Dall’esaltazione alla tragedia (sportiva); dal primo tempo da sogno a 45 minuti di buio totale. Una serata da montagne russe, in pieno stile Inter. E, per finire, le bombe sganciate da Antonio Conte nel post partita. Insomma, una notte da cuori forti, quella di Dortmund, per tutti i tifosi nerazzurri. Che, all’intervallo della partita contro il Borussia, già pregustavano una prossima qualificazione agli ottavi di finale di Champions League, e che invece si trovano a dover fare i conti con una situazione tutt’altro che tranquilla, dopo le esternazioni del tecnico. Per comprendere le motivazioni dietro le parole di Conte e come potrà ora evolversi la situazione, FCInter1908.it ha intervistato in esclusiva una leggenda nerazzurra come Sandro Mazzola.

Buonasera Sandro. Partiamo dalla partita: un primo tempo praticamente perfetto, un secondo da dimenticare. Che spiegazione si è dato sul crollo della ripresa?
Difficile dare una spiegazione precisa. Probabilmente, i giocatori sono scesi in campo nel secondo tempo convinti che fosse fatta, quindi senza quella grinta e quella determinazione avuti nel primo tempo. Quando il Borussia Dortmund ha iniziato la sua rimonta, sono andati in panico.

Quindi, secondo lei, a differenza di quanto dichiarato da Conte nel post partita, il problema è stato soprattutto dal punto di vista psicologico?
Secondo me sì. E’ stato decisamente un problema psicologico.

Alla luce di quanto accaduto ieri, la qualificazione è ancora possibile? L’Inter è ancora padrona del proprio destino…
Sì, ma bisogna vedere contro chi dobbiamo vincere. Va bene che all’ultima giochiamo in casa, ma stiamo sempre parlando del Barcellona. Di certo, nel calcio siamo abituati a vedere cose apparentemente impossibili diventare possibili. Dipende tutto dalla volontà e dalla determinazione. Ma anche dalle motivazioni che avrà eventualmente il Barcellona: se avesse la possibilità di qualificarsi anche con un pareggio, allora magari potrebbe lasciare qualcosa per strada. Ma, conoscendo il Barça, non credo andrà così.

Secondo lei, dal punto di vista tattico, Conte ha delle responsabilità nella sconfitta di ieri?
In partite così importanti, al di là dell’allenatore, devono essere i giocatori a trovare motivazioni extra e a trasmetterle ai compagni di squadra. Non mi sento di dare colpe a Conte.

Cosa ne pensa delle sue dichiarazioni post partita?
Sono state molto gravi. Anche perché avrebbe dovuto accorgersi prima di certe situazioni, non ora. Dov’era lui prima? Sono state uscite un po’ strane. Direi anche che non sono da lui, fatte in momenti del genere. Però magari pensa in questo modo di dare carica alla squadra.

Non si corre il rischio di creare invece alibi ai giocatori?
C’è da considerare il fatto che spesso l’allenatore dice delle cose alla stampa, mentre nello spogliatoio poi si parla con sincerità ai giocatori. Credo che la strategia sia questa.

Non pensa che, al di là di avere torto o ragione, i panni sporchi debbano lavarsi in casa?
Di solito, meglio lavarli in casa. Ma a volte questo può non essere sufficiente, e a quel punto un allenatore può anche pensare: ‘Oh, mettiamoli davanti alla tv, così magari si renderanno conto di certe cose’. Credo che sia stata questa la motivazione. Non è caduto in una trappola da parte di un intervistatore, era una cosa che aveva già in testa.

Marotta conosce bene Conte e tutte le sfaccettature del suo carattere. Come crede che reagirà la società?
Bisogna parlare con l’allenatore e chiedergli il perché di certe dichiarazioni, regolandosi poi di conseguenza. Sono cose che si risolvono all’interno degli uffici e degli spogliatoi.

C’è anche che chi sostiene che a Icardi per molto meno è stata tolta la fascia di capitano. In quel frangente Marotta è stato molto ferreo…
Mah, di quella storia a mio parere non sappiamo tutto. Anche a me è sembrata una cosa strana, ma poi ci ho ripensato e mi sono detto: ‘No, qui ci sono delle cose che non ci vogliono dire’. Non può essere stato solo per quello che sappiamo che con Icardi è andata come è andata.

Secondo lei quelle parole erano rivolte più al mercato di gennaio o più un richiamo alla società per quanto non fatto in estate, in riferimento al mancato acquisto di Dzeko?
Credo più in riferimento a mancati arrivi in estate che lui avrebbe voluto fortemente. Dzeko non sarebbe stato affatto male…

Se Dzeko non è dell’Inter, almeno è arrivato Lukaku. Lei è sempre stato un sostenitore, dal punto di vista tecnico, di Icardi. Cosa ne pensa dell’inizio di stagione del belga?
Adesso che lo guardo con continuità, devo dire che mi piace. Ha temperamento, si fa vedere, va a cercare il gol. Dobbiamo aspettare la fine della stagione per giudicare a pieno, ma in linea di massima ho rivisto le mie opinioni nei suoi confronti.

Non pensa che Conte si sia lasciato andare in quel modo perché sfiora l’idea di vincere già quest’anno?
Sicuramente. Va bene dire che il processo di crescita è graduale, anche per non mettere troppa pressione sul gruppo e sull’ambiente, ma sono sicuro che nella sua testa Conte faccia un discorso del tutto diverso.

Pensa davvero che con un paio di acquisti a gennaio questa squadra possa contendere lo Scudetto alla Juventus?
Deve provare a vincerlo. Secondo me è già un buon gruppo, ma con un paio di pezzi da novanta al posto giusto si potrebbe provare a vincere.

Ci farebbe due nomi di giocatori che acquisterebbe a gennaio, se fosse possibile?
Non li faccio, altrimenti ce li fregano (ride, ndr).

L’Inter, Champions a parte, è seconda in campionato a -1 dalla Juventus. Così ora non rischia di gettare tutto al vento?
Secondo me no. Si tratta poi di considerare quelle dichiarazioni all’interno dello spogliatoio. Le motivazioni, le finalità, il messaggio che hai voluto dare ai giocatori. E’ lì che sta il punto.

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