeno non è stato così fino al 28 luglio 2020, giorno di Inter-Napoli, penultima di campionato.

Il difensore slovacco è partito da titolarissimo nelle gerarchie di Conte, che nel primo scorcio di campionato (quello delle sei vittorie consecutive, per intenderci) lo ha schierato sul centrosinistra per far posto al nuovo acquisto Godin sul centrodestra. Fin da subito, tuttavia, si è avvertito un certo disagio da parte dello slovacco, ampiamente giustificabile – tra l’altro – non avendo mai giocato in una linea a tre. Skriniar, infatti, che da sempre aveva giocato a quattro, si era affermato come uno dei migliori difensori centrali al mondo nei due anni di Spalletti, specialmente nel primo – quello della qualificazione in Champions a Roma nell’ultima giornata – dove era risultato il miglior giocatore della stagione. Tuttavia, Conte ha insistito su di lui e, con l’esplosione di Bastoni che ha portato quest’ultimo a diventare punto fermo sul centrosinistra, Skriniar è stato spostato a destra, venendo preferito a Godin, altro giocatore in difficoltà giocando nel terzetto visto che nell’Atletico Madrid era diventato maestro della linea a quattro. Giornate di squalifica a parte, il numero 37 le ha giocate tutte fino a luglio, in campionato e in Champions League. Ma ha vissuto un’annata tormentata, rendendosi protagonista di alcuni errori pesanti. Nulla di trascendentale, sia chiaro, perché il livello è rimasto medio-alto, ma ci sono in particolare due episodi negativi che restano negli occhi.

Il primo è datato 15 dicembre 2019. L’Inter è stata eliminata pochi giorni prima dalla Champions League per mano del Barcellona, va a Firenze in piena emergenza a centrocampo, senza Barella e Sensi (nel secondo tempo verrà impiegato Agoumé), ma è comunque in vantaggio grazie al gol dell’ex Borja Valero. Una vittoria le consentirebbe di restare in vetta alla classifica davanti alla Juventus. Ma nei minuti di recupero è Vlahovic a punirla ed è proprio Skriniar a rincorrerlo vanamente, risultando in affanno e ingenuo nel non ricorrere al fallo per spezzare l’azione avversaria. Un altro episodio simbolo dell’annata difficile di Skriniar è quello del 9 luglio 2020, a Verona. Lo slovacco arriva da tre giornate di squalifica scontate con Parma, Brescia e Bologna (sarà proprio la sconfitta interna contro la squadra di Mihajlovic a decretare la fine dei sogni scudetto per i nerazzurri) ma parte ugualmente da titolare. Dopo due minuti, alla prima offensiva dei veneti, Skriniar si fa saltare goffamente da Lazovic, che beffa un colpevole Handanovic sul suo palo. Un’immagine che stride se rapportata al giocatore di oggi, ritornato muro invalicabile per gli avversari. Il match terminerà 2-2.

Una serie di prestazioni insufficienti, nelle quali lo slovacco appare insicuro e sfiduciato, gli costano l’esclusione dall’undici titolare – dopo un’altra stagione da stakanovista – per l’ultimo scorcio di stagione. È il periodo che parte dal 28 luglio 2020, quando l’Inter vince e convince contro il Napoli a San Siro (2-0) nella penultima giornata e termina con la triste finale di Europa League, il 21 agosto. Conte sceglie un undici e si affida a quello per battere l’Atalanta a Bergamo nell’ultima giornata, con un’altra grande prestazione, e per intraprendere la cavalcata che porterà l’Inter a Colonia a giocarsi l’atto finale con il Siviglia. La difesa prevede il terzetto Godin-De Vrij-Bastoni, con D’Ambrosio “alzato” a fare il quinto di centrocampo, sulla destra. E l’Inter, finale a parte, nella quale sono gli episodi a risultare decisivi – in particolare sul 3-2 spagnolo – trova una compattezza fino a quel momento sconosciuta in difesa.

Skriniar-Inter, connubio indissolubile

È proprio il finale di stagione che fa germogliare l’idea di un possibile divorzio, scenario ritenuto impensabile fino a qualche mese prima. L’Inter, dopo il colpo Hakimi, conduce un mercato a costo zero, nel quale bisogna mantenere una perfetta parità fra ingaggi che “escono” e quelli che “entrano”, oltre ovviamente al costo dei cartellini: per Vidal esce Godin, per Kolarov esce Candreva. Conte e l’Inter rincorrono il sogno Kanté nel mese di settembre e l’indiziato principale per finanziare il colpo pare essere lo stesso Skriniar, in trattativa con il Tottenham: il campionato inizia proprio con quest’incognita, ed infatti il numero 37 parte dalla panchina nella prima giornata di campionato, a San Siro contro la Fiorentina. Tuttavia, la trattativa è un nulla di fatto che porta alla permanenza dello slovacco a Milano. Poi arriva il Covid, contratto in nazionale, nasce la figlia Charlotte, Skriniar è in quarantena in Slovacchia e non può assistere al lieto evento. Ma dopo la malattia cambia qualcosa, e non è un caso che il difensore nerazzurro si riprenda una maglia da titolare sfoderando una prestazione eccezionale proprio nel giorno e nella partita riconosciute come svolta per la stagione dell’Inter.

È il 28 novembre 2020, a Reggio Emilia si disputa Sassuolo-Inter. La squadra di Conte decide di cambiare filosofia di gioco: dopo un inizio di stagione contraddistinto da una difesa altissima e quindi da un pressing altrettanto forsennato che ha portato i nerazzurri a subire 13 gol in 8 partite, si torna al passato e si decide di ristabilire una difesa posizionale, più bassa, con un pressing intelligente votato a scegliere i momenti giusti della partita nei quali portarlo avanti, senza tuttavia rinunciare all’anima spiccatamente offensiva della squadra (che tutt’ora, dopo 27 partite disputate, è il miglior attacco). Da lì in poi comincia un’altra storia: è quella in cui Conte non rinuncia praticamente mai più al terzetto difensivo Skriniar-De Vrij-Bastoni, con i tre che trovano una perfetta alchimia e l’Inter costruisce le sue fortune a partire da una difesa quasi imperforabile. L’Inter vince in scioltezza 3-0 contro un Sassuolo all’epoca lanciatissimo, al secondo posto. E se nelle prime 8 partite gli avversari avevano bucato i nerazzurri ben 13 volte, adesso il trend cambia e stavolta, per incassare altri 13 gol, di partite ce ne vogliono 19. E se proprio deve ricorrere al turnover a causa degli impegni ravvicinati che in questa stagione si fanno sentire più che nelle altre, Conte rinuncia a De Vrij in luogo di Ranocchia (proprio come succederà, a meno di sorprese, causa Covid a Bologna, sabato prossimo), ma mai a Skriniar, che da lì in poi le ha giocate tutte, anche in Coppa Italia contro Fiorentina, Milan e due volte contro la Juventus.

Il fatto che l’Inter abbia cambiato passo e abbia cominciato il suo viaggio verso la vetta solitaria della classifica proprio nel momento in cui Skriniar è entrato stabilmente a far parte dell’undici titolare non può essere un caso. Ed è l’ennesima dimostrazione che il lavoro, l’abnegazione, la voglia di imparare alla fine pagano: Skriniar non si è perso d’animo ed ha alzato il suo livello di partita in partita, ritornando quel muro che i tifosi nerazzurri avevano conosciuto nel primo anno a Milano. Oggi, grazie al lavoro di Conte, il difensore slovacco è ancor più forte e completo rispetto al passato: se con Spalletti era straordinario nelle chiusure, nel contrastare gli avversari nell’uno contro uno, oggi ha mantenuto queste abilità ma le ha integrate con un’ottima capacità di impostazione. Spesso, le azioni nerazzurre partono proprio dai suoi piedi, ed è in particolare lo slovacco a trovare imbucate decisive, in particolare servendo direttamente Lukaku. E, a proposito di completezza, Skriniar non si è fatto mancare neppure i gol. Pesanti, pesantissimi. Se Verona, nella scorsa annata, aveva rappresentato il punto più basso dell’esperienza di Skriniar in nerazzurro, quest’anno è stato proprio al Bentegodi che lo slovacco ha realizzato, di testa, nel match pre-natalizio, un gol importantissimo che ha consentito all’Inter di sbancare uno stadio ostico per chiunque. A Roma, il 10 gennaio, ha segnato la rete del pareggio contro i giallorossi, ma è in particolare nel match dell’8 marzo, contro l’Atalanta, che Skriniar ha segnato un’altra rete dal peso specifico immenso. Dando prova di essere difensore totale: partita dura contro un avversario imponente come Duvan Zapata, che dopo le iniziali difficoltà è stato ben contenuto, e gol della vittoria dall’altra parte. Un trionfo che potrebbe rivelarsi decisivo nel percorso nerazzurro che ha il marchio di Milan Skriniar ben impresso. Come tutta la stagione dell’Inter.

Il futuro…in nerazzurro, ovviamente

Oggi lo slovacco è giustamente intoccabile per il presente e per il futuro nerazzurro: fa parte a pieno titolo di quella spina dorsale, dell’anima nerazzurra che può rappresentare l’inizio di un ciclo. Skriniar, come Barella, possiede le stimmate per diventare capitano: ferocia, grinta, umiltà, sacrificio, carisma. In una parola: interismo. Adesso, per conferire gloria ed epicità alla sua esperienza in nerazzurro e a quella di questo gruppo – che si è rivelato in grado di incarnare lo spirito nerazzurro – c’è bisogno di un titolo. E sappiamo tutti di cosa si tratti.

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24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.