26 tiri e 2 soli gol: questo il bottino dell’Inter nelle sfide contro Sampdoria e Real Madrid, che hanno fruttato un punto e rappresentato le prime battute d’arresto per la squadra di Simone Inzaghi. C’è un minimo comun denominatore nelle dichiarazioni dello stesso allenatore e dei suoi ragazzi dopo la roboante vittoria di ieri sera: la rabbia con cui si è scesi in campo. Per non aver raccolto quanto meritato, per aver lasciato due punti a Genova, per essere partiti ancora con il piede sbagliato in Champions, nonostante la buona prestazione. Ci sono due strade che in questi casi si dispiegano davanti a un gruppo: la prima porta al rammarico e alla pressione, che diventa paura, di non poter sbagliare di nuovo. Ieri, in casa con il Bologna, c’era tanto da perdere contro una squadra che aveva accumulato gli stessi punti dei nerazzurri: 7. Inoltre, lo spettro del terzo risultato negativo in serie poteva creare apprensione e contrazione, nelle gambe e nella testa. La seconda strada, quella che Inzaghi e i suoi ragazzi hanno brillantemente percorso, porta invece al mantenimento della consapevolezza delle prestazioni e del valore dei propri mezzi, alla capacità di trasferire la rabbia in campo, per vincere, convincere, dominare e ricominciare il cammino.
L’Inter è stata devastante, ha disputato una partita corale e ha fatto divertire i suoi tifosi che hanno popolato, rasentando il tutto esaurito, un San Siro ancora a capienza ridotta ma capace di suscitare emozioni forti negli spettatori ma soprattutto nei protagonisti. Dopo la goleada al Genoa nella prima giornata, ieri ne è arrivata un’altra – ancor più spettacolare e convincente – che ha fatto dell’Inter il miglior attacco del campionato con 15 gol segnati nelle prime 4 partite: la Beneamata non segnava così tanto in campionato da 61 anni. La sensazione è che il gol trovato rapidamente sia servito a sciogliere i ragazzi di Simone Inzaghi e a favorire un’espressione di calcio coesa, cooperativa, brillante e soprattutto vincente.
Lautaro, partita da leader
Quella di ieri era la partita del battesimo della coppia Lautaro-Correa, per la prima volta insieme dal primo minuto e che paradossalmente, dall’arrivo del Tucu a Milano, non era ancora stata impiegata contemporaneamente (i due si erano sempre dati il cambio, mantenendo Dzeko in campo). È durata poco, soli 29 minuti, a causa di un forte trauma contusivo al bacino rimediato da Correa (fortunatamente, gli esami a cui si è sottoposto all’Humanitas hanno dato esito negativo), ma è stato Lautaro a prendersi le luci della ribalta grazie alla sua immensa classe. La rete dell’1-0, sì, ma c’è tanto, tanto altro: controlli da fuoriclasse, capacità di trascinare la squadra con il suo carattere, pressing da Toro che non accenna a diminuire neppure sul 4-0. Lo sappiamo tutti: tanto della stagione dell’Inter, e dei suoi successi, passano dalla stagione del numero 10. Se Lautaro si rivelerà in grado di fare il definitivo salto di qualità (in zona gol e non solo), di passare dal ruolo di co-protagonista ricoperto splendidamente nelle ultime due stagioni a quello di protagonista assoluto, l’Inter avrà delle ottime chance di vittoria. Ieri sera, il Toro ha provato a dare le prime dimostrazioni. Ed è già a quota 3 gol in campionato.
Dumfries, ci sono esordi peggiori…
Quella di ieri era la partita delle prime volte da titolare: detto di Correa, anche Vecino (che ha celebrato l’evento con il gol del 4-0) ma soprattutto Denzel Dumfries. L’olandese è stato protagonista fin dall’inizio, offrendo un delizioso assist a Lautaro alla prima vera incursione nell’area avversaria, entrando anche nell’azione del 3-0 ma, in generale, rivelandosi fastidiosissimo per l’intero Bologna. Se negli spezzoni in cui era entrato finora era sembrato promettente ma anche un po’ timido, ieri Denzel ha messo da parte le buone maniere per sfondare di forza le resistenze avversarie. Parlavamo di punti di svolta: la capacità di Dumfries di trovare continuità e diventare un fattore in termini di gol, assist e manovra offensiva della squadra, sarà determinante per il prosieguo della stagione nerazzurra. L’olandese ha zittito subito le critiche di chi lo paragonava ai bidoni transitati negli ultimi anni dalle parti di Appiano Gentile a suon di personalità, caparbietà ma soprattutto umiltà. Quella che traspariva chiaramente nelle sue dichiarazioni post-partita.
Quando il giornalista di Dazn gli ha detto che era stato in grado di far dimenticare Hakimi, Dumfries ha risposto umilmente dicendo “non credo proprio che lo abbiano dimenticato, lui ha fatto grandissime cose qui. Io sono soltanto felice“. Un approccio ottimo, dentro e fuori dal campo, che testimonia anche lo spessore umano di questo ragazzo. Con buona pace di chi non riesce ad elogiare un nuovo giocatore senza screditare quello precedente: si possono elogiare entrambi. È bene saperlo.
Denzel deve ancora crescere in fase difensiva, come aveva dimostrato anche contro il Real Madrid, ma rientra nel processo di inserimento che Inzaghi sta conducendo e che lo ha portato a preferirgli Darmian nelle prime uscite. A proposito di difesa, come non citare il terzetto? Skriniar, De Vrij e Bastoni sono ormai qualcosa di fenomenale. Sembrano scontati tutti i loro anticipi, la loro capacità di contenere e bloccare gli avversari, di impostare da dietro, anche di segnare (secondo gol per Skriniar). Ma non sono affatto scontati, è bene ricordare pure questo. Sono semplicemente tre giocatori eccezionali, punto.
Esami
Altre quattro partite, da qui al 2 ottobre, quando arriverà una nuova, fastidiosissima sosta. Al rientro, il 16, l’Inter andrà a giocarsi una partita che sarebbe dovuta essere bellissima, a Roma contro la Lazio, e che però diventerà falsata, come Napoli-Juventus, a causa della presumibile assenza di tutti i sudamericani (giocheranno nella notte fra giovedì e venerdì, l’Inter sarà di scena sabato pomeriggio).
Chiusa parentesi, la squadra di Inzaghi adesso affronterà in serie Fiorentina (trasferta), Atalanta (casa), Shakhtar Donetsk (trasferta) e Sassuolo (trasferta). Tutte e quattro queste squadre interpretano il gioco in maniera simile: vogliono comandarlo. Questa la filosofia di Italiano, Gasperini, De Zerbi e Dionisi. Per l’Inter si tratterà sicuramente di esami importanti: tre partite durissime in campionato e poi già una decisiva, in Champions League. Si comincia dopodomani a Firenze, contro una squadra che ha totalizzato 9 punti e che sembra già essere stata plasmata ad immagine e somiglianza del suo giovane, ottimo allenatore. Di fronte, però, avranno i Campioni d’Italia. L’obiettivo sarà far loro comprendere perché lo siamo.