Storia interista nell'ultimo cinquantennio. Episodi ed emozioni vissuti personalmente

Comunque, anche oggi 20 maggio, è un giorno in cui l'Inter ha alzato al cielo un trofeo in passato.


Due anni fa invece proprio come oggi la storica rimonta sulla Lazio all'Olimpico che ci ha riportato in champions dopo tanti anni.
trofeo Inter e retrocessione del Milan sul campo, anno sottovalutato

da segnalare i mitologici pantaloncini blu
 
QUEL GIORNO DI MAGGIO DEL 2010, MLANO CENTRO STORICO

QUEL GIORNO DI MAGGIO DEL 2010, MLANO CENTRO STORICO

E venne il 22 maggio, soleggiato bellissimo, la città attraversata dalla commozione di migliaia di fratelli in nerazzurro, che si aggregavano spontaneamente in Galleria, in Via Mercanti, in Via Dante.

Io giravo, quel sabato, per godermi l'attesa

E l'attesa, mai come in quella circostanza, era festosa, euforica, luminosa, chiassosa. Non aleggiava la negatività che altre volte, trasformandosi in nefanda energia, aveva compromesso il fatale ultimo chilometro

Un popolo straripante. Non sarebbero bastati Piazza Duomo, l'arena, la centrale, per contenere quei 200.000, non meno, che si erano dati appuntamento per mettere al muro, per costringere alla resa, le iniquità, gli errori, le derisioni di quasi mezzo secolo.

Ero fin troppo rilassato, come se avessi esaurito la mia carica dopo Siena, partita che avevo enormemente sofferto.

Come se il mio campionato lo avessi vinto in quel terribile, meraviglioso (a posteriori) quarto d'ora trascorso fumando nel mio bagno di servizio - il più periferico della casa - quando, acceso il PC, sito Gazzetta, avevo letto, incredulo, con l'adrenalina in libera uscita, "Pazzini gela l'Olimpico".

Non potevo crederci, mancavano dieci minuti, ovviamente poteva succedere di tutto, ma non ebbi il coraggio di accendere la TV.

Resistetti in bagno, e quando riaccesi il PC e vidi le lacrime dei romanisti in panchina, esultai come se avessimo vinto tutto.

Quella fu la mia Champions

Il 22 maggio fu una sequenza di beatitudini, serene.

Fu la sorpresa di sentirsi dire dai vecchi milanesi che vivono in Galleria che folle simili non si vedevano a Milano dai giorni della liberazione nel 1945.

Fu la delusione di qualcuno che non riuscì a entrare in Piazza Duomo perché quattro ore prima dell'inizio non era più possibile neppure avvicinarci.

Fu la partita, la faccenda da sbrigare, meno importante.

Fu il desiderio di tenersi tutto dentro, senza nemmeno scendere in piazza o andare allo stadio a festeggiare.

Ero io che mi festeggiavo, una cosa molto intima.

Nel decennale, merita di essere riletto.

Di una bellezza commovente
 
Che bella Milano quel 22 Maggio.

Feci un giro in centro verso mezzogiorno o poco dopo, il Duomo si stava riempiendo, c'era nerazzurro ovunque, si respirava proprio aria di leggenda.
Mi ritengo un privilegiato, ma davvero un privilegiato, per aver vissuto a Milano quei giorni.

Scartai subito la tentazione di vedermi la partita in piazza, troppo casino, troppo becerame, e soprattutto troppo da perdere in caso di Apocalisse.
Ma sinceramente tra me e me ero convinto anch'io che Apocalisse non sarebbe stata. Chiaro, l'Inter é sempre l'Inter, capace di tutto, ma ero moderatamente sereno.
C'era un solo essere umano al mondo cui avrei concesso di invadere l'intima e religiosa privacy con cui mi apprestavo ad assistere a quell'evento memorabile, mio papá.
Venne a casa, la guardammo seduti sul divano scambiando si e no 5 parole 5 in 90'. Come sempre.

Che dire, é scivolata via.
Non ho sofferto troppo, né abbiamo esultato eccessivamente, sapevo conoscendomi che il gusto di quella vittoria e di quanto stava succedendo lo avrei assaporato successivamente, nei giorni a seguire, pian piano, dettaglio dopo dettaglio.

Fu memorabile il giro del centro dopo la partita, sempre odiato le feste e la caciara eccessiva eppure quella festa e quel casino furono un vero e proprio sentirsi a casa, uno stare in mezzo alla propria gente, un sentirsi nell'unico posto al mondo in cui avrei voluto essere in quel momento.
Gente in lacrime, urla, abbracci, il bagno nella fontana in Cairoli, il traffico bloccato con le auto ferme un quarto d'ora al semaforo, ho l'immagine di questo pick up con su 7-8 persone in piedi, tutte tra i 50 e i 70, uomini e donne, che non trattengono l'entusiasmo e scendono dal mezzo andandosi ad abbracciare con quelli della macchina in coda dietro, scatenando abbracci collettivi a macchia, in un concerto, di clacson, trombette, cori.

Che spettacolo ragazzi, che bello esserci stati, che bello essere stati lá, in quel delirio, proprio in mezzo, attraversarlo, respirarlo, viverlo.

Bello.

Bello.

Altro capolavoro
 
Il 22 maggio per me e per l'Inter non è stato solo il giorno del Triplete. Di quello ne stanno parlando già tutti in abbondanza oggi, non c'è bisogno di aggiungere altro. Per questo a me piace ricordare anche il mio primo 22 maggio vincente, la prima volta in cui credo di aver sentito veramente questi colori come un qualcosa di famiglia, che hanno suscitato in me un senso di appartenenza a qualcosa di più grande. All'epoca avevo solo sei anni e mezzo ed è stata la prima volta che ho visto l'Inter vincere un trofeo europeo e la prima volta di cui ricordo abbastanza nitidamente i festeggiamenti per la vittoria prima a casa con la mia famiglia e poi in giro per le strade insieme a tutti i fratelli nerazzurri del mio paese. Questo è un giorno speciale, celebriamolo fino in fondo partendo dall'inizio

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Se per gli interisti della mia generazione il giorno Santo è il 22 maggio (con la vittoria in Uefa del 1991 e la vittoria in Champions del 2010 a compimento del Triplete) per gli interisti di vecchia data il giorno Santo deve essere sicuramente stato il 27 maggio, data in cui la GRANDE INTER di Helenio Herrera conquista le prime due Coppe dei Campioni della Storia Nerazzurra.

Vienna, 27 maggio 1964 - finale

Real Madrid - Inter 1-3

Real Madrid: Vicente, Isidro, Pachin, Muller, Santamaria, Zoco, Amancio, Felo, Di Stefano, Puskas, Gento. Allenatore: Munoz

Inter: Sarti, Burgnich, Facchetti, Tagnin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Milani, Suarez, Corso. Allenatore: Helenio Herrera

Reti: 43’ Mazzola, 60’ Milani, 70’ Felo, 76’ Mazzola

Arbitro: Stoll (Austria)

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Milano, 27 maggio 1965 - finale

Inter - Benfica 1-0

Inter: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso. Allenatore: Helenio Herrera

Benfica: Costa Pereira, Cavem, Cruz, Germano, Raul, Neto, Coluna, Josè Augusto, Torres, Eusebio, Simoes. Allenatore: Schwartz

Rete: 42’ Jair

Arbitro: Dienst (Svizzera)

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Se per gli interisti della mia generazione il giorno Santo è il 22 maggio (con la vittoria in Uefa del 1991 e la vittoria in Champions del 2010 a compimento del Triplete) per gli interisti di vecchia data il giorno Santo deve essere sicuramente stato il 27 maggio, data in cui la GRANDE INTER di Helenio Herrera conquista le prime due Coppe dei Campioni della Storia Nerazzurra.

Vienna, 27 maggio 1964 - finale

Real Madrid - Inter 1-3

Real Madrid: Vicente, Isidro, Pachin, Muller, Santamaria, Zoco, Amancio, Felo, Di Stefano, Puskas, Gento. Allenatore: Munoz

Inter: Sarti, Burgnich, Facchetti, Tagnin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Milani, Suarez, Corso. Allenatore: Helenio Herrera

Reti: 43’ Mazzola, 60’ Milani, 70’ Felo, 76’ Mazzola

Arbitro: Stoll (Austria)

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Milano, 27 maggio 1965 - finale

Inter - Benfica 1-0

Inter: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso. Allenatore: Helenio Herrera

Benfica: Costa Pereira, Cavem, Cruz, Germano, Raul, Neto, Coluna, Josè Augusto, Torres, Eusebio, Simoes. Allenatore: Schwartz

Rete: 42’ Jair

Arbitro: Dienst (Svizzera)

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Quanta bellezza :love:
 
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