Curva Nord 1969

Pensandoci a mente fredda un'altra cosa che mi stupisce del nostro essere interisti... Io sono del 85, quindi ho vissuto un'infanzia dove l'Inter non ha vinto. Ma nonostante questo siamo stati sempre accanto alla nostra squadra. Più passavano le stagioni e più ci stringevamo attorno.

Ora mi chiedo come un bambino che è facilmente influenzabile da tante cose, si possa innamorare talmente forte di una squadra di calcio che nonostante tutto quello che accadde non pensa nemmeno minimiamente a staccarsi?

Sarebbe stato facilissimo, a 10 anni avrei potuto tranquillamente tifare i gobbi e non avrei dovuto più ingoiare m.erda (a parte che in quel caso la m.erda la sarei stata :dente). Invece no, abbiamo tenuto duro, ci siamo prese tutte le battute, abbiamo visto gli altri festeggiare, abbiamo difeso l'Inter a spada tratta, nel bene e nel male. E questo vale per un'intera generazione che ha vissuto l'infanzia negli anni 1989-2005 (fantastiche Coppe UEFA escluse).
 

Malko

Esordiente
Ciao VDM,

provo a rispondere alle due considerazioni che hai fatto, non prima di sottolineare come il discorso che facevo, a proposito di chi è lontano, fosse davvero corretto. C'è gente come te, che si sposta da Basilea, poi c'era l'altro "fratello" di Burgdorf mi pare, vicino a Berna, un altro amico che appena può arriva da Udine, Clint che si è fatto Malta-Milano per 30 volte per vedere l'Inter. E chissà quanti altri...

Io stesso che per motivi di lavoro da 3 anni vivo a 200 km da Milano, faccio avanti e indietro per ogni partita, cadesse il mondo, appoggiandomi alla casa che ho a 5 minuti a piedi da San Siro.

Sul periodo 2005-2010 ti dico la verità. Non sto a guardare se qualcuno è salito o meno sul carro dei vincitori. Ho già descritto chi, a mio avviso è da considerarsi Tifoso Interista con la T e la I maiuscole, quelli che fanno i sacrifici, quelli che soffrono, quelli che mettono la squadra e la possibilità di seguirla davanti a tante altre cose della vita. Poi se qualcuno quando si vince vuole salire occasionalmente sul carro (e scendere quando le cose vanno male), a me onestamente non fa né caldo né freddo, perché non aggiunge né toglie nulla al mio godimento o di quelli che condividono con me la gioia per una vittoria, sempre più bella quando si arriva da periodi di "sofferenza", lo sappiamo bene.

Ho ricordi fantastici, e fortunatamente relativamente recenti, di quel periodo, dalla prima supercoppa a Torino (che vidi però solo in tv) fino al Triplete ed anche alla successiva stagione, in cui comunque vincemmo un Mondiale per Club e la coppa Italia. Su tutti però ricordo la pazzesca trasferta di Parma, con la curva fuori dallo stadio per il divieto stabilito dall'osservatorio. Io grazie ad amici interisti di Parma riuscii a trovare 3 biglietti (a 1 € l'uno, perché il Parma li mise a disposizione delle scuole per riempire lo stadio) e fui tra i circa 3/4.000 fortunati che in qualche modo riuscirono ad entrare nel settore ospiti (molti erano mischiati ai parmensi negli altri settori ed in tribuna).

Diluvio universale prima e durante la partita. Noi rimasti in curva a cantare anche 1 ora prima che iniziasse mentre, a causa del diluvio, molti scesero a ripararsi nel bar di sotto. Rotolarsi nelle pozzanghere sia al primo che al secondo gol di Ibra fu un delirio e il viaggio di ritorno mi restituì quello tristissimo dopo Lazio-Inter 4-2, in cui fui in grado di dire la prima parola non prima di Modena...

Sul resto una sola risposta. Noi siamo interisti. Il nostro modo di tifare è diverso da quello delle altre squadre. L'Inter o ce l'hai nel DNA o non ce l'hai, per il modo di giocare della squadra, per il modo di vincere ed anche per il modo di perdere.

Personalmente conosco diverse persone che hanno cambiato fede calcistica rispetto a quando erano bambini, per una grossa delusione, perché gli altri vincevano ecc. ecc. Si tratta quasi sempre di milanisti, o juventini, o di gente di città per le quali la squadra di calcio non da grosse soddisfazioni e che poi "decidono" di tifare per una grande (di solito Milan o Juve) perché vincente.

Non conosco personalmente interisti che abbiano cambiato fede.

Molti giornalisti e scrittori, ben più bravi di me a scrivere, seppur magari non interisti fino al midollo come noi, hanno già descritto in tanti articoli e in tanti libri cosa sia l'interismo, una malattia o una fede, qualcosa che si trasmette e che si vive, e che proprio per questo motivo entra indissolubilmente nel DNA.

Spero di aver risposto adeguatamente alle tue domande.

Un saluto nerazzurro.
 
Che bello questo post in queste ultime pagine.... Finalmente si parla della sostanza dell'inter, ovvero tutti i veri tifosi... Ed è bello scambiarsi le proprie esperienze....

Un saluti a tutti e Forza Inter... E visto che siamo alla vigilia della partita : Vaff******* Atalanta
 
pazzo, con i colpi di cuore che l'inter ti fa venire rischia di rimanerci!!! :D

Lui insieme a mio padre mi portarono per la prima volta nel 1995 all'età di 3 anni ad un inter-Vicenza 1-0 con l'esordio di un certo ZANETTI.
Adesso sarò io a portarlo.
Ho scelto il primo anello rosso per alcune comodità ma se fosse stato per lui andrebbe in curva nord come ai vecchi tempi dice ahah
 
Lui insieme a mio padre mi portarono per la prima volta nel 1995 all'età di 3 anni ad un inter-Vicenza 1-0 con l'esordio di un certo ZANETTI.
Adesso sarò io a portarlo.
Ho scelto il primo anello rosso per alcune comodità ma se fosse stato per lui andrebbe in curva nord come ai vecchi tempi dice ahah

Non so se hai letto il mio racconto nella pagina precedente, ma anche ho fatto il debito a San Siro in quel INTER VICENZA DEL 1995..avevo 4 anni :)
 
Non so se hai letto il mio racconto nella pagina precedente, ma anche ho fatto il debito a San Siro in quel INTER VICENZA DEL 1995..avevo 4 anni :)

L'avevo letto l'altro giorno, ma già non me lo ricordavo più! Di quella partita non ricordo nulla ero troppo piccolo. I primi ricordi dello stadio li ho di Ronaldo dal 98 in poi diciamo.
Mio padre abbinato al terzo anello mi portava gli ultimi 10 minuti giù al primo verde dietro alla porta. Ricordo che scendevo le rampe di corsa pur di arrivare in fretta
 
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