Ogni squadra, dopo aver subito un’ingiustizia enorme ed essere stata defraudata di una vittoria come successo a Firenze, si trova davanti due strade. E queste diventano indice per misurare quale sia lo spessore morale degli elementi che questa squadra la compongono. Una è la reazione d’orgoglio, di rabbia, di tenacia: far confluire tutti questi sentimenti in una prova convinta che possa ripagare, in qualche modo, il danno subito. Come a dire, non ci fermate. L’altra, quella scelta dagli interpreti che indossavano la casacca nerazzurra ieri sera, è quella che dimostra un’arrendevolezza sintomo di sbando totale. Ebbene sì, è quello che è successo a Cagliari. Perchè ieri sera la squadra di Maran ha dato una lezione a quella di Spalletti. Quella più vistosa è avvenuta nel primo tempo, quando l’Inter è riuscita per l’ennesima volta ad evidenziare tutti gli aspetti migliori della squadra avversaria, risultando completamente sottomessa al pressing avversario. I sardi andavano al doppio della velocità dei nerazzurri: come si suol dire, “arrivavano per primi su tutti i palloni”, riuscendo inoltre a creare 5-6 palle gol nitide, segnando in due occasioni e sprecando malamente nelle altre. Nel secondo tempo, invece, il Cagliari ha intelligentemente condotto una frazione di attesa, controllando alla perfezione il match e limitando un assedio (?) confuso e sterile da parte dell’Inter. Che ha disputato una partita francamente imbarazzante, distruggendo le speranze dei tifosi che, dopo le 4 vittorie consecutive, avevano intravisto anche a Firenze (nonostante il risultato falsato) dei segnali positivi da un gruppo, almeno all’apparenza e almeno sul campo, unito. Mai previsione, e impressione, fu più erronea.

Nella funesta serata sarda, si salva soltanto Lautaro Martinez che, chiamato a rimpiazzare Icardi, fa quel che può e lotta su ogni pallone. Soprattutto, sembra invertire la tendenza che la partita stava prendendo quando, intorno al minuto 38, trasforma in gol con un gran movimento e un gran colpo di testa il cross di Nainggolan. Il Toro rappresenta l’unico segnale e aspetto positivo della partita, visto che anche nel secondo tempo dà sempre l’idea di essere il più pericoloso dei suoi ma, a tratti, di predicare nel deserto. Arriveranno giorni migliori anche per lui, che è un patrimonio che l’Inter deve conservare.

Stavolta è anche difesa horror

Se la prova dei centrocampisti è pessima con un Brozovic “old style” e un Vecino francamente inadeguato, se Nainggolan ci prova ma è ancora una volta appesantito, se Politano è inguardabile e Perisic si accende soltanto negli ultimi minuti, a preoccupare è soprattutto l’unico reparto che finora si era espresso su un rendimento alto: la difesa. Già nel primo tempo arrivano alcuni interventi poco convinti e solitamente imprecisi da parte della coppia De Vrij-Skriniar, che concedono tante occasioni agli avversari, non confermandosi il muro che avevamo imparato a conoscere fino ad oggi. Ed è lo slovacco, in particolare, a scatenare una domanda nelle menti dei tifosi: “Ma è davvero lui?”. Al minuto 90, infatti, perde malamente un duello con Despodov, falciandolo in maniera goffa e provocando un calcio di rigore. Quando ci riferiamo ai segnali negativi che preludono allo sbando totale, questo è uno di quelli. Non soprendono, invece, le prove di D’Ambrosio e Asamoah (negative): da loro, in particolare dal primo, è più lecito aspettarsele rispetto al duo centrale. Handanovic si dimostra insicuro già su Pavoletti che colpisce scoordinato, con lo sloveno che respinge male centralmente; anche sul 2-1, poi, è poco reattivo. Il tecnico Spalletti, per finire, è ancora una volta tardivo nelle sostituzioni, decidendo un cambio offensivo soltanto al minuto 83, con almeno 20 minuti di ritardo. Non che Candreva faccia rimpiangere il fatto di non essere entrato prima. Il suo calcio di punizione intorno al 90′ è vergognoso. La scelta di Ranocchia centravanti, già tentata contro il Bologna con scarsi risultati, è discutibile: a questo punto, se proprio si vuole tentare la mossa disperata, tanto vale provare il giovane Colidio, che di mestiere fa l’attaccante.

Adesso basta

Sì, adesso basta perchè oggi c’è il rischio quanto mai concreto e probabile che il Milan effettui il tanto temuto sorpasso. Adesso basta perchè la Roma, vincendo il derby, potrebbe centrare l’aggancio. Adesso basta perchè non se ne può più del teatrino Icardi, di Wanda Nara, delle frecciate settimanali di Spalletti, dei due croati che appena possono mandano segnali contro l’argentino, di Perisic che gioca bene solo quando gli va. Ridateci l’orgoglio, ridateci la dignità, ridateci l’Inter. Perchè noi, in alcuni personaggi, proprio non ci riconosciamo.

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24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.