Federico Dimarco

Lele Adani su Dimarco
"Può essere importante per completare la rosa di Conte. E' da tenere d'occhio anche in chiave Nazionale, peraltro ha esordito in nerazzurro con Mancini dopo essere stato allenato da Stefano Vecchi. E' un terzino moderno, che ha qualità e un piede delicato".
 
Lele Adani su Dimarco
"Può essere importante per completare la rosa di Conte. E' da tenere d'occhio anche in chiave Nazionale, peraltro ha esordito in nerazzurro con Mancini dopo essere stato allenato da Stefano Vecchi. E' un terzino moderno, che ha qualità e un piede delicato".
prima bisogna sistemare la proprietà
se questi cinesi non si decidono a vendere non possiamo fare nulla
 

“Dima il predestinato”: dal cemento a big del Verona. E il ct Mancini osserva…​


Contro il Parma altra prestazione importante. Federico Dimarco è esploso dopo tanta gavetta. Ma da piccolo già stupiva tutti: “In una partita ci chiesero di sostituirlo…”​

Oscar Maresca
16 febbraio - MILANO
“Dima prendi il pallone e andiamo”. In giro per Milano ogni posto era buono per giocare. Una porta improvvisata e partiva la sfida: “Contro gli altri bambini vincevamo sempre noi. Non ci fermava nessuno, dribblavamo tutti come birilli”. Gol e ricordi a Porta Romana, nel campetto di cemento davanti l’ortofrutta di famiglia. Federico Dimarco è cresciuto lì. Sognando San Siro e aiutando papà Gianni a ordinare frutta e verdura sugli scaffali. “Aveva la testa sulle spalle. Vinceva trofei, riceveva complimenti ma non si esaltava. Faceva parlare il campo”. Oggi stupisce in A col Verona. Andrea Carini lo conosce bene. Amici d'infanzia: lui centrocampista, Federico attaccante. Cresciuti con gli stessi obiettivi: “Prima di arrivare all’Inter abbiamo segnato quasi 200 gol in due. Giocavamo con i ’92 e avevamo cinque anni in meno. Lui correva, io la buttavo dentro”. Nel quartiere non si parlava di altro. Due settimane di allenamenti all'ASD Calvairate e gli osservatori nerazzurri erano già a bordocampo. Stop di petto, controllo orientato e tiro al volo. Così Andrea ha superato il provino. Federico per non sfigurare parte dalla sua area, scarta tutti e fa gol. “Questi da dove arrivano? Devono giocare con noi”. I più forti mai passati da quelle parti, presi subito. L’Inter era l’occasione giusta per svoltare.

DALLA STRADA ALL'INTER​

“Ci allenavamo tutti i giorni al centro sportivo. Avanti e indietro da Calvairate, ma eravamo felici”. Ad Andrea e Federico bastava un pallone per sorridere. Anche se in strada si divertivano di più: “Che sfide alla Rotonda della Besana. Quando arrivavamo io e Dima tutti volevano essere in squadra con noi”. Chi li seguiva da vicino in quegli anni assicura di non aver mai visto bambini così forti. In una partita i dirigenti avversari chiesero di richiamarli in panchina perché avevano segnato 5 gol in due minuti. Imprendibili. E avevano poco meno di 10 anni. “Anche a casa giocavamo con il pallone di spugna, altro che playstation”. Idee chiare, tra poster di Dani Alves e foto di Roberto Carlos in cameretta.

IL SOGNO​


Da attaccante a terzino. All’Inter decisero di arretrare la posizione a Dimarco. Per esaltare le sue caratteristiche, velocità e precisione nei cross: “In una tournée europea affrontammo Bayern Monaco, Barcellona, Chelsea. Federico vinse il premio di miglior giocatore”. Predestinato. Il club mandava spesso tutto il gruppo a San Siro: “Facevamo i raccattapalle ed entravamo in campo coi giocatori. Guardavo sempre Sneijder, lui Maicon. Prima di ogni partita giocavamo con lo stadio pieno di tifosi. Emozioni uniche”.

STRADE DIVISE​


Inseparabili fin da bambini. In campo davano spettacolo. Premesse di una carriera importante insieme. Poi un brutto incidente stradale ha costretto Andrea a non giocare per due anni. Alla ripresa non era più decisivo, lasciare il calcio la scelta più saggia. Oggi fa il magazziniere e tifa l’amico di sempre. Fortunato a sfruttare bene la sua occasione: esordio in prima squadra a 17 anni con Mancini. Prestiti e gavetta in giro per l’Italia tra Ascoli, Empoli e Parma. Anche in Svizzera al Sion. Con Juric al Verona è finalmente esploso: in questa stagione 3 gol, 5 assist e prestazioni da sette in pagella. Ora sogna la Nazionale, il c.t. osserva da lontano. Intanto Federico corre come un treno sulla fascia, col sinistro inventa e segna reti da favola. L’ha imparato con Andrea nel campetto di cemento a Porta Romana. Quando per tutti era solo Dima.
 
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