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Chiusa ad ulteriori risposte.
sono stupito dai commenti su American Sniper di questo topic.

Chi parla di americanata tutto sangue, spari e banale americanismo alla Spielbergiana forse non lo ha semplicemente capito.

Io l'ho trovato un film molto profondo e riuscito, una denuncia sottile, amara e critica della dipendenza sempre più malata, ossessiva e folle che l'America ha nei confronti della guerra.
Non è e non vuole essere un film sulla guerra in Iraq, nè un film sulla vita del cecchino protagonista. La figura di Chris Kyle è solo l'allegoria di un'America che da quel 9/11 non è ancora riuscita ad andare avanti, ossessionata dai suoi fantasmi, dai suoi paradossi, dal bisogno continuo di una guerra da combattere, dalla sensazine di fragilità causata dalla percezione di un nemico invisibile costantemente li in agguato da qualche parte, dall'ipocrisia e l'arroganza di dover fare la cosa giusta e agire per il bene comune, giustificando massacri e sperpero di uomini e spese militari attraverso l'esasperazione folle di concetti come protezione, giustizia, guida, in nome di una Bibbia e di un verbo divino strumentalizzati alla fine forse in modo non troppo diverso da quanto fatto dal nemico islamico.

Chris Kyle è un po' il risultato di tutte queste ossessioni, fantasmi, bisogni di eroismo, moralismo, paradossi e illusioni di giustizia.
E' un eroe, e come tale viene raccontato con rispetto perchè è uno che in quello che fa ci crede veramente e nobilmente, e questo lo rende più che altro un'altra vittima, ma è un eroe fragile, incapace di voltare pagina, un eroe di cui in fondo non c'è alcun bisogno, e la fine beffarda, insensata e assolutamente paradossale che la sorte gli riserva è il sunto perfetto di tutto quello che Clint cerca di dire sull'argomento.

C'è un Clint di alto livello in questo film, c'è molto più di quel che sembra. Il miglior lavoro del dopo Gran Torino.

Detto questo, poi, non è un film che mi ha emozionato, non è un film fatto per emozionare, non lo rivedrei.
E' un film rivolto espressamente agli americani, non per celebrare qualcosa, semmai per denunciare, fotografare, osservare e riflettere, con profonda amarezza, ma anche con amara profondità.
Per me, è cmq tanta roba.
 
ieri mi sono visto American Sniper

ottimo film che ti fa "vivere" quanto sia spietata la guerra e le difficoltà per queste persone di gestire la propria vita familiare

non è la classica americanata piena di azione ma tutt'altro perchè è un film che fa riflettere e che per certi versi è anche toccante
 

Sal Mou

Stella
  Bannato
ieri mi sono visto American Sniper

ottimo film che ti fa "vivere" quanto sia spietata la guerra e le difficoltà per queste persone di gestire la propria vita familiare

non è la classica americanata piena di azione ma tutt'altro perchè è un film che fa riflettere e che per certi versi è anche toccante

devo ancora vederlo,ma solo perchè è diretto dal grande Clint
 
sono stupito dai commenti su American Sniper di questo topic.

Chi parla di americanata tutto sangue, spari e banale americanismo alla Spielbergiana forse non lo ha semplicemente capito.

Io l'ho trovato un film molto profondo e riuscito, una denuncia sottile, amara e critica della dipendenza sempre più malata, ossessiva e folle che l'America ha nei confronti della guerra.
Non è e non vuole essere un film sulla guerra in Iraq, nè un film sulla vita del cecchino protagonista. La figura di Chris Kyle è solo l'allegoria di un'America che da quel 9/11 non è ancora riuscita ad andare avanti, ossessionata dai suoi fantasmi, dai suoi paradossi, dal bisogno continuo di una guerra da combattere, dalla sensazine di fragilità causata dalla percezione di un nemico invisibile costantemente li in agguato da qualche parte, dall'ipocrisia e l'arroganza di dover fare la cosa giusta e agire per il bene comune, giustificando massacri e sperpero di uomini e spese militari attraverso l'esasperazione folle di concetti come protezione, giustizia, guida, in nome di una Bibbia e di un verbo divino strumentalizzati alla fine forse in modo non troppo diverso da quanto fatto dal nemico islamico.

Chris Kyle è un po' il risultato di tutte queste ossessioni, fantasmi, bisogni di eroismo, moralismo, paradossi e illusioni di giustizia.
E' un eroe, e come tale viene raccontato con rispetto perchè è uno che in quello che fa ci crede veramente e nobilmente, e questo lo rende più che altro un'altra vittima, ma è un eroe fragile, incapace di voltare pagina, un eroe di cui in fondo non c'è alcun bisogno, e la fine beffarda, insensata e assolutamente paradossale che la sorte gli riserva è il sunto perfetto di tutto quello che Clint cerca di dire sull'argomento.

C'è un Clint di alto livello in questo film, c'è molto più di quel che sembra. Il miglior lavoro del dopo Gran Torino.

Detto questo, poi, non è un film che mi ha emozionato, non è un film fatto per emozionare, non lo rivedrei.
E' un film rivolto espressamente agli americani, non per celebrare qualcosa, semmai per denunciare, fotografare, osservare e riflettere, con profonda amarezza, ma anche con amara profondità.
Per me, è cmq tanta roba.

bè, però, quello che hai scritto, io l'ho rivisto in altri film/serie tv di guerra più o meno. Bene o male in quasi tutti i film di guerra i protagonisti sono sempre fragili, ossessionati da qualcosa, eroici in guerra, ma deboli nelle situazioni di normalità e calma. Che poi sarà anche questa la rappresentazione vera della realtà del tipico soldato.
Poi ovviamente ogni film ha la sua trama, i suoi personaggi e la sua ambientazione, ma le emozioni espresse sono quasi sempre queste: paura, ossessione, coraggio, rivalsa, rassegnazione, incompatibilità con la vita normale. Secondo me, la maggioranza dei film di guerra (decenti), sono appunto di denuncia più che di americanismo sfrenato.
E' un bel film, però non l'ho trovato molto innovativo. In linea con altri.
 
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