Era un esame cruciale, uno spartiacque della stagione. E l’Inter, in linea generale, lo ha fallito. Non nel primo tempo, però: Conte ha preparato bene la partita, gestendola con realismo e pragmatismo. Concedere spazi a questa Lazio e andare all’arrembaggio sarebbe stato un suicidio: gli uomini di Inzaghi, per caratteristiche, sarebbero andati a nozze. Le due squadre si sono vicendevolmente rispettate, dando vita nei primi 45 minuti ad una vera e propria partita a scacchi. E i nerazzurri sono stati bravi ad approfittare dell’episodio, andando avanti con il gol di Ashley Young in una prima frazione che si sarebbe tranquillamente – e onestamente – potuta concludere in parità. Il secondo tempo, però, gol della Lazio a parte, ha evidenziato un consueto calo di energie (derby a parte), dovuto probabilmente all’alta intensità con la quale vengono giocati i primi 45 minuti. Ed è questo il “limite” delle squadre di Conte, e specialmente di questa Inter che sta andando oltre le aspettative. Lo ha ammesso anche lo stesso tecnico in diverse occasioni: “Se non andiamo a 200 km/h siamo una squadra normale”. Se a questo aggiungiamo una pessima prova (a parte un paio di guizzi) da parte di Lautaro Martinez (giornata no o distrazione “da Barcellona”?) e di Nicolò Barella, ovvero due uomini chiave, il gioco è fatto.

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Fermo restando che la Lazio è apparsa alla lunga più tonica fisicamente e anche mentalmente, sono stati comunque gli episodi e i dettagli – come accade quasi sempre in questi big match – a determinare l’esito del match. E in alcuni casi contano, purtroppo, anche gli uomini con i quali vai alla “guerra”. E contano anche alcune leggerezze compiute in fase di mercato. Gennaio incluso. Dettagli non trascurabili.

QUANTO MANCA HANDANOVIC…

Partiamo da un presupposto: non bisogna colpevolizzare umanamente Daniele Padelli, che è un ottimo professionista. C’è sicuramente da colpevolizzare, piuttosto, chi insulta ed attacca l’uomo Padelli. Semplicemente, basta ammettere in maniera serena che questo portiere non può essere il vice Handanovic. Dopo i due errori commessi nel derby, anche ieri ci sono delle grosse responsabilità a suo carico. Sull’azione del rigore, Padelli per l’ennesima volta non “chiama” la presa ai suoi difensori, creando scompiglio e confusione nella difesa nerazzurra. Onestamente, con Handanovic non si assiste praticamente mai a queste incomprensioni fra portiere e difensori. Da lì nasce il calcio di rigore, con Skriniar che interviene al posto di Padelli e De Vrij che sbilancia Immobile pronto a calciare a porta vuota. Sul secondo gol era francamente difficile sventare il pericolo, vista la visuale coperta, ma la reattività di Padelli lascia francamente molto a desiderare. Addirittura interviene in tuffo quando la palla è già in rete. Sicuramente c’è una componente di sfortuna, perché trovarsi in un momento decisivo della stagione senza Handanovic è sicuramente pesante. Tuttavia, se andiamo ad analizzare altre big, tutte dispongono di un secondo portiere affidabile: la Juventus ha Buffon, il Napoli alterna Meret ed Ospina, il Milan ha Begovic. Solo per fare alcuni esempi. Non aver acquistato, in questi anni, un vice Handanovic affidabile è sicuramente una colpa della dirigenza. Ed anche a gennaio, nel momento in cui si poteva riportare a casa Radu, non è stato fatto. Lo stesso Radu che sta facendo panchina al Parma. Un grande rimpianto. Si spera che in estate questa gravissima lacuna possa finalmente essere colmata.

SOGNO SVANITO?

Il punto interrogativo è d’obbligo. Per Conte e per tutto l’ambiente nerazzurro lo scudetto ha sempre rappresentato un grande sogno, vista la differenza esistente con la Juventus. Certo, essere dietro la Lazio dà francamente fastidio, anche se l’importanza di lavorare con lo stesso nucleo di giocatori e con lo stesso allenatore per 4 anni non può passare in secondo piano. È un grande vantaggio. L’Inter è sì terza in classifica, ma il primo posto occupato dalla Juventus dista comunque soltanto 3 punti. Certo, visti i competitors non sono pochi, ma l’Inter non può ancora dirsi fuori dalla lotta scudetto. Certo, per poter coltivare speranze è necessaria una serie di fattori: ritrovare la condizione atletica della prima parte di stagione; non perdere con troppa leggerezza la concentrazione; non cadere in errori banali e fatali, sperare di non incappare in infortuni decisivi in una stagione finora molto sfortunata sotto questo aspetto; risolvere alcuni equivoci tattici, come quello relativo ad Eriksen. Per ultimo, la cosa più ovvia: sperare che Juventus e Lazio non siano infallibili. L’Inter in questa corsa scudetto è in una posizione border line, ma non ancora fuori. Adesso l’obiettivo è dimostrare, sul campo – già contro la Sampdoria – di essere ancora vivi. La risposta al quesito è no: il sogno non è ancora svanito.

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24 anni, laureato in "Scienze della Comunicazione" presso l'Università della Calabria. L'Interismo è qualcosa che scorre dentro senza freni, in maniera totalmente irrazionale. Condividere questo sentimento è magnifico, scrivere di Inter ancora di più.