Il Calcio

Il Calcio è uno sport, un rito colletivo, uno schieramento in battaglia contro chi tifa altre fazioni ma anche una importante lezione di vita perchè chi lo pratica si rapporta con il gruppo, ma anche chi lo tifa. Viene spesso rappresentato e discusso ( specialmente in un ambiente omologato e controllato come la TV ) nei suoi aspetti meno nobili.
C'è chi sta tentando di presentare un concetto di "vivere e discutere la passione del calcio" in una maniera differente ( parlo di Vieri, Adani, Ventola,Cassano con i loro ospiti del momento in quella che su Twitch viene definita la "Bobo TV" ), non sempre esprimono concetti elevati però stanno riscontrando un discreto successo per la genuinità del modo in cui lo stanno facendo, senza schemi nè costrizioni. Personalmente sono portato a vivere e seguire gli sport che amo a metà strada tra passione ( quindi con la parte meno razionale di me ) e razionalità ( respingendo la parte più becera di quello che comunque è uno "show business" ), lo seguo da un pò e non ho vent'anni quindi ho seguito tutta l'evoluzione ( o l'involuzione secondo i punti di vista ) del mondo del calcio.
Apro questo post sicuro che ci saranno testimonianze, le più varie, su come viene vissuto il momento ( personalmente l'assenza di pubblico ha smorzato di molto il mio entusiasmo nel seguire le partite ) odierno, sulle filosofie che piacciono, su ciò che si reputa inaccettabile e sulle nostalgie romantiche a riguardo.
 
A proposito di nostalgie pubblico una splendida testimonianza del grande Bruno....

"Il più bravo di tutti è stato Rivera. Poi è arrivato Baggio. Roberto mi ha conquistato con la sua vocazione a divertire e divertirsi nonostante i gravi infortuni patiti in avvio di carriera. Perciò eleggo lui a preferito. Eppure nella mia carriera da telecronista ho visto tanti campioni. Ho commentato cinque Mondiali e quattro Europei, peccato per non aver avuto il piacere di esultare per un trionfo azzurro.
Facchetti, Danova, Rivera sono stati gli amici che ho frequentato di più nel mondo del calcio. Ma ho vissuto un’epoca in cui i calciatori e i cronisti andavano a braccetto, si giocava a carte. Intervistare Rocco ad esempio era spesso molto divertente. Oggi sono mondi lontanissimi perché le squadre vivono in isolamento. Ma ho l’impressione che i rapporti siano difficili anche fra i giocatori. Al di là della tavolata negli orari canonici ognuno ha le sue cuffiette, il suo mondo. È difficilissimo per un tecnico creare un clima di complicità, solidarietà.
Spesso il calcio di oggi è noioso, i calciatori sembrano omologati, nessuno tenta di uscire dagli schemi, è un calcio muscolare e tattico, il talento è difficilmente esprimibile. Il calcio che ho commentato io si muoveva su ritmi più conciliabili con l'estro, produceva quasi sempre spettacolo".

Bruno Pizzul.
 

carlo314

Fuoriclasse
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Il calcio del passato era piú divertente e produceva spettacolo per lo stesso motivo per cui la torta di pere di mia nonna é la piú buona che io abbia mai mangiato: c'era un ingrediente irripetibile, i miei 6 anni :D

Ció detto: il calcio per me é uno sport fondamentalmente noioso, la partita piú bella ed emozionante di tutti i tempi potrebbe essere agevolmente riassunta in una sintesi di 15 minuti a stare larghi. E spesso due squadre forti giocano una partita noiosa, mentre nel basket le finali NBA sei praticamente certo che produrranno spettacolo. Per me il calcio é interessante esclusivamente per il coinvolgimento emotivo: Barca - Real o Liverpool - Manchester io non le guardo perché non sono coinvolto, mentre se passo davanti a un campetto dove giocano i bambini e ce n'é uno con la maglia dell'Inter io un'occhiata ce la butto :D
 
Il calcio del passato era piú divertente e produceva spettacolo per lo stesso motivo per cui la torta di pere di mia nonna é la piú buona che io abbia mai mangiato: c'era un ingrediente irripetibile, i miei 6 anni :D

Ció detto: il calcio per me é uno sport fondamentalmente noioso, la partita piú bella ed emozionante di tutti i tempi potrebbe essere agevolmente riassunta in una sintesi di 15 minuti a stare larghi. E spesso due squadre forti giocano una partita noiosa, mentre nel basket le finali NBA sei praticamente certo che produrranno spettacolo. Per me il calcio é interessante esclusivamente per il coinvolgimento emotivo: Barca - Real o Liverpool - Manchester io non le guardo perché non sono coinvolto, mentre se passo davanti a un campetto dove giocano i bambini e ce n'é uno con la maglia dell'Inter io un'occhiata ce la butto :D
Il discorso dei sei anni in parte è vero e in parte no, vale per il calcio come vale per la musica, per dire.
In quel momento i tuoi gusti e il tuo essere erano differenti e quindi se la riguardi con gli occhi di oggi la percezione è diversa.
Ma infatti c'è la percezione del momento in cui stai guardando la partita, poi però ci sono pure le componenti oggettive, incontestabili.
Se riguardo Italia - Brasile dei Mondiali 1982 ovviamente non c'è lo stesso pathos di allora, allora fu la più bella partita che avessi mai visto ma, oggettivamente non lo fu....però altrettanto oggettivamente ci si possono riscontrare giocate tecnicamente pregevoli di fuoriclasse che oggi ce li sognamo per quantità e qualità.
Così come se riguardo alcuni match di tennis giocati da John McEnroe, sebbene fosse un tennis diverso, rimango ancora estasiato da certe giocate che oggi non si vedono più perchè non c'è più un tennis così e perchè non ci sono più i John McEnroe.
 
L'anno scorso alla ripresa ho seguito con scarso interesse perche' penso la pausa nel momento clou abbia falsato un po' tutto, quest'anno sono leggermente piu' coinvolto ma certo la normalita' e' altra cosa.

cosa reputo inaccettabile?
Finire nelle mani di faccendieri di mezzo mondo che se ne sbattono i coglioni della nostra storia e non solo.
Non fosse per questo sentimento irrazionale non ci sarebbe mezza ragione per continuare a seguire questa montagna di *****.
 
Bof ! Bell'argomento ma difficile da esplicitare.
All'epoca della Grande Inter di HH io c'ero anche se ero molto piccolo, quindi avete un'idea di quanto calcio mi è passato davanti e soprattutto che tipo di formazione abbia avuto. Per me il calcio era uno sport da praticare più che da guardare, non nascondo che a volte mi è capitato di preferire di giocare una partita con gli amici piuttosto che guardarne una in TV - ed immaginate la mia meraviglia quando lessi, nel suo libro, che da piccolo Sandro Mazzola faceva lo stesso ! Con risultati un filino diversi, ovvio. Ho sempre trovato l'atmosfera dello spogliatoio come qualcosa di assolutamente unico, l'unico luogo dove gli Italiani perdevano un po' del loro proverbiale individualismo, il loro ritenersi unici padroni del mondo, per diventare parte di un insieme perfettamente integrato con un unico obiettivo. Ed a meno che non si avessero dei pessimi educatori, sia in casa che sul campo, si arrivava a considerare gli avversari non come nemici da sopraffare ma come "colleghi" che al loro interno erano esattamente come noi ed avevano il nostro stesso obiettivo, quindi da rispettare e contrastare lealmente ma con estrema determinazione. Non era infrequente che in campo ci si picchiasse come fabbri per poi, dopo la partita, andare insieme magari al cinema o al bar. Tutto questo naturalmente poi si rifletteva sul calcio "guardato" : non ho mai capito né condiviso il tifo viscerale e l'idea di "noi contro tutti" di certi tifosi, anche se spesse volte questo mi ha procurato dei guai. Allo stesso tempo ho sempre guardato una partita di calcio non come un puro e semplice spettacolo quanto anche (e direi soprattutto) un confronto sul piano tecnico, tattico e strategico. Mi piace osservare il movimento sul campo di una squadra e dei singoli calciatori,cercare di capire perché anche il campione sbaglia un movimento o un gesto apparentemente facile, perché un allenatore sceglie un giocatore anziché un altro, ecc. ecc. - in questo modo, anche la partita inguardabile come spettacolo può fornire spunti interessanti.
Il calcio di oggi rispetto a quello di quando giocavo (si fa per dire) è un altro sport, completamente stravolto a tutti i livelli - non è migliore o peggiore, è diverso e probabilmente va di pari passo con l'evoluzione/involuzione della vita quotidiana. Oggi non si vede più una rimessa laterale effettuata in modo decente, una marcatura ad uomo come si deve, però di vedono spesso anche campioni strapagati che sbagliano un goal da zero metri per voler colpire la palla con il piede favorito, quando invece sarebbe più opportuno farlo con l'altro - tutte cose per le quali il mio primo allenatore, che riposi in pace, avrebbe costretto ad una lunghissima serie supplementare di giri di campo all'allenamento successivo. Soprattutto il calcio non solo è business, ma si gioca anche più sui social che in campo e tutto, ma proprio tutto (dalle magliette agli orrendi orari delle partite, ai calendari sovraffollati) senza minimamente considerare il lato puramente sportivo. Però è e rimane la mia passione, non posso assolutamente farne a meno.
 
Vivo l'Inter (e, giusto un gradino più in basso, il cinema) esattamente come Nick Hornby descrive il suo sentimento per l'Arsenal nel gioiellino della letteratura contemporanea chiamato Febbre a 90° (titolo originale: Fever Pitch) da cui è stata tratta, nel 1997, una discreta trasposizione cinematografica dal titolo omonimo diretta da David Evans col grande Colin Firth.

Mi innamorai del calcio come mi sarei poi innamorato delle donne: improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente, senza pensare al dolore e allo sconvolgimento che avrebbe portato con sé.
 
Bof ! Bell'argomento ma difficile da esplicitare.
All'epoca della Grande Inter di HH io c'ero anche se ero molto piccolo, quindi avete un'idea di quanto calcio mi è passato davanti e soprattutto che tipo di formazione abbia avuto. Per me il calcio era uno sport da praticare più che da guardare, non nascondo che a volte mi è capitato di preferire di giocare una partita con gli amici piuttosto che guardarne una in TV - ed immaginate la mia meraviglia quando lessi, nel suo libro, che da piccolo Sandro Mazzola faceva lo stesso ! Con risultati un filino diversi, ovvio. Ho sempre trovato l'atmosfera dello spogliatoio come qualcosa di assolutamente unico, l'unico luogo dove gli Italiani perdevano un po' del loro proverbiale individualismo, il loro ritenersi unici padroni del mondo, per diventare parte di un insieme perfettamente integrato con un unico obiettivo. Ed a meno che non si avessero dei pessimi educatori, sia in casa che sul campo, si arrivava a considerare gli avversari non come nemici da sopraffare ma come "colleghi" che al loro interno erano esattamente come noi ed avevano il nostro stesso obiettivo, quindi da rispettare e contrastare lealmente ma con estrema determinazione. Non era infrequente che in campo ci si picchiasse come fabbri per poi, dopo la partita, andare insieme magari al cinema o al bar. Tutto questo naturalmente poi si rifletteva sul calcio "guardato" : non ho mai capito né condiviso il tifo viscerale e l'idea di "noi contro tutti" di certi tifosi, anche se spesse volte questo mi ha procurato dei guai. Allo stesso tempo ho sempre guardato una partita di calcio non come un puro e semplice spettacolo quanto anche (e direi soprattutto) un confronto sul piano tecnico, tattico e strategico. Mi piace osservare il movimento sul campo di una squadra e dei singoli calciatori,cercare di capire perché anche il campione sbaglia un movimento o un gesto apparentemente facile, perché un allenatore sceglie un giocatore anziché un altro, ecc. ecc. - in questo modo, anche la partita inguardabile come spettacolo può fornire spunti interessanti.
Il calcio di oggi rispetto a quello di quando giocavo (si fa per dire) è un altro sport, completamente stravolto a tutti i livelli - non è migliore o peggiore, è diverso e probabilmente va di pari passo con l'evoluzione/involuzione della vita quotidiana. Oggi non si vede più una rimessa laterale effettuata in modo decente, una marcatura ad uomo come si deve, però di vedono spesso anche campioni strapagati che sbagliano un goal da zero metri per voler colpire la palla con il piede favorito, quando invece sarebbe più opportuno farlo con l'altro - tutte cose per le quali il mio primo allenatore, che riposi in pace, avrebbe costretto ad una lunghissima serie supplementare di giri di campo all'allenamento successivo. Soprattutto il calcio non solo è business, ma si gioca anche più sui social che in campo e tutto, ma proprio tutto (dalle magliette agli orrendi orari delle partite, ai calendari sovraffollati) senza minimamente considerare il lato puramente sportivo. Però è e rimane la mia passione, non posso assolutamente farne a meno.
Non avevo dubbi che la tua sarebbe stata una testimonianza di alto spessore o, almeno, dello spessore che piace a me.
Mi sono sparato, durante il lockdown, diverse call che si sono intrecciate tra ex campioni e fuoriclasse di varia nazionalità.
Tanti ragionano sempre e solo soppesando i loro conti in banca milionari.
E invece loro li senti nominare avversari dei primi anni, gente completamente sconosciuta e li senti rivangare aneddoti e ricordi di quando erano sconosciuti e avevano nell'altrettanto sconosciuto Gino Abelardi la loro nemesi in campo o la loro bestia nera e li senti parlare di botte in campo, dispetti, trucchi e trucchetti mentre oggi, con tutte queste telecamere, certe cose non si possono più fare.
E ti accorgi che il lato che tocca la passione è sempre quello che tiene vivo questo mondo specifico, sebbene i soldi abbiano iniziato a girare vorticosamente e tecniche e schemi preconfezionati e assillanti abbiano appiattito di molto estro, fantasia e gusto estetico di questo sport.
 
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