Il Calcio

Sì, ma se giochi Inter-Juve a San Siro con 0 spettatori all’andata e Juve-Inter all’Allianz con 0 spettatori, cosa c’è di falsato?

Il fattore campo è annullato sia all’andata sia al ritorno.

È un calcio diverso da quello pre-covid ma comunque ugualmente regolare.

“Falsato” è una parola grossa secondo me
Lo dice chi ha giocato ai più alti livelli, non solo Recoba.
Falsato non si intende che il risultato non sia omologato ma che le anormali condizioni esterne appiattiscono quelli che erano condizionamenti e fattori che avevano un enorme peso specifico.
Per chi lo ha vissuto e praticato è quasi un altro sport
 
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Qualche risposta/osservazione random.
E' perfettamente vero, il calcio di oggi non è migliore o peggiore di quello di una volta, è semplicemente diverso. E' diverso il regolamento, sono diverse le attrezzature, sono diverse le atmosfere - ma il calcio in sé e per sé è sempre quello, lo sport che esalta e ti fa sentire un membro di una grande famiglia, quella degli altri tifosi della tua squadra. L'unica cosa, non sono più da secoli dentro una società sportiva e non so come sia oggi, quello che so è che a noi oltre la tecnica e la tattica insegnavano anche i valori di lealtà e sportività - non che in campo non ci si legnasse come se ci fosse un domani, ma sempre con il massimo rispetto per l'avversario, non so se mi spiego. Mi auguro sia ancora così. Di conseguenza, anche come spettatore vivo il calcio con grandissima passione ma non di tipo viscerale, ossessivo, non del tipo "adoro i miei e odio gli altri", non so se mi spiego.
A calcio si gioca per passione, si continua a giocare per passione e si rimane innamorati anche quando si smette. Senza passione nemmeno si comincia, i milioni sul conto corrente fanno piacere ma non è per quelli che si gioca - lo dimostra il fatto che per alcuni non sono nemmeno sufficienti a tenere una corretta linea professionale, un sacco di talentuosi calciatori si perdono per strada e non perché non vengono pagati abbastanza, ma perché non hanno abbastanza passione.
Anch'io, e lo scritto più volte, considero questa stagione come completamente anomala e qualsiasi risultato avremo alla fine per me avrà valenza zero a livello puramente sportivo - e lo dico anche se l'Inter vincesse campionato e CI. Non è solo per la mancanza di spettatori (avrei voluto vedere la Fiorentina vincere per 3:0 in uno Stadium ribollente di goBBi) ma principalmente perché le squadre non sono partite tutte sullo stesso piano, troppa differenza di preparazione, tenuta atletica, campagna acquisti, ecc. ecc., non ostante questo seguo e continuo a seguire il calcio con passione tifando sempre e comunque Inter.
 

Angelus

Stella
  Moderatore
Il Calcio è uno sport, un rito colletivo, uno schieramento in battaglia contro chi tifa altre fazioni ma anche una importante lezione di vita perchè chi lo pratica si rapporta con il gruppo, ma anche chi lo tifa. Viene spesso rappresentato e discusso ( specialmente in un ambiente omologato e controllato come la TV ) nei suoi aspetti meno nobili.
C'è chi sta tentando di presentare un concetto di "vivere e discutere la passione del calcio" in una maniera differente ( parlo di Vieri, Adani, Ventola,Cassano con i loro ospiti del momento in quella che su Twitch viene definita la "Bobo TV" ), non sempre esprimono concetti elevati però stanno riscontrando un discreto successo per la genuinità del modo in cui lo stanno facendo, senza schemi nè costrizioni. Personalmente sono portato a vivere e seguire gli sport che amo a metà strada tra passione ( quindi con la parte meno razionale di me ) e razionalità ( respingendo la parte più becera di quello che comunque è uno "show business" ), lo seguo da un pò e non ho vent'anni quindi ho seguito tutta l'evoluzione ( o l'involuzione secondo i punti di vista ) del mondo del calcio.
Apro questo post sicuro che ci saranno testimonianze, le più varie, su come viene vissuto il momento ( personalmente l'assenza di pubblico ha smorzato di molto il mio entusiasmo nel seguire le partite ) odierno, sulle filosofie che piacciono, su ciò che si reputa inaccettabile e sulle nostalgie romantiche a riguardo.
Seguo il calcio con molta meno passione rispetto a 10 anni fa. Un po' per l'età e per le diverse priorità, un po' perché trovo il calcio attuale decisamente meno entusiasmante e coinvolgente di quello visto dal 2003 al 2010. Oggi sento parlare maggiormente di "valore del brand", "ricavi", "plusvalenze", "pareggio di bilancio"..tutti termini finanziari. Ma il calcio è uno sport, non (solo) un'industria. Il calcio è fatto di emozioni, non di freddi numeri. I tifosi vogliono vedere agonismo, tecnica, tattica e sudore quando vanno allo stadio, non il bilancio della loro squadra del cuore. Da quando il calcio è stato trasformato in un'industria vera e propria (diciamo, per comodità, con l'avvento del FPF), il calcio sta perdendo sempre di più il suo fascino e se non ci liberiamo da fondi internazionali, aziende costrette a stare dietro alle bizze del proprio governo e presidenti che vogliono farsi conoscere in un altro continente, penso che la situazione peggiorerà sempre di più.

Il calcio italiano, nello specifico, soffre maggiormente perché ha già dei mali atavici da risolvere e questo fenomeno ha peggiorato la situazione. Qui abbiamo presidenti che sono per la maggior parte business-man di provincia, culturalmente ed economicamente impreparati ad affrontare le multinazionali. Abbiamo giocatori di talento a cui vengono tarpate le ali da allenatori e società miopi. Abbiamo allenatori che rimangono nel giro solo per conoscenze nonostante siano involuti e buoni per la Serie B, al massimo..il tutto a discapito di tecnici che potrebbero avere idee nuove e interessanti.

Boh..forse un giorno guarderemo con maggiore interesse il calcio femminile, se non è già stato corrotto dagli stessi mali di quello maschile:stor
 
@Angelus, ti capisco ma guarda che i mali che affliggono il calcio di oggi sono gli stessi che lo affliggevano 40 o 50 anni, solo trasposti in epoca moderna. Il calcio professionistico è sempre stato un'industria, a livello locale anziché globale come oggi ma sempre un'industria. C'era chi prendeva in mano una società unicamente per fare pubblicità alla propria azienda personale o addirittura per spillarci dei soldi, chi invece la usava per farci certi "giochetti", ecc. - e giù fallimenti, carte bollate, retrocessioni a tavolino, ecc. ecc.
Allenatori raccomandati e calciatori di talento mortificati sono sempre esistiti e purtroppo ce ne saranno sempre - soprattutto da noi, dove la tattica ha da sempre la predominanza sulla tecnica. Ed anzi, rispetto ai miei tempi, da questo punto di vista abbiamo fatto bei progressi.
Comunque tutto è traslato nei tempi moderni, nel senso che tra il calcio di oggi e quello di ieri c'è la stessa differenza tra la vita quotidiana di oggi e quella di ieri. Può non piacere, può provocare disagio, ma così è, di sicuro indietro non si torna.
 
Seguo il calcio con molta meno passione rispetto a 10 anni fa. Un po' per l'età e per le diverse priorità, un po' perché trovo il calcio attuale decisamente meno entusiasmante e coinvolgente di quello visto dal 2003 al 2010. Oggi sento parlare maggiormente di "valore del brand", "ricavi", "plusvalenze", "pareggio di bilancio"..tutti termini finanziari. Ma il calcio è uno sport, non (solo) un'industria. Il calcio è fatto di emozioni, non di freddi numeri. I tifosi vogliono vedere agonismo, tecnica, tattica e sudore quando vanno allo stadio, non il bilancio della loro squadra del cuore. Da quando il calcio è stato trasformato in un'industria vera e propria (diciamo, per comodità, con l'avvento del FPF), il calcio sta perdendo sempre di più il suo fascino e se non ci liberiamo da fondi internazionali, aziende costrette a stare dietro alle bizze del proprio governo e presidenti che vogliono farsi conoscere in un altro continente, penso che la situazione peggiorerà sempre di più.

Il calcio italiano, nello specifico, soffre maggiormente perché ha già dei mali atavici da risolvere e questo fenomeno ha peggiorato la situazione. Qui abbiamo presidenti che sono per la maggior parte business-man di provincia, culturalmente ed economicamente impreparati ad affrontare le multinazionali. Abbiamo giocatori di talento a cui vengono tarpate le ali da allenatori e società miopi. Abbiamo allenatori che rimangono nel giro solo per conoscenze nonostante siano involuti e buoni per la Serie B, al massimo..il tutto a discapito di tecnici che potrebbero avere idee nuove e interessanti.

Boh..forse un giorno guarderemo con maggiore interesse il calcio femminile, se non è già stato corrotto dagli stessi mali di quello maschile:stor
Mi aggancio a quello che hai scritto tu Angelo, ma anche a quello che ha scritto @Tuettili
A mio modo di vedere solo la passione ( non solo la professionalità o i bilanci ) terrà in piedi il calcio.
Quindi il calcio sopravviverà, se lo vorranno gli addetti ai lavori, anche con molti meno soldi, parametri, stipendi, dive e divette.
Molti in Italia hanno sempre trattato il mondo calcio come se fosse un microcosmo a sè, un portofranco non solo economico ma anche legale. Le società, piaccia o no, sono aziende e devono competere con le stesse regole delle aziende tradizionali.
E' chiaro che non si è barato solo in Italia anzi, la Spagna, ad esempio, ha fatto il bello e il cattivo tempo appoggiata dai poteri forti. Ciò che auspico è che l'esperienza terribile del Covid porti anche ad andare verso percorsi positivi, si resetti questa vergognosa asta a chi sperpera più denari e si ritorni a mettere in campo la passione come elemento fondamentale di questo, come di altri sport.
 
Un pericolo però effettivamente esiste: perdere di vista il fatto fondamentale che quello che regge su il mondo del calcio non sono le società, i calciatori, i gruppi finanziari, ecc., bensì il pubblico, la gente comune, che magari non va più allo stadio ma guarda le partite in TV (a pagamento), acquista le magliette e le figurine, ecc. ecc., bisogna stare molto attenti a non andare troppo in là che questa gente si stufi, se ciò accade il calcio finisce domani.
 
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