Di Zanetti giocatore ho sempre apprezzato la professionalità, la lealtà, l'attaccamento alla maglia, la forza fisica la serietà e l'impegno, conditi da una vita da atleta.
Di Zanetti uomo ho sempre apprezzato il suo attaccamento alla famiglia, il suo prodigarsi per i meno fortunati.
Non ho mai apprezzato lo Zanetti capitano, troppo buono e troppo "ciula", mai abbastanza figlio di p.uttana come sarebbe servito e mai "leader". Quando lui portava la fascia i veri capitani sono stati Ince, Veron, Stankovic, Materazzi, Cambiasso, tanto per fare qualche nome.
Nel famoso derby dei petardi, mentre la curva tirava giù di tutto, non dimentico uno Zanetti fermo a braccia conserte a centrocampo, in attesa che il lancio finisse. Lì ho capito che non basta una fascia al braccio per essere un capitano.
Sullo Zanetti dirigente stendo un velo pietoso. Può essere solo testimonial nazionale e internazionale a livello di immagine (la sua è pulita) per incarichi di p.r., ma fermiamoci lì. Se uno gioca e corre anche da campione per 20 anni, non è che se mette una giacca e una cravatta e fa un corso di tre mesi diventa un dirigente. Servono esperienza, personalità, capacità prima di capire e poi di comunicare, occorre essere figli di buona donna, ed essere in grado di prendere decisioni difficili, scegliendo il momento giusto per parlare e quello per stare zitti, quello per agire e quello per stare fermi e pensare.
Un dirigente che poi, con dichiarazioni a vanvera e intempestive, deprezza il patrimonio della società per cui lavora, deve cambiare lavoro. Succede in tutte le società normali.