Mister Simone Inzaghi, Instagram @inter

Ordinata, puntuale, compatta. L’Inter che ha affrontato la Salernitana nella gara valevole per la 10ª giornata di Serie A perde il peculiare appellativo di “pazza”. Il successo per 2-0 sui ragazzi guidati  da Davide Nicola ha fatto emergere una squadra che sembra aver ritrovato concretezza, compattezza  e solidità. Il merito del 4° risultato utile consecutivo è soprattutto di mister Simone Inzaghi, che con  idee e coraggio ha avuto l’umiltà di mettersi in discussione e la capacità di traghettare la formazione  nerazzurra fuori dal baratro che si stava prospettando. J. J. P. Kirwan sosteneva che ci sono due tipi  di allenatori, chi è stato licenziato e chi aspetta di esserlo. Solo il tempo ci potrà dire a quale categoria  appartiene il tecnico ex Lazio

Coraggio, altruismo, fantasia 

Allo stesso modo dei calciatori, anche un bravo allenatore “si vede dal coraggio, dall’altruismo e  dalla fantasia”. La frase – seppur storpiata – dell’abusata ma ineludibile canzone di De Gregori “La  leva calcistica del ‘68” sottende una verità calcisticamente intrigante. Un buon allenatore deve avere  il coraggio di prendere scelte che possono essere controtendenza, talvolta rischiose: è il caso  dell’alternanza Onana/Handanovic, di difficile gestione in termini di equilibri di spogliatoio ma  che necessitava di un’ardimentosa presa di posizione da parte di Inzaghi. Un buon allenatore deve  essere altruista e pensare al bene della squadra, perché se pensasse soltanto al proprio tornaconto  l’ambiente imploderebbe. È il caso del rapporto con la società, che il mister non ha mai criticato  pubblicamente nonostante una gestione centellinata dei fondi destinati al mercato. Un buon allenatore  deve avere la fantasia necessaria a percorrere vie inesplorate: Calhanoglu come vice-Brozovic, ad  esempio, è stata un’intuizione tanto estrosa quanto redditizia. 

Il riscatto passa dalla Champions: così Inzaghi si è ripreso l’Inter 

La Champions League porta fortuna a Inzaghi, che ha affrontato la gara d’andata contro il Barcellona come una sfida da in o out. Alessandro Bastoni ha raccontato a Dazn il faccia a faccia avvenuto a seguito della bruciante sconfitta contro la Roma. Il confronto nello spogliatoio ha finalmente messo  un punto su qualche nervosismo e lamentela di troppo. Il periodo di crisi attraversato dall’Inter non  era di stampo puramente tattico, anzi; il problema era soprattutto di tipo mentale, e Simone ha avuto  l’intelligenza di capirlo costringendo i ragazzi al chiarimento. Da quel momento in poi, la prima  squadra di Milano ha cominciato a ingranare la marcia sfornando prestazioni più che convincenti  contro i blaugrana e portando a casa gli apparentemente semplici match contro Sassuolo Salernitana

Nella gara più importante in termini di qualificazione agli ottavi, il tecnico piacentino si è confermato  uomo-Champions e ha allontanato i rumors che avevano accarezzato l’idea dell’esonero. Il  licenziamento di Inzaghi è stato chiesto a gran voce dal popolo nerazzurro, a ragione insoddisfatto  da questo inizio di stagione. Simone ha saputo canalizzare la delusione dei tifosi in motivazione per  i giocatori, che hanno avuto la sensibilità di stringersi intorno al mister che stava attraversando un  evidente momento di difficoltà ed era bersagliato su più fronti da fuoco amico e nemico. Così l’Inter ha ritrovato coesione e ha smesso di “sbracciare”, emergendo con carattere nei due incontri contro gli  spagnoli che hanno permesso ai giocatori della Beneamata di mettere in cascina 4 dei 6 punti  disponibili dal doppio confronto.

Carne o pesce? 

Non si può essere soddisfatti dell’inizio di campionato dell’Inter. Anzi, non si deve. Però le ultime  convincenti prestazioni potrebbero aver ridato all’ambiente nerazzurro quell’entusiasmo che è  mancato nelle prime uscite stagionali e che avevano fatto prospettare un’annata senza carattere, senza  gioco, senza capacità di diventare carne o pesce. Ora Inzaghi ha preso per mano la squadra e le sta  restituendo quell’identità e quell’impronta che l’hanno caratterizzata durante la sua gestione: solidità  difensiva, imprevedibilità a centrocampo, esuberanza offensiva. Con l’imminente recupero di  Lukaku, questa Inter può scegliere di non essere né carne né pesce: magari diventerà un dessert, e  solo alla fine potremo godere della dolcezza di una squadra “pazza” che il capocuoco Inzaghi sta  amalgamando prima di quella cottura che le donerà la maturità necessaria per raggiungere i grandi  traguardi. 

Alberto Lombardi