[Angolo Tattico]

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nemeths

Guest
Per me il modulo 3-5-2 contro il siviglia potrebbe funzionare, tanta densità in mezzo può creare fastidio

Loro la imposteranno senz'altro sul contropiede, affrontarli basando la nostra partita sul palleggio è un grosso errore, rimango fermamente convinto che la formazione impostata con Gagliardini, ovvero l'incontrista, debba giocare di rimessa sfruttando i piedi di bastoni e de vrij... se li affrontiamo sul palleggio ci fanno senz'altro qualche contropiede

centralmente banega verticalizza molto ma sbaglia tanto, servono almeno 60 minuti di pressing asfissiante per tagliare le loro linee di passaggio e sporcare cambi di gioco e verticalizzazioni

diamogli campo e facciamoli giocare in orizzontale, facendo scivolare destra sinistra... recupero e ripartenza

non importa come la conquistiamo ma portate a casa questa coppa cazzò

Concordo con la tua analisi - loro cercheranno di essere compatti e di sfondare sulla corsia destra, quella di Bastoni, Young e Gagliardini. Dovra' essere bravo anche Lautaro li' a recuperare palla e non perderla. Sara' una partita estremamente tattica, molto bloccata se non si sblocca subito. Confrontando le nostre stagioni, difensivamente hanno fatto meglio di noi, ma noi abbiamo un attacco molto piu' performante, segno che, a meno di prestazioni ai limiti dell'indecente, Lukaku e Lautaro possono far loro molto male.

Come hai detto tu, secondo me sara' fondamentale 'bloccare' le vie esterne, in questo le mezzali dovranno essere brave in interdizione, ma bravo dovra' anche essere Brozovic a dare palle precise agli attaccanti. Loro giocano con un 433 che puo' diventare 442, ergo avranno meno densità a centrocampo, Barella dovra' essere chiamato in causa.

I cambi potrebbero essere fondamentali. Noi possiamo immettere qualita' come Eriksen, Sensi e Sanchez dalla panchina, e se nel secondo tempo loro calano fisicamente e la partita (speriamo) sia ancora in parità o a nostro favore, potrebbero sfasarsi, dando possibilita' a sensi, eriksen e sanchez di fare passaggi chiave e mettere luk e lauti a tu per tu con il portiere. Peccato abbiano Bono che e' un ottimo portiere, quindi sara' comunque dura.

Spero che le fasce (young e d'ambrosio) reggano contro i loro esterni, perche' se riusciamo a bloccare loro gli inserimenti e il fraseggio sullo stretto a rientrare, li costringiamo ad un possesso palla sterile. Ma dovremo anche essere noi estremamente puliti nel giocare i palloni in ripartenza.
 
Invece io credo che la partita sia più cruciale sulla nostra fascia destra,se ocampos giocherà largo a sinistra come le ultime partite ,e visto che c'è anche Reguilon ,confideranno di prendere velocità su quel lato del campo confidando nella lentezza di Godin,li dovrà essere bravo D'Ambrosio,e la chiave di volta sarà Barella che di polmoni stasera ne deve avere tre,perché se riuscisse a fare bene entrambe le fasi da quella parte con lui e Lukaku potremmo avere spazi per andare in 1vs1,2vs1 a fare male al Siviglia
 
Per quanto riguarda la partita con l'Atalanta:
Secondo me se dovessimo andarcela a giocare troppo a viso aperto, rischieremmo di farci male. Dobbiamo dimostrare di essere abbastanza intelligenti da capire quando abbassarci un po', e fare densità restando compatti.
Nei tre dietro, Kolarov sarebbe un suicidio tattico, tutta la vita Basto, e dall'altra parte se è in bolla metterei Skriniar.
A centrocampo serve qualcuno che abbia solamente il compito di fare schermo davanti alla difesa, e di seguire eventuali inserimenti delle loro mezz'ali, quindi io metterei Gaglia a fare sta cosa qua, e Barella al suo fianco a fare più la "cerniera".
Metterei in campo anche Vidal (al netto della pessima prestazione di Valdebebas), però con compiti tattici leggermente differenti, spostato un po' più avanti in campo, col compito di fare da supporto e incursore nelle ripartenze in fase di possesso, e più che altro pressing e copertura delle linee di passaggio in fase di non possesso.
In tutto questo, a mio modo di vedere, approcciandola così, potrebbe essere una partita da Eriksen, che essendo "coperto" da altri tre centrocampisti potrebbe essere lasciato più libero di svariare e di andare a giocare la palla dove ritiene più giusto. Inoltre sarebbe oro colato sfruttare la sua visione e il suo piede in eventuali ripartenze, nelle quali potrebbe lanciare gli esterni (Hakimi e Perisic) o Lautaro.

Schierandola così:
Handanovic
Skriniar De Vrij Bastoni
Hakimi Barella Gagliardini Perisic
Eriksen Vidal
Lautaro


In questo modo avremmo modo anche di intervenire in maniera produttiva nel secondo tempo, in base all'andamento della partita.
Si potrebbe eventualmente mettere Brozo per Eriksen (con all'incirca lo stesso compito tattico per quanto riguarda le ripartenze, ma con un atteggiamento più di copertura). Magari far entrare Sanchez per Vidal (che ha palesato di non avere i 90 minuti). Young o Darmian per Perisic.
 

Caffè Tattico – La prima parte di stagione dell’Inter ai raggi X​

La nuova rubrica di Passione Inter per analizzare ai raggi x l’Inter di Antonio Conte

Indicata da molti come la favorita per la vittoria della Serie A, la Beneamata sembra aver trovato l’equilibrio tattico a lungo cercato da Antonio Conte, che ama affidarsi a rotazioni corte nella rosa e a uomini ben precisi. Vediamo dunque come è scesa in campo l’Inter da settembre a oggi.

Il modulo​

Conte, è risaputo, si affida al 3-5-2 nella stragrande maggioranza dei casi. Per questo motivo, è stato spesso accusato di immobilismo tattico. Se guardiamo alle prime tre partite del campionato, però, Conte aveva optato per un 3-4-1-2, inserendo ogni volta un trequartista diverso: contro la Fiorentina Eriksen, con il Benevento Vidal e con la Lazio Barella. Il derby l’ha spinto a tentare di coprirsi di più dietro, schierando il suo classico 3-5-2 ma con Brozovic estremamente basso davanti alla difesa, per impostare l’azione e pulire i palloni. La scelta non ha ripagato, e il pessimo inizio di partita dell’Inter ha spianato la strada per la vittoria del Milan.

La prima partita di Champions League contro il Borussia Mönchengladbach, il 21 ottobre, ha visto il ritorno di Eriksen da trequartista titolare e così anche il seguente match in campionato contro il Genoa (24 ottobre). I risultati? 2-2 in Europa e 2-0 al Ferraris. L’ultima partita in cui Conte ha scelto il 3-4-1-2 è stata ad Halloween contro il Parma, e il predestinato era sempre Eriksen. Da lì in poi, sempre 3-5-2 ad eccezione dell’ultimo match prima di Natale contro l’Hellas Verona, in cui il tecnico leccese ha disegnato un inedito 3-4-2-1 con Perisic e Lautaro alle spalle di Lukaku.
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Il Piano B​

Dopo il pareggio contro lo Shakthar Donetsk il 9 dicembre e la conseguente eliminazione dalla Champions League, Conte nell’intervista post-partita con i colleghi di Sky Sport ha accennato a un Piano B, un ripiego per le situazioni in cui gli avversari avessero preso le misure dei nerazzurri, non permettendo loro di sfondare. È successo spesso quest’anno, ed era sotto gli occhi di tutti, che l’Inter avesse problemi a giocare contro squadre che giocavano sulla difensiva e facevano molta densità nella propria metà campo. Ai ragazzi di Conte sembrava mancare la qualità necessaria per sbloccare le partite impantanate dal punto di vista tattico.

Quest’ultima frase è vera fino a un certo punto: l’Inter ha a disposizione un giocatore che ha dimostrato di poter dare la svolta giusta anche a partita in corso: Stefano Sensi. Di lui parleremo tra pochissimo. Tornando al Piano B, Conte ha avuto modo di metterlo in pratica nel weekend di campionato successivo alla delusione europea. Contro il Cagliari, l’Inter si è presentata con il classico 3-5-2, e al 42′ è andata in svantaggio dopo il gran sinistro al volo di Sottil. Alla metà del secondo tempo, esattamente al 72′ e ancora in svantaggio, il tecnico nerazzurro ha messo in atto la mossa risolutiva: fuori Bastoni per Lautaro, passaggio alla difesa a quattro. La formazione è un 4-3-1-2 ultra-offensivo ma allo stesso tempo con una buona mobilità difensiva, e ha ripagato la scommessa, segnando tre gol in circa venti minuti e ribaltando il risultato.

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Possibili miglioramenti​

Questo significa che il 3-5-2 non funziona e che sarebbe meglio passare alla difesa a quattro? Ni. Il modulo più utilizzato da Conte ha portato grandi risultati e i nerazzurri hanno gli uomini giusti per farlo rendere al meglio (uno su tutti, Hakimi), ma ci sono casi in cui gli avversari riescono a limitare molto bene il lavoro sulle fasce degli esterni dell’Inter, essenziale per la manovra del tecnico leccese. La squadra, in questo modo, si trova in balìa del proprio modulo e non riesce ad accelerare l’azione.

Non riuscendo a spiegare le ali, i nerazzurri negli 11 titolari spesso non hanno lo spunto giusto per arrivare in porta dalla zona centrale del campo, finendo per incartarsi in una serie infinita di passaggi tra il centrocampo e la difesa a ritmo medio-basso, che gli avversari non hanno problemi a controllare. La manovra interista senza il supporto delle fasce non ha l’imprevedibilità necessaria per svoltare la partita. A questo devono porre rimedio i cambi, e non si può non evidenziare il grande lavoro svolto da Sensi quando è stato chiamato in causa.

Il giocatore chiave: Stefano Sensi​

Antonio Conte non inizierà mai una partita con uno schema con la difesa a quattro, è troppo a suo agio con la retroguardia a tre e ormai la squadra ha interiorizzato al massimo gli schemi; ciò nonostante, non è detto che – a modulo invariato – non si possa puntare maggiormente su un giocatore che al 100% serve moltissimo all’Inter. La scelta del centrocampista ex Sassuolo come giocatore chiave può sembrare bizzarra, visto lo scarso minutaggio finora a sua disposizione, ma vogliamo proiettarci già sulla parte di stagione che ci aspetta da gennaio in avanti e – sperando in una buona condizione fisica – Sensi potrebbe rappresentare appieno quel boost di velocità e qualità di cui l’Inter ha bisogno per variare il proprio gioco offensivo.

Numeri e caratteristiche di Sensi​

Sensi ha finora giocato 7 partite, partendo titolare soltanto in una, il 30 settembre contro il Benevento, in cui ha giocato 65 minuti. Da quando è all’Inter ha saltato 35 match per infortunio, l’ultimo problema muscolare l’ha tenuto fuori per un mese da fine ottobre a fine novembre. È indiscutibilmente un giocatore fragile, ma ha già dimostrato di essere decisivo quando ha potuto giocare con continuità. Molto diverso da Brozovic, come il croato ha doti da palleggiatore ma ama gravitare alcuni metri più avanti, nel cerchio di centrocampo, gioca spesso a due tocchi e predilige le verticalizzazioni e gli scambi nello stretto. È estremamente abile ad accelerare l’azione, proprio ciò di cui i nerazzurri hanno spesso bisogno.

L’Inter ha il quinto possesso palla della Serie A, 28’58” di media, di cui 15’18” nella propria metà campo e 13’40” nella metà campo avversaria. È il secondo numero quello da aumentare. Ciò che serve a Conte è proprio un profilo di giocatore che sappia trattare la palla dal centrocampo in su anche sotto pressione e serva velocemente le fasce per sprigionare la velocità degli esterni. Sensi ha una precisione nei passaggi dell’89%, e, come si può vedere nella heatmap (cioè la mappa che indica le aree più calcate da un giocatore sul campo) della sua stagione finora qui sotto, si trova molto spesso nel cerchio di centrocampo ma è nella trequarti sinistra che svaria maggiormente per servire direttamente le punte o allargare sulle fasce.

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L’ingresso in campo decisivo in Inter-Napoli​

L’esempio più interessante di questa riflessione sul valore di Sensi è la partita Inter-Napoli del 16 dicembre. Entrato al 67′ per sostituire proprio Brozovic, ha subito trovato il modo per imbucare di prima una gran palla tra le linee per Lukaku in area. Il belga ha chiuso il triangolo servendo proprio Sensi al limite dell’area e dal suo tiro rimpallato, su cui si è avventato Darmian, è nato il fallo da rigore di Ospina. L’immediatezza e la velocità di esecuzione hanno permesso di scardinare la difesa dei partenopei, che fino a quel momento era sembrata impenetrabile. Ciò che deve augurarsi il giocatore, e Conte con lui, è di uscire dal circolo vizioso degli infortuni e rimanere sano il più possibile per aiutare la squadra.

Un po’ di numeri​

I numeri permettono di farci un’idea molto chiara del tipo di gioco espresso dalla squadra in questa prima parte di stagione. Con 34 gol segnati e 17 subiti, i nerazzurri hanno il miglior attacco del campionato e la quinta miglior difesa del torneo, a pari merito con Sassuolo e Udinese. L’Inter ama far girare la palla, abbiamo però detto poco più su che a volte questo possesso risulta sterile e inoffensivo, soprattutto quando i giocatori non sono in grado di accelerarlo per arrivare in porta.

Nonostante ciò, il 61% dei gol della squadra è arrivato da azione manovrata, quindi di fatto risulta una strategia offensiva che sta dando i suoi frutti, seppur con margini di miglioramento. Un’altra statistica interessante da analizzare è il numero di gol arrivati nell’ultima mezz’ora, sono 18, poco più della metà. L’Inter parte decisamente a marce basse e aumenta il livello del suo gioco man mano che il tempo della partita scorre. Come un diesel, sembra aver bisogno di un po’ di rodaggio per prendere le misure.

La difesa​

La difesa sta avendo molti più problemi dell’anno scorso: l’alto numero di gol subiti e i soli 3 clean sheet in 14 partite di Serie A sono statistiche impietose se confrontate con quelle dell’anno scorso, in cui l’Inter ha subito 36 gol in 38 partite, con ben 13 partite a rete inviolata. Il campionato è ancora lungo e c’è tempo per ritoccare in meglio i numeri, ma la retroguardia nerazzurra non ha mai dato, quest’anno, la sensazione di impenetrabilità dell’anno scorso.

Non è semplice trovare la motivazione di quello che sembra quasi un crollo delle prestazioni in difesa, a livello tattico non ci sono stati cambiamenti e sia Skriniar, sia De Vrij sia Bastoni individualmente sono tra i migliori difensori in Italia, per giunta con un’età media molto bassa. Conte, appena ha potuto, li ha schierati tutti e tre insieme da titolari, ma i gol hanno continuato ad arrivare. Il tecnico può però sorridere, perché Skriniar sembra tornato ai livelli delle prime due stagioni con l’Inter: con 1.5 contrasti vinti a partita di media, è di gran lunga il migliore della retroguardia, ma è anche il più falloso, con 2.1 falli.

L’attacco​

L’Inter attacca principalmente sul lato destro, con il 38% delle azioni offensive su quella fascia, e tiene la palla la maggior parte del tempo a centrocampo (44%). La rete di passaggi in cui spesso rimangono impigliati gli stessi giocatori, impantanando l’attacco, genera un altro numero che racconta molto del gioco nerazzurro: l’87% dei passaggi della squadra sono passaggi corti, contro il 9% di passaggi lunghi e il 4% di cross.

Per quanto riguarda le individualità, il punto fermo della squadra è stato senza dubbio Barella, che ha disputato 1047 minuti (secondo solo ad Handanovic, sempre titolare) ed è al secondo posto dietro Sanchez per passaggi chiave, ovvero i passaggi che creano un’azione molto pericolosa in attacco, con 1.4 a partita. La possibilità di giocare più avanti, verso la trequarti offensiva, gli permette di essere molto incisivo in attacco (già 2 gol e 5 assist) ma senza trascurare la fase difensiva: con 5.9 palle recuperate a partita è nettamente il migliore dell’Inter in questa statistica.

In conclusione​

L’Inter ha giocato una buona prima parte di stagione. Nonostante alcuni aspetti da migliorare (uno su tutti, la velocità di gioco e l’intensità palla al piede), Conte può ritenersi soddisfatto dell’apporto dato dai suoi giocatori finora. Le statistiche dimostrano che i nerazzurri sono effettivamente tra i favoriti per lo scudetto, ma sarà necessario mantenere alta la concentrazione per tutta la stagione per evitare crolli e cali di pressione. L’eliminazione dalla Champions League è stata drammatica, il salto di qualità in Europa è ulteriormente rimandato, ma allo stesso tempo i soli impegni di Serie A e Coppa Italia possono permettere all’Inter di evitare eccessivo turnover e continuare a utilizzare i giocatori di cui il suo allenatore si fida maggiormente.

Si parla spesso della possibilità per la squadra di adottare un cambio di modulo in pianta stabile in modo da sorprendere gli avversari e cercare nuove trame di gioco, ma al momento appare semplicemente improbabile. L’Inter continuerà con il fidato 3-5-2 e continuerà a sperimentare alcune piccole varianti solo in caso di estrema necessità, quando ci sia bisogno di dare davvero una svolta a una partita. Il Piano B rimarrà un Piano B.
 

L'Angolo Tattico - Brozo e difensori portano equilibrio e dominio. Ma a ritmi bassi, l'Inter non sfrutta...​

Reduce dall’importante vittoria interna contro la Juventus, e senza impegni infrasettimanali, l’Inter fa visita all’Udinese, nel match valido per l’ultima giornata del girone di andata. Antonio Conte conferma modulo e uomini. Barella e Vidal ai lati di Brozovic in mezzo al campo, Lukaku e Lautaro in attacco, Hakimi e Young sugli esterni. Con il consolidato terzetto difensivo davanti ad Handanovic. 3-5-2 anche per i bianconeri guidati da Gotti: Arslan vertice basso, De Paul e Pereyra mezzali, Stryger Larsen e Zeegelaar ‘quinti’. Bonifazi al centro della difesa, Deulofeu e Lasagna le due punte.
PRIMO TEMPO - Entrambe le squadre, nell’approccio alla gara, mostrano grande attenzione alla fase di non possesso, tenendo molto vicini - tra loro - i reparti e chiudendo le linee di passaggio. Più aggressiva, sul palleggio arretrato avversario, l’Udinese. Bravi ad accorciare in avanti con i tre difensori, scalando con i tempi giusti nelle marcature, i padroni di casa rallentano e complicano la prima costruzione ospite. L’Inter fatica ad appoggiarsi sulle due punte, perdendo - nei primi minuti - molti palloni a ridosso del centrocampo, a manovra appena iniziata. Becao e Bonifazi, supportati dall’altro centrale Samir, resistono al confronto fisico con la LuLa, aprendo allo sviluppo di diverse transizioni positive. Senza palla, però, gli ospiti attuano scelte quasi sempre corrette, compattandosi velocemente e lasciando poco respiro agli avanti in maglia bianconera. E contribuendo a una parte di gara molto spezzettata. Il dominio dei difensori nerazzurri, con Skriniar ad ‘accogliere’ gli inserimenti di Pereyra e De Vrij-Bastoni a prevalere su Deulofeu-Lasagna, consegna alla squadra di Conte le chiavi del palleggio. Interrotti sul nascere nelle ripartenze, i padroni di casa abbassano - minuto dopo minuto - il baricentro, aspettando e osservando il giro palla avversario a ridosso della propria area di rigore. I due attaccanti coprono la giocata per Brozo, uscendo sui difensori e lasciando il croato alla marcatura di Arslan una volta raggiunta - interamente - dagli ospiti la metà campo offensiva (eccetto Handanovic). Maggiormente propositiva sulla destra, con Barella largo alle spalle di Hakimi, l’Inter fatica tuttavia ad alzare i ritmi del match, impattando contro una difesa ‘chiusa’ e numerosa. È qualche recupero palla avanzato, alzando il pressing su rinvio dal fondo o su qualche giro palla arretrato (Barella esce su Samir, Hakimi e Skriniar si dividono Pereyra e Zeegelaar), a portare le occasioni migliori. Al 33’, Walace sostituisce Arslan, con il regista tedesco a rischio doppia ammonizione. Insistendo con un primo sviluppo sul centro-sinistra, portando e attirando molta densità sull’esterno, gli uomini di Conte trovano continuità di manovra, cercando di raggiungere gli spazi creati sulla destra. Brozo e De Vrij, i più reattivi nell’accompagnare il palleggio, proponendosi a sostegno, legano con precisione le due corsie. Lukaku e Lautaro lavorano bene qualche pallone spalle alla porta, e l’Inter comincia a trovare la corsa di Hakimi, supportato da Barella. Ma poca determinazione nelle scelte finali, e un ritmo nel complesso troppo basso, favoriscono la compattezza difensiva dei friulani. E, al 45’, è 0 a 0.
SECONDO TEMPO - Al rientro dagli spogliatoi, l’Inter appare maggiormente propositiva, dinamica, per una costruzione dal basso capace di creare i presupposti per lo sviluppo di trame offensive potenzialmente pericolose. Con gli attaccanti bianconeri molto stretti - tra De Vrij e Brozovic -, il primo palleggio passa dai piedi di Skriniar e Bastoni. Ed è soprattutto il centrale mancino, molto largo e coinvolto, a portare velocemente avanti la sfera, tagliando fuori l’opposizione di Lasagna e attirando quella di De Paul, pronto a ‘scivolare’ lateralmente. Disposti in ampiezza sulla corsia mancina, con l’Udinese a stringere in zona palla, i nerazzurri provano la verticalizzazione per il lavoro delle punte, per la successiva e consueta ricerca del lato debole, dalle parti di Barella e Hakimi. E per qualche minuto, con buona qualità nello stretto e la crescita di Lukaku, arrivano diversi palloni sulla corsa dell’esterno marocchino. Anche rimanendo alti e compatti nelle transizioni negative, con Brozo e i difensori preziosi per l’immediata riconquista, gli ospiti si fanno costantemente vivi in zona Musso. Imprecisioni nell’ultimo passaggio o nella deviazione finale, però, non puniscono la formazione guidata da Gotti. Il tecnico friulano inserisce Mandragora e De Maio per Deulofeu e Bonifazi, spostando Pereyra vicino a Lasagna. Con il baricentro sempre più basso (tentavi di alzarsi in pressione soltanto a palla 'coperta'), i padroni di casa faticano ad affacciarsi nella metà campo avversaria e, al netto di un paio di ripartenze, lasciano il pallino del gioco all’Inter. Gli uomini di Antonio Conte dominano, senza tuttavia riuscire a dare una svolta definitiva al match, per intensità e qualità dell’ultima giocata. A ritmi bassi, i nerazzurri risultano spesso prevedibili, e con il passare dei minuti trovano sempre meno lucidità e più difficoltà nel sorprendere la retroguardia bianconera. Gli ingressi di Sanchez, Perisic e Sensi (fuori Lautaro, Young e Vidal), per l’ultimo quarto di gara, non cambiano le sorti del match. Sponda friulana, mezzala, esterno e ‘terzo’ di difesa collaborano e limitano i dialoghi in ampiezza, con i restanti compagni a fare densità per vie centrali. Nuytinck e Molina, subentrati a Zeegelaar e Larsen, portano ulteriore forza e freschezza difensiva, e l’Inter non trova lo spunto vincente nel forcing finale, a tratti frenetico e confusionario. La Beneamata esce dal campo con un solo punto conquistato, al termine di un match per lunghi tratti dominato. Ma con il gol poco cercato, troppo poco voluto.
 

piotor

Pallone d'oro
  Moderatore
Il doppio play ha cambiato questa squadra.

Adesso in fase di uscita palal al piede gli avversari devono decidere se marcare *sia* Brozo che Eriksen, lasciando un giocatore in meno dietro e quindi aprendo gli spazi a Lukaku.

Inoltre, adesso Bastoni puo' attaccare molto piu' alto, conscio che Brozovic (o Eriksen, dipende da come si sviluppa l'azione) andranno ad aggiugnersi alla linea difensiva e con l'altro a fare da supporto in fase di playmaking.
 
Il doppio play ha cambiato questa squadra.

Adesso in fase di uscita palal al piede gli avversari devono decidere se marcare *sia* Brozo che Eriksen, lasciando un giocatore in meno dietro e quindi aprendo gli spazi a Lukaku.

Inoltre, adesso Bastoni puo' attaccare molto piu' alto, conscio che Brozovic (o Eriksen, dipende da come si sviluppa l'azione) andranno ad aggiugnersi alla linea difensiva e con l'altro a fare da supporto in fase di playmaking.
Si poteva e doveva fare prima
 

carlo314

Fuoriclasse
  Moderatore
  Supporter
Una domanda per gli esperti: in tutte le partite come quella di oggi noi negli ultimi minuti smettiamo la costruzione dalla difesa e ci dedichiamo al pelotazo di Handanovic. Ma partire dal basso non sarebbe piú utile a bruciare secondi? Sicuramente no, altrimenti lo faremmo, ma vorrei un'analisi piú scientifica di questa.. :D
 
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