L’andamento e il risultato finale di Inter-Torino sono l’esatto emblema di cosa significhi guardare e tifare i nerazzurri.
Un po’ Dr.Jekyll, un po’ Mr. Hyde.
Una squadra dal doppio volto; organizzata, bella e cinica nel primo tempo, svogliata, scoordinata ed imprecisa nel secondo.
Troppe volte quando il risultato era già al sicuro (o quasi) in maniera assolutamente inspiegabile ed autolesionista l’Inter ha deciso di farsi male da sola, gettando nello sconforto tifosi ed appassionati nerazzurri.
La storia si è ripetuta nel match di domenica contro il Torino.
Dopo il passo falso all’esordio concretizzatosi nella sconfitta di Sassuolo, ci si aspettava una reazione di fronte il pubblico di San Siro nel primo match casalingo della nuova stagione.

UN OTTIMO INIZIO

E l’inizio è stato dei più incoraggianti.
Mister Spalletti ha deciso di mischiare le carte ed abbandonare il collaudato 4-2-3-1, affidandosi ad un innovativo 3-4-2-1 con D’Ambrosio centrale di difesa insieme a Skriniar e De Vrij a proteggere Handanovic, Asamoah e il debuttante Vrsalijko sulle corsie esterne, Brozovic e Vecino come dighe di centrocampo con Perisic e Politano trequartisti a supporto dell’unica punta Icardi.
Con le reti di Perisic prima, su ottimo cross arretrato dalla destra di Icardi, e di De Vrij poi sugli sviluppi di un calcio di punizione calciato da Politano, il primo tempo si chiudeva 2-0, lasciando ottime sensazioni tra i tifosi nerazzurri, ottimisti per la seconda parte di gara.
Dopo aver visto una manovra molto ben organizzata, con Brozovic ottimo tessitore di gioco e Perisic e Politano nei panni di interni-esterni alti sempre pronti a svariare sul fronte offensivo allargando le maglie della difesa granata, nessuno si sarebbe aspettato un’involuzione perentoria nella seconda frazione di gara.

IL BLACK – OUT DEL SECONDO TEMPO

La sicurezza della difesa e la corsa di Vecino unite alla sapienza tattica di Asamoah e Vrsalijko sono venute meno, per non dire sparite, così come sono completamente spariti dal gioco gli uomini del pacchetto offensivo, veri corpi estranei del gioco. La fisicità dei centrocampisti degli uomini di Mazzarri venuta fuori con Meité, assoluto protagonista e dominatore del centrocampo ha costretto l’Inter ad abbassare il suo baricentro.
Inoltre, l’approccio evidentemente sbagliato del secondo tempo, quando i nerazzurri sono rientrati in campo convinti di aver già vinto il match, contemporaneamente agli errori di Handanovic (clamorosa la valutazione sbagliata della traiettoria del pallone in occasione del primo gol subito) hanno fatto il resto.
L’uscita dal campo per infortunio di Asamoah e il conseguente ingresso di Dalbert hanno penalizzato l’11 spallettiano , in quanto si è perso dinamismo sull’out di sinistra facendolo diventare terreno fertile per gli attacchi del Torino, che con Iago Falque è Ljajic ha letteralmente sfondato da quella parte, capendo come fosse diventato il lato debole dove poter colpire l’Inter.
Gli inserimenti tardivi di Keita e Lautaro Martinez non hanno dato gli effetti sperati, nonostante l’argentino abbia fornito un assist al bacio all’ultimo secondo non sfruttato da capitan Icardi.

RIMBOCCARSI LE MANICHE E LAVORARE

Un’Inter partita malissimo in campionato, con solo 1 punto conquistato in due gare e tutti i proclami e sogni pre-campionato già come un lontano ricordo.
L’impressione è che mister Spalletti debba ancora capire bene le caratteristiche del materiale umano a disposizione e che l’assenza di un centrocampista dinamico come Nainggolan pesi molto nell’economia di gioco e personalità della squadra.
In più, lo stato di forma non ottimale di alcuni calciatori reduci dal mondiale come Brozovic e Vecino si fa sentire soprattutto nelle seconde frazioni di gioco per ora.
E allora perché non affidarsi Gagliardini e Borja Valero, che hanno svolto tutta la preparazione e che in questa fase potrebbero garantire più dinamismo e qualità a centrocampo?
Le risposte ce le potrà dare solo il campo e le scelte di Luciano da Certaldo.
Certamente bisogna ripartire, o meglio partire, già sabato da Bologna, in un match importante più per la testa e il
morale che per la classifica.
Siamo Appena all’inizio, c’è tutto il tempo per recuperare punti e posizioni nei confronti delle dirette avversarie ma non bisogna gettarsi nello sconforto e nelle paure che hanno condizionato le ultime stagioni interiste.
Non è il tempo di criticare e contestare. È il tempo di sostenere ed incoraggiare.
Solo uniti si può (ri)partire verso gli obiettivi stagionali, che sono ancora lì, tutti alla portata di una squadra costruita per levarsi tante soddisfazioni.