Seguo il calcio con molta meno passione rispetto a 10 anni fa. Un po' per l'età e per le diverse priorità, un po' perché trovo il calcio attuale decisamente meno entusiasmante e coinvolgente di quello visto dal 2003 al 2010. Oggi sento parlare maggiormente di "valore del brand", "ricavi", "plusvalenze", "pareggio di bilancio"..tutti termini finanziari. Ma il calcio è uno sport, non (solo) un'industria. Il calcio è fatto di emozioni, non di freddi numeri. I tifosi vogliono vedere agonismo, tecnica, tattica e sudore quando vanno allo stadio, non il bilancio della loro squadra del cuore. Da quando il calcio è stato trasformato in un'industria vera e propria (diciamo, per comodità, con l'avvento del FPF), il calcio sta perdendo sempre di più il suo fascino e se non ci liberiamo da fondi internazionali, aziende costrette a stare dietro alle bizze del proprio governo e presidenti che vogliono farsi conoscere in un altro continente, penso che la situazione peggiorerà sempre di più.
Il calcio italiano, nello specifico, soffre maggiormente perché ha già dei mali atavici da risolvere e questo fenomeno ha peggiorato la situazione. Qui abbiamo presidenti che sono per la maggior parte business-man di provincia, culturalmente ed economicamente impreparati ad affrontare le multinazionali. Abbiamo giocatori di talento a cui vengono tarpate le ali da allenatori e società miopi. Abbiamo allenatori che rimangono nel giro solo per conoscenze nonostante siano involuti e buoni per la Serie B, al massimo..il tutto a discapito di tecnici che potrebbero avere idee nuove e interessanti.
Boh..forse un giorno guarderemo con maggiore interesse il calcio femminile, se non è già stato corrotto dagli stessi mali di quello maschile