Una rosa ridotta all’osso, un campo storicamente ostico (recentemente maledetto), la rincorsa su una squadra che vince…con ogni mezzo. Ma a questa Inter, l’Inter di Conte, tutto ciò non interessa. E continua ad ottenere successi e macinare record. Superata anche la squadra dei record di Trapattoni in fatto di punti, è la miglior partenza di sempre al pari dell’Inter 1950-51, con Aldo Olivieri in panchina: 34 punti in 13 partite (11 vittorie, 1 pareggio, 1 sconfitta). 17 partite stagionali giocate, 17 volte in gol. Parliamo di una squadra che, in campionato, sta facendo qualcosa di straordinario, e si diverte a mantenere aperta una lotta punto a punto con una squadra che dispone di una rosa di un altro pianeta ma che – nonostante questo – è costretta a ricorrere ad ogni mezzo pur di mantenersi dietro quello che, evidentemente, comincia a diventare uno spauracchio. E questo non può che rendere fieri i tifosi nerazzurri, che si rivedono nei valori, nell’identità che questa squadra trasmette: lotta, sacrificio, passione. Valori da Inter. È una lotta fra due mondi, una lotta spirituale, che vede i nerazzurri battagliare all’ultimo sangue contro la propria nemesi per eccellenza e divertirsi a metterla in estrema difficoltà rendendola isterica. Perché per loro vincere è l’unica cosa che conta, il fine giustifica i mezzi e così via. Per noi no, non sarà mai così. Non saremo mai come loro.

INTER BAGNATA… – Quello di Torino, si diceva, è un campo difficile. Ma ieri lo era in senso figurato e non. Il manto erboso dello stadio “Grande Torino” era ai limiti della praticabilità a causa dell’enorme quantità di pioggia caduta negli ultimi giorni sul capoluogo piemontese. E se le partite contro i granata sono storicamente molto tirate, bloccate, da “lotta nel fango”, le condizioni atmosferiche di ieri potevano avvantaggiare ancora di più la squadra di Mazzarri. Questa Inter, tuttavia, sa lottare e adattarsi ad ogni circostanza pur di portare a casa i tre punti, ed è proprio questo che accade. Conte prepara la partita alla perfezione, e l’undici iniziale – tacciato in molti come troppo difensivo – si rivela quello più adeguato per bloccare le fonti di gioco del Torino e per favorire quelle nerazzurre. L’Inter ricorre al lancio lungo più del solito, sia per scelta (scardinare il blocco difensivo granata) che per necessità (terreno che non favorisce il gioco palla a terra), ed è proprio da una palla alta di Vecino che nasce la progressione letale di Lautaro Martinez. La squadra di Conte amministra bene, rischia qualcosa intorno alla mezzora ma poi colpisce ancora, stavolta con pennellata di Biraghi a favorire De Vrij, che sfrutta una vistosa dormita della difesa avversaria. Il 3-0 di Lukaku, all’alba del secondo tempo, è un gol alla Lukaku. Punta l’uomo, un paio di finte, poi il destro secco (non il suo piede): partita in cassaforte, c’è solo da controllare. Inter bagnata…Inter fortunata? No, qui la fortuna c’entra zero. I gol trovati casualmente, dopo essere stati dominati per 75 minuti, li lasciamo ad altri: le zero idee, le reti trovate su deviazione, il continuo affidarsi disperatamente agli spunti individuali e agli episodi…sono cose che lasciamo ad altri. Che magari alla fine vinceranno, ma il tifoso Interista deve essere soltanto orgoglioso di questo gruppo che – oltre a regalare un bel presente – sta anche gettando ottime basi per il futuro grazie ad una guida straordinaria in panchina.

FIATO SOSPESO – E se questa Inter è partita con una “rosa limitata” (Marotta dixit), deve al momento convivere inoltre con gli infortuni di Sensi, Gagliardini, Asamoah, Politano e Sanchez. E da ieri, purtroppo, anche con quello di Nicolò Barella. Per lui l’intero mondo interista rimane con il fiato sospeso: il linguaggio del corpo non lasciava spazio all’ottimismo, il comunicato ufficiale del club (“distorsione in attesa di esami clinici”) ne autorizza un minimo. Anche se, in questi casi, “distorsione” può voler dire tutto o niente. Di certo c’è che Barella – in questo periodo – è stato l’Inter. Ne ha incarnato l’anima guerriera, quella disposta ad andare oltre ogni difficoltà pur di ottenere la vittoria. Quella che ha reso orgogliosi i propri tifosi. Una sua breve assenza sarebbe pesantissima – specie considerando Sensi non ancora recuperato – figuriamoci un lungo periodo di stop. Ma è un’ipotesi alla quale non vogliamo neanche pensare. Nella speranza di poter rivedere presto quel giovane ragazzo sardo con il numero 23 rincorrere tutto e tutti. Per arrivare alla vittoria.

 

24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.