De Boer ha commesso errori, anche macroscopici. Ma aveva più di un’attenuante, essendo un alieno sbarcato sulla terra e obbligato ad adattarsi rapidamente. I calciatori che scusa hanno? Non mi sembra che siano sottopagati o deresponsabilizzati, anzi. Più dell’allenatore è il loro apporto alla causa che fa davvero la differenza, perché in campo vanno loro. E trattandosi di professionisti lautamente stipendiati ogni mese, dovrebbero sapere cosa fare in campo. Problemi di comunicazione con il tecnico? Filosofia gestionale troppo severa? Metodi di allenamento non in linea con le proprie abitudini? No, non sono giustificazioni accettabili. Se la società, che per coincidenza è anche il loro datore di lavoro, ha individuato in De Boer la persona più adatta a guidarli, loro sono tenuti a svolgere il proprio compito a prescindere dal parere e dalla fiducia che ripongono in lui, a essere squadra, a fare gruppo per il bene comune. Senza se e senza ma. Un discorso talmente ripetuto da essere ormai depauperato di ogni valore.
Eppure, dopo il pasticcio sulla panchina, che lungi dall’essere risolto, sarebbe un bel segnale richiamare i calciatori al proprio dovere. Ma non a parole, i cazziatoni servono con i bambini. Intervenendo con tagli allo stipendio, al quale probabilmente loro non rimarrebbero sordi. Dopotutto, visto che la maglia non è una priorità e ad ogni buona prestazione si bussa a denari, dovrebbe valere anche il percorso opposto. Magari istituendo dei malus, in contrapposizione ai tanto graditi bonus dipendenti dai risultati.
Linea troppo severa e inattuabile? Forse, ma lo è anche pretendere risultati e bel gioco in 84 giorni. Esonerare l’allenatore forse non è l’unico modo per dare una scossa all’ambiente.
Soprattutto se lo stesso ha il supporto incondizionato di una nutrita fetta della tifoseria nerazzurra. Stasera c’è il Southampton, l’eliminazione dall’Europa è dietro l’angolo, ma a naso direi che questo è l’ultimo dei problemi. In bocca al lupo a Vecchi, in bocca al lupo a Pioli o chi per lui. La centrifuga è già entrata in funzione. E Mancini, al di là degli errori commessi, lo aveva capito con largo anticipo.
Fabio Costantino, stralcio da Editoriale 3.11.16