Jürgen Klinsmann

D

Denver

Guest
Ziliani: “La miserabile colletta di Shakira e il gesto di Klinsmann nell’Inter del Trap”

Il giornalista del Fatto Quotidiano racconta di un bellissimo gesto fatto dal portiere di riserva dell’Inter di Trapattoni, aiutato da Klinsmann
Il matrimonio di Lionel Messi e Antonella Roccuzzo sarebbe potuta essere una grande occasione per fare del bene. I novelli sposi avevano infatti invitato i partecipanti a non fare regali, ma donazioni alla Organizzazione non governativa Techo Argentina, che si occupa dell’allestimento di rifugi d’emergenza. Il risultato? Neymar, Shakira & Co. hanno raggranellato una cifra pari a 10.000 euro. In totale, non a testa. La media di una donazione? 37 euro a testa.

A questo proposito Paolo Ziliani racconta, sul Fatto Quotidiano di oggi, una bellissima storia di beneficienza e solidarietà con protagonisti due ex calciatori dell’Inter: “Nel leggere la notizia della miserabile colletta, mi è tornato alla mente Astutillo Malgioglio, per gli amici Tito, il portiere di riserva dell’Inter di Trapattoni – quella dello scudetto dei record – che nel 1987 andai ad intervistare per Il Giorno, il quotidiano per cui allora lavoravo, a Piacenza, dove Tito abitava. Avevo saputo che Malgioglio, allora 29enne, aveva aperto vicino a casa una palestra per la rieducazione motoria dei bambini cerebrolesi; aveva chiamato la struttura ERA 77 (acronimo di Elena, il nome della figlia nata appunto nel 1977, di Raffaella, la moglie, e di Astutillo) e coadiuvato dalla moglie prestava questo servizio gratuitamente mettendo a disposizione tutto il suo tempo libero.”

Le difficoltà – “Malgioglio mi raccontò cose bellissime e bruttissime. Cose vere. Mi raccontò che stava facendo tutto questo da 7-8 anni ma a fari spenti, quasi in incognito: perché non era buona cosa, per come andavano le cose nel mondo del pallone, che un calciatore professionista si distraesse con pensieri (o attività) inutili o bizzarre come, appunto, aiutare il prossimo. A meno di non incontrare sulla propria strada due persone come Nils Liedholm e Sven Goran Eriksson, come capitò a Tito nei due anni alla Roma dall’83 all’85, che convinsero Dino Viola a mettere a disposizione di Malgioglio, nel tempo libero, la palestra di Trigoria, per permettergli di fare anche a Roma quel che aveva cominciato a fare a Piacenza.”

Che fatica fare del bene nel mondo del calcio! “Mi raccontò che l’Associazione Calciatori, sul suo giornale, aveva aperto una sottoscrizione tra tutti gli iscritti (gli oltre mille calciatori di serie A, serie B, serie C1 e serie C2) per raccogliere fondi a favore dell’attività di Tito; e che alla fine il ricavato era stato di 700 mila lire, che con un certo imbarazzo l’AIC aveva provveduto a fargli avere. Mi raccontò, soprattutto, che un giorno alla Pinetina Jurgen Klinsmann lo aveva avvicinato e gli aveva chiesto come mai finiti gli allenamenti lo vedesse andarsene, sempre, così di fretta a Piacenza. Tito gli aveva spiegato il perché e Klinsmann gli aveva detto: domani vengo con te, voglio vedere con i miei occhi quello che fai.”

La promessa di Klinsmann – “Klinsmann mantenne la promessa. Salì sul maggiolino scassato di Malgioglio, andò con lui a Piacenza, passo l’intero pomeriggio a guardare Tito assistere i bambini cerebrolesi. Poi, prima di risalire sul maggiolino per farsi riportare a Milano, sfilò di tasca il libretto degli assegni e senza dire una parola scrisse 70 milioni (settanta milioni), staccò l’assegno e lo consegnò al compagno. Aveva gli occhi lucidi. Come quelli di Malgioglio.”

(Il Fatto Quotidiano)


Ricordo uno striscione dedicato a Malgioglio da un gruppo di bastardi laziali.."tornatene dai tuoi mostri" !!!!!! Mi vengono i brividi solo al pensare che per qualcuno dovremmo essere gemellati con questi.......
 
Ziliani: “La miserabile colletta di Shakira e il gesto di Klinsmann nell’Inter del Trap”

Il giornalista del Fatto Quotidiano racconta di un bellissimo gesto fatto dal portiere di riserva dell’Inter di Trapattoni, aiutato da Klinsmann
Il matrimonio di Lionel Messi e Antonella Roccuzzo sarebbe potuta essere una grande occasione per fare del bene. I novelli sposi avevano infatti invitato i partecipanti a non fare regali, ma donazioni alla Organizzazione non governativa Techo Argentina, che si occupa dell’allestimento di rifugi d’emergenza. Il risultato? Neymar, Shakira & Co. hanno raggranellato una cifra pari a 10.000 euro. In totale, non a testa. La media di una donazione? 37 euro a testa.

A questo proposito Paolo Ziliani racconta, sul Fatto Quotidiano di oggi, una bellissima storia di beneficienza e solidarietà con protagonisti due ex calciatori dell’Inter: “Nel leggere la notizia della miserabile colletta, mi è tornato alla mente Astutillo Malgioglio, per gli amici Tito, il portiere di riserva dell’Inter di Trapattoni – quella dello scudetto dei record – che nel 1987 andai ad intervistare per Il Giorno, il quotidiano per cui allora lavoravo, a Piacenza, dove Tito abitava. Avevo saputo che Malgioglio, allora 29enne, aveva aperto vicino a casa una palestra per la rieducazione motoria dei bambini cerebrolesi; aveva chiamato la struttura ERA 77 (acronimo di Elena, il nome della figlia nata appunto nel 1977, di Raffaella, la moglie, e di Astutillo) e coadiuvato dalla moglie prestava questo servizio gratuitamente mettendo a disposizione tutto il suo tempo libero.”

Le difficoltà – “Malgioglio mi raccontò cose bellissime e bruttissime. Cose vere. Mi raccontò che stava facendo tutto questo da 7-8 anni ma a fari spenti, quasi in incognito: perché non era buona cosa, per come andavano le cose nel mondo del pallone, che un calciatore professionista si distraesse con pensieri (o attività) inutili o bizzarre come, appunto, aiutare il prossimo. A meno di non incontrare sulla propria strada due persone come Nils Liedholm e Sven Goran Eriksson, come capitò a Tito nei due anni alla Roma dall’83 all’85, che convinsero Dino Viola a mettere a disposizione di Malgioglio, nel tempo libero, la palestra di Trigoria, per permettergli di fare anche a Roma quel che aveva cominciato a fare a Piacenza.”

Che fatica fare del bene nel mondo del calcio! “Mi raccontò che l’Associazione Calciatori, sul suo giornale, aveva aperto una sottoscrizione tra tutti gli iscritti (gli oltre mille calciatori di serie A, serie B, serie C1 e serie C2) per raccogliere fondi a favore dell’attività di Tito; e che alla fine il ricavato era stato di 700 mila lire, che con un certo imbarazzo l’AIC aveva provveduto a fargli avere. Mi raccontò, soprattutto, che un giorno alla Pinetina Jurgen Klinsmann lo aveva avvicinato e gli aveva chiesto come mai finiti gli allenamenti lo vedesse andarsene, sempre, così di fretta a Piacenza. Tito gli aveva spiegato il perché e Klinsmann gli aveva detto: domani vengo con te, voglio vedere con i miei occhi quello che fai.”

La promessa di Klinsmann – “Klinsmann mantenne la promessa. Salì sul maggiolino scassato di Malgioglio, andò con lui a Piacenza, passo l’intero pomeriggio a guardare Tito assistere i bambini cerebrolesi. Poi, prima di risalire sul maggiolino per farsi riportare a Milano, sfilò di tasca il libretto degli assegni e senza dire una parola scrisse 70 milioni (settanta milioni), staccò l’assegno e lo consegnò al compagno. Aveva gli occhi lucidi. Come quelli di Malgioglio.”

(Il Fatto Quotidiano)

Un uomo intellettualmente e umanamente di un altro livello rispetto alla marea di ignoranti, approfittatori, ruffiani e pagliacci che girano intorno al mondo del calcio.

Gli vorrò sempre bene.
 
Un'ulteriore pillola, per arricchire il ritratto di Klinsi:
"Il figlio del panettiere di Gòppingen, fu un uomo libero, un centravanti sciupone e un ct illuminato. Jurgen Klinsmann era un cittadino del mondo che un po’ se la tirava a fare il cittadino del mondo. Un tipo alla Easy Rider, però col serbatoio della benzina sempre pieno e la camera prenotata al motel.

Un ribelle per quanto possono essere ribelli i tedeschi, cioè mai abbastanza. Se i compagni di squadra andavano in vacanza nel Club Med di un’isola qualsiasi dei Caraibi, il nostro girava l’America facendo l’autostop, zainetto sulle spalle e capelli al vento. Era istruito e curioso. Poteva stare ore a parlare di arte contemporanea con Corrado Orrico, l’allenatore filosofo che all’Inter portò la gabbia e ci rimase chiuso dentro.

Del periodo passato all’Inter basti dire che fu costretto ad andarsene dopo tre anni perché la società gli preferì Darko Pancev. Come avere Frank Sinatra e far cantare Zarrillo. Anche se lui non era esattamente Frank Sinatra, questo va detto ad onore della Gialappa’s Band, che lo battezzò la “Pantegana Bionda” per certi errori sottoporta che l’avevano reso celebre."
 
Alto