Può essere che Eriksen debba ancora comprendere pienamente il lavoro che Conte gli richiede e che Sensi svolgeva alla grande nel primo mese e mezzo di stagione, tant'è che spesso veniva avanzato dietro le punte per essere più offensivo. Ma la soluzione Barella-Brozovic-Sensi (ammettendo che sia possibile, maledetti infortuni) anche oggi non potremmo permettercela perché la squadra non corre e non pressa come a inizio stagione, purtroppo. A inizio stagione esibivamo anche un ottimo gioco, in virtù del combinato disposto tra freschezza fisica e alto rendimento di Sensi. Infortunatosi Sensi, Brozo ne ha raccolto parzialmente l'eredità, ma senza quella spinta e quella classe che garantiva l'italiano. Abbiamo retto finché la condizione fisica è stata ottimale. Gli infortuni e la rosa corta hanno fatto fare gli straordinari un po' a tutti, per cui anche il gioco ne ha risentito. A mio modesto avviso, Conte sa perfettamente che Eriksen sia un fuoriclasse, ma vuole comprendere bene come farlo rendere al meglio senza sbilanciare la squadra.
Malgrado la dilagante prostituzione intellettuale, ieri non siamo stati affatto dominati dalla Lazio. I gol subìti sono arrivati su due episodi (sul primo errore enorme di Skriniar, sul secondo Padelli non è stato scattante, ma a sua discolpa c'è da dire che il pallone è passato in mezzo a tantissime gambe e non l'ha visto partire). La Lazio non ha rubato nulla, sia chiaro, le partite di vertice vengono decise soprattutto dagli episodi.
La partita l'abbiamo persa più per un problema di personalità, di incapacità di gestire il vantaggio o comunque il pareggio (che sarebbe stato oro in ottica arrivo a pari punti, ora dipendiamo dalla differenza reti totale), cioè di abitudine a primeggiare, che ci manca da troppi anni e che stiamo assorbendo solo da quest'anno: non è un caso aver perso contro squadre di livello pari o superiore (Rube, Dortmund, Barcellona, Lazio), quando la posta in gioco è alta.