La Champions è alle porte e mi tornano in mente vecchie partite come questa.
Una delle vittorie più belle in campo europeo che ricordi, sebbene fosse solo una gara del girone. Peccato per la macchia del ritorno firmata Alberto Zaccheroni (subentrato a Cuper ) , ma quella è un'altra storia.
Inter micidiale, l'Arsenal affonda
I nerazzurri zittiscono Highbury, mai violato da un'italiana, con le reti nel primo tempo di Cruz, Van der Meyde e Martins. Toldo para un rigore ad Henry.
LONDRA, 17 settembre 2003 - L'ennesima conferma che quello nerazzurro è proprio un mondo a parte. Incapace di essere normale, nel bene e nel male. Dopo gli orrori di Siena, i nerazzurri trionfano 3-0 in casa dell'Arsenal, mai battuto ad Highbury da una squadra italiana (Toldo vinse con la Fiorentina, ma si giocava a Wembley), e iniziano nel migliore dei modi l'avventura in Champions League. Tenendo conto del 4-1 in casa Newcastle dello scorso anno, forse è Moratti, più che l'amico Campedelli, che dovrebbe portare la sua squadra in Premiership...
Una partita che ha dell'incredibile perché l'inizio non promette nulla di buono, con i Gunners che partono a tutta e sembrano giocare con le pantofole tanto accarezzano con grazia il pallone. L'affanno interista sembra il proseguimento del finale di domenica. I nerazzurri ballano malamente in mezzo alle trame rapide, rigorosamente di prima, degli avversari. Il copione è quello previsto: Arsenal all'attacco e Inter che cerca di colpire in contropiede.
Fatta la prova generale con Martins, i nerazzurri sfondano con Cruz al 21'. L'effetto domino creato dal tocco sotto dell'argentino, che dopo Siena veniva già crocifisso, è incredibile. L'Arsenal prende paura, l'Inter di contro inizia a ruggire. La zampata che rende gattini i conclamati leoni di Highbury la piazzano i due esterni che alla prima insieme dall'inizio hanno fatto riscoprire all'universo nerazzurro mondi inesplorati dai tempi di Brehme e Alessandro Bianchi: le fasce! Kily s'invola sulla sua sinistra, crossa al centro e dalla sua destra Van der Meyde al volo gela Lehmann.
Ora che scopre che il campo è anche largo, non solo lungo, l'Inter gioca al gatto col topo con i narcisi di Wenger. La difesa non getta più il pallone in tribuna, ma imposta la manovra per un centrocampo che diventa devastante anche in mezzo con un commovente Cristiano Zanetti e un Emre che si scuote di dosso l'apatia di inizio stagione e innesca addirittura Martins per il colpo del k.o. a fine tempo. Nel mezzo la conferma che tutto gira in nerazzurro. Sul generoso rigore concesso agli inglesi per fallo di Materazzi su Pires, Toldo ipnotizza Henry e strozza in gola l'urlo di Highbury, che già sognava la rimonta.
Nella ripresa l'Inter non si limita a controllare il vantaggio, ma cerca di pungere appena può. Wenger ci prova con due ex nerazzurri, ciascuno ingrato a modo suo. Ma nè Bergkamp nè Kanu riescono a cambiare un match che i nerazzurri hanno ormai in pugno mentalmente, tatticamente e tecnicamente. Messe al loro posto le pedine, infatti, l'Inter si scopre eccelsa anche nel controllo di palla, con i centrali che fanno andare a vuoto Vieira e G. Silva, Kily - e se fosse lui la soluzione del rebus sulla sinistra? - che dà una lezione a Ljunberg e Van der Meyde che finché ne ha (dentro Helveg al 70', avanza Javier Zanetti) conferma che a destra è tutto un altro giocatore.