Aneddoti ed esperienze, "internazionali" of course !

Prendendo spunto da un gustoso intermezzo epistolare forumista con @Tuettili su nostre esperienze austro-teutoniche, però nel 3D del Marotta, apro un 3D che non c'è. Perchè non esiste solo il viaggio, c'è anche e soprattutto l'arricchimento sociale e culturale che ne deriva. Quindi fatevi sotto a parlare di usi, costumi, aneddoti personali, luoghi comuni sugli altri o degli altri su di noi, come li abbiamo vissuti e come abbiamo interagito con essi. Personalmente mi sono sempre sentito un Cosmopolita con la C maiuscola, poco legato a certe piccolezze da campanile, pur avendo un legame e un'identità veneziana. Ma forse proprio perchè Venezia è sempre stata un bellissimo luogo aperto al mondo (e questo è un periodo molto brutto e triste ), i veneziani hanno tanto ricevuto quanto viaggiato mescolandosi con il mondo fin dai tempi di Marco Polo. Io da qui riprendo l'altro discorso....
 
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@Tuettili dixit....
"Che barzelletta orribile ! :(
Vienna è la Capitale dell'Impero, bastano poche settimane sul posto per rendersene conto. Ma per Parigi in Francia è lo stesso, c'è Parigi e poi il resto.
Salisburgo è internazionale, la mia scuola aveva le aule al Mozarteum che è il conservatorio e c'era gente di tutto il mondo, Vienna è lontana quanto la Luna. Il dialetto locale è pazzesco, se senti parlare tra di loro degli uomini anziani sembrano più Russi che Austriaci, i primi giorni mio fratello ed io non capivamo una parola, poi quando ci abbiamo fatto l'orecchio è stato divertente, perché quando andavamo a Monaco noi riuscivamo bene o male a capire qualcosa quando parlavano i Bavaresi, invece loro i Salisburghesi non li capivano proprio ! :D Abitavamo a ridosso di una collina una paio di km fuori Salisburgo, dove ora c'è un centro commerciale grossissimo, ma all'epoca era campagna e se ci affacciavamo dal terrazzo della nostra camera di notte, sul fianco della collina c'erano le mucche che dormivano ! Dietro la collina era territorio Tedesco. Anzi, sai che quando prendevamo il treno, alla biglietteria dovevamo esibire la carta d'identità ? Perché la biglietteria era in territorio Austriaco, mentre i binari in territorio Tedesco ! Non sto scherzando !!! :LOL: Più confine di così ..."

In realtà la barzelletta l'ho trovata divertente e pure la mia amica, che è sempre stata Cosmopolita ( ha vissuto anche un periodo in Italia, ora vive e lavora a Londra, ma aprendo uffici in tutta Europa, con una sua azienda IT ) ci aveva scherzato su. Gli altri invece....
Stupendo il Mozarteum !!
A Salzburg ci sono stato parecchie volte.
Mi parli di mucche : sono stati tra i primi gli austriaci a far ascoltare la musica classica ( repertorio rigorosamente nazionale ) nelle stalle ! Personalmente adoro l'Austria. L'unico appunto ( e per me non è poco ) che ho sempre fatto loro riguarda il fumo.
Non ho mai fumato e non reggo il fumo passivo, per me è proprio devastante.
La legge sul fumo da noi è stata una benedizione. Vai nei locali in Austria e perdi anni di vita solo a respirare nubi di fumo assurde. Per loro va bene così, poi fanno i salutisti massacrandosi di sport.
A Salisburgo, all'epoca universitaria e in cui mi filavo quest'amica, lei mi aveva portato in un posto incredibile, da carbonari.
Era, non saprei come spiegarlo, una fessura immobiliare ( io sono abbastanza alto e dovevo camminare curvo perchè non riuscivo a stare in piedi, ergo non era abitabile ) sottostante un edificio storico salisburghese in centro.
Tutt'attorno c'erano i muri portanti in pietra spessa, non mattoni, e c'era questo posto a cui accedevi attraverso un portale ligneo a semicerchio schiacciato, all'incirca di 60 mq, basso come detto e pieno zeppo di giovani che bevevano, fumavano e socializzavano, con tanto di parola d'ordine per entrare e bancone bar. Ci si sedeva per terra in enormi cuscini e si stava lì dal dopocena a notte fonda. Il posto lo chiamavano, in codice, "die Höhle", la caverna.
Inutile dire che ho perso qualche anno di vita per il fumo, ma non potevo deludere la pulzella....
 
Splendido topic ! :D Mi sembra di aver capito che qua dentro ci sono molti forumisti che di esperienze all'estero ne hanno a bizzeffe,sono ansioso di leggere cosa hanno da raccontarci !
Personalmente appartengo alla stessa "categoria" di Nero&Azzurro, anch'io mi sono sentito a casa in molti luoghi ed in alcuni ancor più che in Italia, per via del mio carattere e della mia mentalità molto poco (o per niente) "latina". Presuntuosamente mi sono sempre considerato un camaleonte, mi piace mimetizzarmi tra la popolazione locale, mi piace assorbirne il modo di pensare, gli usi ed i costumi. Sono stato sempre favorito dalla mia predisposizione per le lingue, chiaramente è molto più facile capire se si può comunicare. L'unico posto dove non riuscivo a spiccicare più di due-tre parole (anche meno del minimo necessario) è stato a Mosca, città tra l'altro dove è sorprendentemente difficile trovare qualcuno che parli una lingua comprensibile. Ho girato per diletto ma anche per studio e per lavoro ed ho anche avuto l'opportunità di soggiornare in alcuni luoghi. Varie volte sono stato anche lì lì per trasferirmi definitivamente, ma poi per ragioni prima sportive poi familiari non ho ma fatto il grande salto.
Ben, tocca a voi adesso, forza !
 
@nero&azzurro: :LOL: fortissimo l'aneddoto ! Non conosco il posto, all'epoca anch'io fumavo, e nel "Tabak-Trafik" che si trova(va) nella strada di fronte al Duomo comprai un portasigarette in pelle con incisa l'immagine della Festung ed un accendino dorato anch'esso con l'immagine di Salisburgo. La proprietaria era una signora anziana, con gli occhiali, sembrava la vecchina della pubblicità, ma spesso ad aiutarla c'era sua nipote, una ragazza sui 16-18 anni, con la pelle ambrata e gli occhi chiari, uno schianto ! Andavo sempre lì a comprare le sigarette e quando la ragazza non c'era, l'anziana mi guardava sorridendo furbescamente come per dire "stavolta ti è andata male, ragazzo !". :LOL:
Circa la connessione tra estero e fumo ne avrei da raccontare, ma dico solo due cose: in Inghilterra alla fine degli anni '70 non si trovavano molte marche di sigarette Americane ed Europee che si usavano da noi (io ad esempio fumavo le Marlboro), dopo aver provato varie marche di disgustose sigarette Inglesi ripiegammo tutti sulla pipa: ci comprammo tutta l'attrezzatura e per anni la pipa è stata la mia fedele compagna dei Mercoledì di Coppe Europee. La seconda invece riguarda i primi anni 2000, divieto di fumo in quasi tutti i Paesi. All'aeroporto di Francoforte (o era a Parigi :oops:? Boh !) vidi una delle cose più sconvolgenti della mia vita: cabine di vetro di 10x3 dove si radunavano i fumatori per non dare fastidio agli altri, ci si pigiavano in 50 alla volta ed erano completamente avvolti nel fumo, impressionante ... (n)
 
Altro gustoso aneddoto. Con un amico decidiamo di andare a trovare degli amici in varie parti dell'Olanda, quindi si prende il pick-up dell'amigo e si va. Un capitolo a parte sarebbe da fare solo per tutti i discorsi che sono saltati fuori dialogando con camionisti italiani per tutto il tragitto dell'infinita Germania tramite CB ( breiko breiko e avanti a parlare, raccontarsi storie, affratellarsi e sfottere gobbi con camionisti tifosi del toro nel cuore della foresta nera....bellissimo, rispondere a degli adolescenti che ci invocavano dalla lontana finlandia che internet vai proprio a finire nel cesso in quanto ad emozioni ). Dopo tappa in Austria e Germania si arriva in Olanda. Si va a trovare amici di qua e amici di là ma la vera tappa finale è Amsterdam, ovviamente. Base di alloggio la carinissima città di Harleem dove abita un caro amico di infanzia accasatosi nelle Nederlands. L'amico ci trova alloggio dalla zia della moglie ( in Olanda tu puoi praticare affittanze turistiche facendo dormire gente in stanze di casa tua senza particolari ostacoli burocratici o norme assurde come da noi, paghi le tue tasse and easy). Abbiamo l'indirizzo della zia ospitante, datoci dalla nipote ( all'epoca non c'erano navigatori nè cellulari, nè tecnologia con gps quindi la buona vecchia cartina e andare ). Morale, non si riesce a trovare il civico ma la cosa assurda è che, trovata la via, il civico da trovare è esattamente una unità in più di quello di fine via, tipo 323 e la via finiva con il 322. Avanti indietro per mezz'ora chiedendo a tutti e non si riusciva a trovare la casa. Ad un certo punto dico al mio amico :"Ascolta, bussiamo al 322 e gli chiediamo dov'è il 323, lo saprà ***** !"
Arriviamo al civico 322, una bella villetta in legno, classiche vetrate all'olandese senza tende quindi gli interni in bella vista.
Cosa un pò insolita una porta di ingresso a vetro con vista su una scalinata che va al piano di sopra.
Luci accese ( il sole era già tramontato ), suono......niente, un minuto, due minuti...risuono....ancora niente.
Stavamo per andare via quando ci troviamo di fronte questa scena....dalla scalinata un uomo completamente nudo scende scuotendosi i capelli con un piccolo asciugamano, come dopo una doccia, e sorridendo viene ad aprirci con nonchalance e con un accento e inflessione che ho ritrovato tempo dopo in Frank de Boer.
Parliamo in inglese ovviamente e ci dice scuotendo la testa che quel civico semplicemente non esiste.
Lo ringraziamo, lo salutiamo, lui :"niente, è stato un piacere".
Giriamo i tacchi, usciamo dal viottolo e ridiamo per mezz'ora.
Ovviamente non tutta l'Olanda è così e, successivamente, avremmo avuto una sorta di risarcimento ammirando una splendida figliola in costume adamitico asciugarsi completamente fronte finestra del secondo piano con noi, classici italiani che salutavano e applaudivano dall'altro lato della strada. Lei sorride per nulla infastidita ma si copre.
Quindi, per chi non lo sa, queste non sono nemmeno scene impossibili nelle quali imbattersi nei Paesi Bassi.
Etichetta vuole è che non si faccia i guardoni perchè gli olandesi, questa libertà, la considerano comunque una forma di privacy e lo sguardo morboso dello spettatore esterno una violazione e una villaneria.
 
Proprio qualche giorno fa a cena da amici ricordavo un'esperienza di viaggio in Cina.

Viaggio in treno da Zhangjiajie a Guilin. Ci andrebbe un libro solo per raccontare l'impresa titanica servita per comunicare con la sportellista della stazione per l'acquisto dei biglietti.
Ma comunque, conclusa l'impresa, ci ritroviamo con in mano due biglietti per una corsa notturna, l'unica disponibile, standing-train ticket, "ma tanto dai, una volta su appena si libera qualcosa ci sediamo, alla peggio ci sediamo in qualche angolino per terra, che ci frega, una mandrakata da buoni italici ce la inventiamo".

...avete presente i vagoni delle metropolitane nelle ore di punta a Milano o Roma? col caldo afoso di metá Luglio?
Ecco, quel treno era una roba simile. Non voglio scomodare il lugubre pensiero dei treni diretti verso Auschwitz, per caritá...peró ammetto di averci pensato per un paio di attimi.
"Dai, sto treno é tipo interregionale, fará un sacco di fermate, una delle prossime fermate si svuota, ***** mica andranno tutti fino a Guilin".

...ovviamente invece andavano quasi tutti fino a Guilin, 700 km o giú di lí, tipo 8 ore di viaggio.
Dopo tipo un'ora nel sardinaio, dopo vari pestoni e col fiato di varie persone addosso, sudato come Benitez dopo aver diretto il riscaldamento pre-partita, inizio veramente a sclerare, mi parte proprio la frustrazione, il nervoso, l'ansia, l'agitazione, il bisogno di scendere. Insomma, mi sale il nazismo.
Cerco il piú gentilmente possibile di farmi largo almeno verso il muro per avere un appoggio, ho Satana nelle pupille, quando un tipo attira la mia attenzione e cerca di dirmi qualcosa.
Parla giustamente in cinese, poteva avermi mandato affanculo come avermi detto parole dolci, fatto sta che dopo 3-4 rimpalli in cui lui senza muovere un muscolo mi parla in cinese e io, sudato come Benitez dopo 5 minuti di istruzioni tattiche dalla panchina, gli rispondo in inglese, una mente superiore dietro di lui, da qualche parte, coperto dalla ressa, scomoda le braccia e indica un numero esposto su una parete del vagone, e poi con le dita mi indica il numero 2.
Non so nemmeno io come ma dopo alcuni minuti di suoni incomprensibili e gesti che nemmeno Nino D'Angelo, con la mia ragazza abbiamo l'intuizione che, probabilmente, ci stanno suggerendo di andare nella carrozza 2.
"eh si, ma ora come ***** attraversiamo 5 carrozze in questo delirio, per di piú con le borse?"
Decidiamo che vado in avanscoperta, io, i due borsoni, e tanta fede nel buon Dio.
Inizia un'impresa ai limiti del surreale, nel farmi largo faticosamente centimetro dopo centimetro assisto a scene che credevo esistessero solo nelle leggende metropolitane, le file da 3 sedili con sopra 5-6 persone una sull'altra, quelle da due con 4 persone, il corridoietto tra una fila e l'altra con gente un po' in piedi e un po' sdraiata per terra che dormiva, sul pavimento, incurante della selva di gambe praticamente addosso. C'erano persone infilate addirittura nel canaletto del portabagagli, in alto.
Dopo vari quarti d'ora di quella scalata orizzontale tra corpi vivi (credo!) disseminati ovunque, ma veramente ovunque, aggirati a fatica e talvolta calpestati, con due borsoni addosso, il giubbotto avvolto a cintura, sudato come Benitez dopo due ore di tapis roulant, arrivo finalmente in Paradiso: la carrozza 2.
Cosa ***** c'era poi, nel Paradiso della carrozza 2? nientepopodimeno che...il vagone Ristorante!
E vagone ristorante ovviamente significava tavolo e sedie, nella fattispecie addirittura poltroncine e sedie.
Mentre penso che in fondo il Paradiso me lo sono sempre immaginato cosí e mentre benedico il tipo illuminato che con pazienza e gesti da europeotto semplice mi aveva fatto pian piano capire non so come che la Salvezza era fare la via crucis fino alla carrozza 2, da buon interista mi scatta subito un raggelante pensiero che rompe l'idillio: oh-oh, wait...dov'é la fregatura? perché ci sará una fregatura se ci sono migliaia di cinesi ammassati letteralmente uno sull'altro lungo 5 vagoni e in questo meraviglioso vagone-ristorante quasi tutti i posti sono vuoti. Ci sará sicuro, Ziofa.
Beh, dai, la fregatura alla fine era meno raggelante del previsto, ovviamente bisognava pagare un po' per stare seduti lí ma penso che avrei dato al cameriere direttamente carta di credito, pin e una stretta di mano, pur di non tornare all'Inferno.
...ma in effetti la fregatura c'era alla fine lo stesso, perché quando si é interisti da qualche parte c'é sempre: e la mia ragazza?
Minchia, ora dovevo tornare indietro a prenderla.
Prenoto il tavolo, poso le borse e il giubbotto, mi sciacquo in bagno, e mi preparo per tornare in guerra.

...molti quarti d'ora dopo...a un paio d'ore ormai dall'arrivo, stravolto su una scomoddissima poltroncina, con un piatto di nemmeno ricordo cosa obbligatoriamente ordinato e nemmeno toccato, tra schiamazzi in lingua locale e una puzza di sudore fetido ovunque, finalmente mi godo il Paradiso della carrozza 2.



 
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