Massimo Moratti

Mascherano.... davvero quella squadra aveva problemi con la qualità dei mediani . Kuyt poi.... in Inghilterra gli altri volevano i Pires Giggs Robben e Beckham e lui Kuyt.....

hai capito perché lui faceva quinti e sesti posti e Ferguson con Giggs Beckham e Cristiano Ronaldo vinceva ?

Il Liverpool spendeva molto meno sia dello United che del Chelsea in quegli anni, lo sanno tutti. E nonostante questo hanno vinto una Champions ed un'altra l'hanno sfiorata.

Con gli infortuni che abbiamo avuto in quella stagione un altro mediano che all'occorrenza poteva giocare anche difensore centrale come Mascherano sarebbe servito eccome purtroppo (se è servito persino al Barcellona figurati se non sarebbe servito a noi).

A Kuyt anche io avrei preferito Cavani (i due nomi che si facevano in quell'estate erano quelli) ma direi che rispetto a Pazzini era meglio anche Kuyt, non credi?

Pensa che in seguito a diversi infortuni avuti in quell'inizio di stagione abbiam dovuto giocare con titolari come Biabiany ed il sedicenne Coutinho in quell'inizio di stagione. E poi mi dici che non sarebbe servito Kuyt magari.
 

HBL

Stella
  Bannato
Il Liverpool spendeva molto meno sia dello United che del Chelsea in quegli anni, lo sanno tutti. E nonostante questo hanno vinto una Champions ed un'altra l'hanno sfiorata.

Con gli infortuni che abbiamo avuto in quella stagione un altro mediano che all'occorrenza poteva giocare anche difensore centrale come Mascherano sarebbe servito eccome purtroppo (se è servito persino al Barcellona figurati se non sarebbe servito a noi).

A Kuyt anche io avrei preferito Cavani (i due nomi che si facevano in quell'estate erano quelli) ma direi che rispetto a Pazzini era meglio anche Kuyt, non credi?

Pensa che in seguito a diversi infortuni avuti in quell'inizio di stagione abbiam dovuto giocare con titolari come Biabiany ed il sedicenne Coutinho in quell'inizio di stagione. E poi mi dici che non sarebbe servito Kuyt magari.

Sicuro ? Io ricordo pacchi colossali strapagati e risultati poi immondi in campionato .
 
Beh, si quello si , si poteva evitare ma la monetizzazione dei forti onestamente nessuno club lo fa perche spera di spremere al massimo quei calciatori li.

Esattamente, tranne rare eccezioni e dinanzi ad offerte irrinunciabili, nessun top club va a vendere i suoi pezzi pregiati dopo la vittoria di una Champions e di un Triplete.

l'ho visto fare solo al Real ultimamente con Ronaldo dopo la terza Champions di fila (la quarta in cinque anni), dinanzi ad una offerta economica veramente importante da parte della Rube. Ma credo che col senno del poi si siano pentiti di averglielo venduto visto come è andata a finire senza Ronaldo negli anni successivi.
 
Sicuro ? Io ricordo pacchi colossali strapagati e risultati poi immondi in campionato .

Sicurissimo. Il Liverpool non ha mai speso come Chelsea e United per più anni di fila.

Qualche acquisto importante lo facevano anche loro, ma in Premier è sempre così, ci sono sempre almeno 4 o 5 squadre che spendono tanto ed il Liverpool all'epoca non era certo la squadra inglese che spendeva di più sul mercato.
 
Esattamente, tranne rare eccezioni e dinanzi ad offerte irrinunciabili, nessun top club va a vendere i suoi pezzi pregiati dopo la vittoria di una Champions e di un Triplete.

l'ho visto fare solo al Real ultimamente con Ronaldo dopo la terza Champions di fila (la quarta in cinque anni), dinanzi ad una offerta economica veramente importante da parte della Rube. Ma credo che col senno del poi si siano pentiti di averglielo venduto visto come è andata a finire senza Ronaldo negli anni successivi.
Tecnicamente non è stata neanche una vendita voluta.
Ronaldo aveva un patto non scritto con Perez per liberarsi ed è stato lui a volersene andare.
 
ero dello stesso parere pure io

Moratti, per rivivere il Triplete partiamo dalla Coppa Italia. Quel 5 maggio servì ad esorcizzare quello del 2002?
«Niente viene esorcizzato nel calcio, quel 5 maggio resta. Anche se Milito poi lo rese meno amaro. Io però nel dubbio per scaramanzia quel giorno a Roma non andai…».



Quanto pesò quel successo?
«Gettammo le basi per il resto. Vincendo peraltro la sfida più dura delle tre, soffrendo in puro stile Inter. La Roma era la rivale storica di quegli anni e ci teneva a superarci. Servì una prodezza da fuori, un gol non da Milito».

Seconda tappa, quella scudetto, a Siena.
«Altra battaglia, ma diversa. L’avversario era meno forte della Roma ma giocò con una determinazione feroce. Poi Zanetti decise che bisognava riscrivere la storia, ne dribblò un po’ e servì un pallone d’oro a Milito».

Ci fu modo di festeggiare o la testa era già a Madrid?
«Fu festa vera anche in spogliatoio. Lo scudetto ci preparò al meglio per la Champions. Ricordo il rientro in auto a Milano: una lunga onda nerazzurra, i tifosi che mi affiancavano anche per farmi gli auguri di compleanno. Bellissimo!».

Sei giorni dopo arriva la sfida contro il Bayern.
«Fu paradossalmente la meno difficile. Avevamo sofferto abbastanza a Barcellona. Emotivamente, la Champions l’abbiamo vinta al Camp Nou. La partita più drammatica della mia vita. Giocata quasi interamente in 10 per l’espulsione ingiusta di Thiago Motta. Vedere Eto’o sacrificarsi in fascia rincorrendo chiunque fu un segnale forte. Lì capimmo che il destino era dalla nostra parte, che potevamo superare ogni ostacolo».

Quale fu la vera svolta di quella Champions?
«Segnando negli ultimi minuti 2 gol alla Dinamo Kiev evitammo l’eliminazione nel girone, ma la svolta arrivò nell’ottavo col Chelsea. Dopo anni di sofferenza in Europa, capimmo di essere una squadra vera. Mou fece un capolavoro tattico».

Torniamo a Madrid. La prima cosa che le viene in mente.
«Sembrerà strano, ma è un’immagine vista dopo in tv. Una ragazza coi capelli corti e la maglia nerazzurra che piange a dirotto. L’emblema della felicità regalata a tanta gente. Poi il primo gol di Milito, per l’importanza e la bellezza, quell’esitazione con cui fece perdere il tempo a portiere e difensore. Diego era così, classe purissima: anche i suoi silenzi erano delle lezioni».

In porta lo mandò Snejider. Quelli per l’olandese furono i 16 milioni meglio spesi durante la sua presidenza?
«Wes cambiò l’Inter, le permise di alzare il ritmo, le diede una nuova dimensione».

Dopo tante spese, quella rosa le costò appena 150 milioni.
«Vero. A parte l’operazione col Genoa per Milito e Motta e lo scambio Ibra-Eto’o più soldi, da poco era arrivato Julio Cesar. E Cambiasso a parametro zero, grande intuizione di Branca. Ancora non mi spiego come fece il Real a perdere uno così. Il Cuchu arrivò con Mancini, iniziò benissimo ma lo staff tecnico pensava che grazie al suo fisico andava in forma prima. Invece è stato un crescendo. Prima o poi Cambiasso allenerà l’Inter».

Maicon a 6 milioni?
«Al tempo qualcuno mi prese in giro per quella spesa. Intanto arrivò il più grande terzino destro della storia dell’Inter!».

Quello sinistro invece si vide la notte di Madrid dall’alto…
«Ho pensato a Facchetti dopo ogni vittoria. Figuriamoci quella. “Dopo tante sofferenze insieme, dovresti essere qui a godertela anche tu” gli dissi».

Come festeggiò a Madrid?
«Ero svuotato, avendo centrato l’obiettivo rincorso da sempre. Pensai “ora cosa può andare storto? Ah già, Mou che ci lascia…”. Decisi di non rientrare a Milano con la squadra perché non c’era Mou e non volevo essere io al centro dell’attenzione. Lasciai che a portare la Coppa a San Siro fosse mio figlio Mao, che come il resto della famiglia mi era stato vicino in quel percorso».

Prima di tornare a Mou, quanti meriti di quei trionfi vanno attribuiti a Mancini?
«Tantissimi. Aveva costruito la casa negli anni precedenti. In Italia prima di lui non vincevamo, anche perché c’era una ragione molto importante… È un grande allenatore, come sta confermando in Nazionale. E pensare che decisi di prenderlo dopo che nel Natale 2003 mi regalò una maglia di lana dell’Inter con uno scudetto enorme e nel biglietto scrisse “Se vuole tornare a vincere, io sono a disposizione…”».

Veniamo a Mou e alle frasi un po’ polemiche di Milito.
«All’addio di Mourinho ero preparato. Fu comunque doloroso, ma ricordo che quando ci abbracciammo in campo gli dissi che a quel punto poteva fare quello che voleva. Fu lì che lui iniziò a piangere».

Non ne avevate già parlato?
«Mai! Non volevo rompere l’incantesimo. Però ci scambiammo qualche sguardo che valeva più di tante parole. Ci siamo rivisti due sere dopo. Venne a cena a casa mia, con la Coppa a centro tavola. Quante risate!».

Milito invece a fine gara disse: «Non so se resto».
«Quella sera commisi l’errore di non dire che era da Pallone d’oro. Forse Diego non si sentì abbastanza apprezzato. Ma non diedi peso alle sue frasi».

Qualcuno disse che dopo un anno così andava venduto.
«Mi viene ancora da ridere. Era al top e se non si fosse infortunato si sarebbe ripetuto l’anno dopo. Se hai una squadra così forte e non hai bisogno di soldi, perché dovresti cambiarla? La verità è che sbagliai la scelta dell’allenatore. Benitez era bravissimo, ma non era la persona giusta. Avrei dovuto prendere subito Leo, non a Natale».

Ci furono altri errori nella gestione del post Triplete?
«Non ci preoccupammo di capitalizzare quell’impresa. Mi occupai delle cose di campo, meno di quelle commerciali. Era un calcio che cambiava».

Ci svela un aneddoto di Madrid che ora non infastidirebbe l’interessato?
Ride… «Ma no… Al limite c’era Snejider pressante per avere un mio orologio che gli piaceva. E pensi che valeva un millesimo di quanto guadagnarono loro quell’anno e che di regali ne avevo già fatti abbastanza…».

Mou e Conte sono simili?
«Non conosco abbastanza bene Conte per giudicare. Ma sono due martelli, ossessionati dal calcio, dalla voglia di dar tutto».

Lautaro può lasciare l’Inter.
«Se arriva Messi, ci sto. E se Leo è impossibile, al posto del Toro vorrei Dybala».

È favorevole alla ripresa?
«Meglio preparare la prossima stagione. Ma ci sta che uno come Lotito parli da tifoso».

Assegnerebbe lo scudetto?
«Ora non è una priorità. Però l’Inter ha tutto per vincerlo».

Andrea Agnelli ha messo un like al post di un tifoso che non vorrebbe lo scudetto, perché la Juve non è come l’Inter.
«C’è una leggerissima differenza. Allora si trattava di una truffa, qui di un virus che ha paralizzato il mondo».

Fermarsi qui toglierebbe alla Juve il sogno Triplete.
«Avranno altre occasioni. Se mi darebbe fastidio un loro en plein? Nessun record resiste in eterno. Di sicuro il Triplete non ce lo toglierà nessuno».


Mi han fatto sorridere i due passaggi grassettati :ghigno

Chissá cosa penseranno i tifosi della Lazio di Mancini che, allenatore della Lazio, si propone a Moratti da piacione consumato :ghigno

C'é tutto Moratti in questa intervista, tutto il suo mondo, tutto il morattismo, la parte piú bella e romantica e quella piú ingenua.

Bella.
 
si ma il secondo punto resta una corbelleria, per vincere quello scudetto bastava si' un allenatore normale, quindi nemmeno Leonardo
quell' Inter si reggeva su un sottile filo, talmente forte da potersi permettere l' autogestione ma come ogni autogestione che si rispetti può durare solo nel breve periodo
e infatti si sfaldò, malamente, nei momenti cruciali in cui sarebbe servita la mano dell' allenatore
abbiamo buttato all'aria uno scudetto quell' anno (eravamo ancora la piu' forte) e una semifinale Champions (che non avresti rivinto , ma saresti uscito diversamente) in quella stagione
penso che quello scudetto non lo avremmo mai vinto cmq, non c'era piú fame, e Mourinho aveva lasciato un vuoto troppo grande.

Quei 3 mesi di ripresa con leonardo furono piú una reazione d'orgoglio contro il "cattivo" Benitez che altro. Ma anche fosse partito dall'inizio non credo sarebbe servito.

Ma fosse rimasto Mourinho quello scudetto sono certo lo avremmo polverizzato. eravamo ancora assolutamente i piú forti.
 
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